Domenica 29 dicembre 2024

29 dicembre 2024 | S. Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe – anno C |

Il “per sempre” che forma la comunità

Sembra quasi fuori moda oggi parlare di famiglia, eppure in questa domenica tra l’ottava di Natale, ovvero all’interno di quegli otto giorni che sono il giorno del Natale, la liturgia ci propone la riflessione sulla santa famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe.

Oggi è più facile parlare di convivenza che non di famiglia, così come è più facile parlare di compagno/compagna piuttosto che di marito o di moglie. Se vogliamo essere sinceri fino in fondo la famiglia di Maria e Giuseppe non era poi così canonica come pensiamo. Sappiamo che erano fidanzati e che, probabilmente, il matrimonio venne festeggiato in fretta e furia al ritorno di Maria dalla casa della cugina Elisabetta ad Ain Karen (“Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa” – Mt 1,24-25), inoltre sappiamo che Gesù è figlio di Maria ma non di Giuseppe e nonostante questo Maria non ha esitato a chiamare Giuseppe “padre di Gesù”. Nonostante questa situazione tutt’altro che chiara, la loro storia è stata pienamente accolta dalla comunità di Nazareth al punto tale che durante il rientro da Gerusalemme, dopo la festa di Pasqua, Maria e Giuseppe non si preoccupano neppure di verificare la presenza di loro figlio, doveva per forza essere assieme agli altri bambini della carovana.

Quando parliamo di “famiglia”, a differenza della convivenza, ci sta il riconoscersi parte di una società, di una comunità, di una famiglia ben più grande della quale potersi fidare, nella quale crescere e camminare insieme.

Penso che la crisi della famiglia oggi sia riconducibile alla crisi della comunità. Sempre più le nostre famiglie sono cellule isolate in mezzo a gente estranea; i nostri bambini crescono con la paura di incontrare il vicino di casa con il quale quotidianamente la mamma e il papà litigano per sciocchezze; i nostri anziani sono sempre più soli e abbandonati anche se abitano in condomini con decine di altre persone: è la crisi della società, e se vogliamo usare un termine più ecclesiale, è la crisi della comunità.

Perché sposarsi se il matrimonio resta un evento privato? Certo, facciamo feste così faraoniche che il solo costo mette i brividi, ma il matrimonio non è il momento in cui ci sediamo a tavola a mangiare, il matrimonio è il momento in cui ci si promette “amore per tutta la vita”. Chi è invitato o chi partecipa alla cerimonia (che sia essa civile o religiosa)? Pochi parenti, a volte giusto il minimo sindacale.

Il matrimonio, quel sì pronunciato davanti alla comunità di cui faccio parte (che sia la società in cui vivo o la comunità ecclesiale a cui appartengo) rende più ricca la comunità stessa e ci impegna tutti a sostenerci nelle gioie e nelle sofferenze. Il matrimonio non può mai essere questione privata, è sempre un evento di popolo. È per questo che Maria e Giuseppe non si preoccupano del giovane Gesù.

Un tempo anche i nostri figli erano cresciuti dai vicini di casa; un tempo un adulto qualsiasi per strada poteva riprendere le marachelle di un qualsiasi bambino; un tempo i bambini giocavano serenamente per le strade dei nostri paesi.

Penso che celebrare oggi la festa della sacra famiglia di Nazareth significhi cercare di riportare il centro della nostra attenzione sulle nostre comunità, sulla nostra società. Oggi siamo invitati a riconoscere i semi dell’amore che Dio sparge nei cuori di tante giovani coppie affinché si sentano accolte e amate così come sono, sarà poi questo nostro amore ad aiutarle a sigillare e a rendere pubblico il “per sempre” del loro amore che già li ha uniti.

NATALE | 25 Dicembre 2024

25 dicembre 2024 | Natale del Signore – anno C |

Questo per voi il segno

Penso che se dovessi trovare uno slogan per dire il cristianesimo direi che è la fede dei segni incomprensibili.

Provate a pensarci: i pastori nella notte vengono raggiunti da una schiera di angeli in festa, potrebbe essere benissimo questo il grande segno, invece no: “questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia”. Ma che segno è quello di un bambino? Un essere che per sopravvivere ha bisogno di tutto e di tutti …

Poi, se ricordate bene, al catechismo dovrebbero avervi insegnato che la nascita di Gesù è prefigurazione della sua morte. Beh, allora possiamo pensare che la grandezza e la potenza di Dio ci verranno mostrate pienamente in quel momento. Giriamo quindi velocemente le pagine del vangelo ed ecco, ci troviamo proprio al momento della sua morte ed ecco a voi il segno del grande Dio: un uomo sulla croce. Ma che segno è questo della potenza di Dio? Mi pare piuttosto il fallimento completo della sua esistenza.

Poi ci hanno anche insegnato che la sua potenza si mostra a noi nei sacramenti, in particolare nella sua divina presenza nell’eucarestia, segno potente di unità e di rigenerazione per ciascuno di noi. Proviamo a guardarla bene: ma è solo un pezzo di pane, tra l’altro così piccolo che non può neppure saziare il bisogno nutrizionale di un uomo solo.

Ma che Dio stiamo adorando noi oggi quì?

Come possiamo stare in questa casa che è la chiesa a cantare e lodare il grande, l’onnipotente, il creatore, se i segni che abbiamo della sua esistenza sono così deboli? Come poter credere?

Queste domande sono sempre più frequenti nella nostra società, non solo tra le nuove generazioni, ma anche tra coloro che per tanti anni hanno partecipato più o meno assiduamente alla liturgia.

Se non riusciamo a comprendere il segno della sua presenza allora è normale che nascano anche i dubbi sulla reale esistenza di Dio. Se non riusciamo a vedere il segno che i vangeli ci propongono allora di fronte agli accadimenti della storia resteremo soli e sperimenteremo l’abbandono di Dio: dov’è Dio quando gli uomini si uccidono l’un l’altro? Dov’è Dio quando i bambini vengono maltrattati? Dov’è Dio quando la gente muore di fame? Dov’è Dio quando intere popolazioni sono costrette ad abbandonare la propria terra? Dov’è Dio quando la natura sembra impazzire? Se lui è davvero così potente da aver creato tutto quanto esiste, perché non è anche in grado di “aggiustare” ciò che si è rotto?

Torniamo ancora un attimo nell’accampamento dei pastori del presepio, ma potrebbe davvero essere uno dei qualsiasi villaggi devastato dalle bombe, o una delle tendopoli dei profughi, o una qualsiasi delle case in cui si vive la violenza domestica, cosa accade un quell’accampamento? Quale è la bella notizia che gli angeli portano?

La bella notizia a questa:

Dio è qui, vicino a te, così vicino che si confonde con te per vivere la tua stessa situazione, per sperimentare le tue stesse fatiche, per prenderti per mano e rialzarti.

Questo è il grande segno:

il grande contrasto tra ciò che dovrebbe essere e ciò che è, il ribaltamento dei valori che rovescia i potenti dai troni e innalza gli umili.

Ecco allora il segno: se Dio decide di incarnarsi in un bambino significa che tutti noi, anche colui che agli occhi degli uomini vale meno di zero, abbiamo la dignità di Dio; se Dio decide di morire in mezzo ai malfattori più incalliti significa che per ogni uomo, anche per quello che ai nostri occhi pare non avere più nessuna speranza, c’è una possibilità di riscatto; se Dio decide di restare presente in mezzo agli uomini in un piccolo pezzo di pane significa che Dio è alla portata di tutti.

Provate a pensare se i segni fossero altri: se fosse nato in un grande palazzo regale … avrebbe ulteriormente gonfiato il potere; se fosse morto nel letto di un ospedale sotto le cure dei più grandi medici del tempo … chi darebbe speranza all’uomo più disperato? Se Dio restasse presente in mezzo a noi in un oggetto prezioso ed unico, come potrebbe essere alla portata di tutti, anche dei più poveri?

In questo Natale Dio vuole ricordarci che la sua presenza non è un evento eclatante così da attirare gli sguardi di tutti ma è visibile nei gesti ordinari dell’amore condiviso.

Cari fratelli e sorelle, oggi festeggiamo la nascita di Gesù nella storia, è l’evento che più di tutti ha cambiato le sorti dell’umanità, la sua nascita ha diviso la storia in due, prima e dopo Cristo; ogni giorno però Dio ti chiede il permesso di nascere nella tua storia affinché i più poveri, i più disperati, i più increduli possano fare esperienza della sua presenza attraverso quell’amore che solo tu puoi offrire loro.

Questo per voi il segno: ciascun uomo e ciascuno donna che hanno il coraggio di rovesciare le abitudini di una società troppo incentrata su sé stessa, divenendo segni certi di un Amore che sa stare vicino a tutti secondo il bisogno di ciascuno.

Che Dio oggi possa nascere in ciascuno di voi, come è nato in Maria, come è nato nella grotta di Betlemme. Auguro a tutti voi di essere nella vostra storia segni visibili dell’Amore di Dio.

Buon Natale.

Domenica 22 dicembre 2024

22 dicembre 2024 | 4^ Domenica di Avvento – anno C |

Quando sarà Natale?

Il Signore viene a visitarci, sempre.

È questo il messaggio consolante di questa 4 domenica di avvento.

È Maria che va da Elisabetta ma è Gesù che viene riconosciuto per primo. Maria è portatrice di una verità liberante; quel bimbo che porta in grembo è portatore di pace per tutti i popoli che lo accolgono.

Gesù ancora non è visibile dall’occhio dell’uomo eppure, la sua presenza viene percepita; è l’entusiasmo che ha spinto Maria ad intraprendere il viaggio, è la gioia di Elisabetta che finalmente riesce ad avere un figlio in tarda età, è la danza del battista ancora dentro il grembo della madre. Non può essere che la gioia la testimonianza della presenza di Gesù nella storia.

Potremmo noi chiederci come accogliamo e come testimoniamo il Signore. A volte, come nella prima lettura viene accennato, pensiamo che Dio debba manifestarsi a noi nella forza e nella maestà del potere; altre volte, come ci dice la seconda lettura, pensiamo che Dio si manifesti a noi nei sacrifici e negli atti di culto.

Il Vangelo invece sembra dirci la cosa più semplice del mondo: l’entusiasmo e la gioia di chi lo ha accolto sono la più grande manifestazione della sua presenza.

Penso sempre che quando andiamo a messa e ascoltiamo la Parola di Dio ci troviamo nella stessa situazione di Maria e se poi abbiamo anche la grazia di poterci comunicare con l’eucarestia, la certezza di divenire tabernacoli viventi di Cristo come Maria si rafforza. Ma chi ci incontra dopo essere stati a messa si accorge che portiamo dentro il Cristo vivente? I nostri volti fanno trasparire la gioia di aver incontrato il Dio della vita?

Il Signore Gesù non vuole che andiamo da Lui sotto la minaccia del fuoco che ci attende per l’eternità (così ci dicevano al catechismo o alla dottrina un tempo giusto?) ma vuole che andiamo da Lui per la gioia di incontrarlo nella festa, perché abbiamo sperimentato, direttamente o grazie alla testimonianza di qualcuno, che stare con lui è la cosa più bella che poteva capitarci.

Mancano solo pochi giorni al Natale e attorno a noi tutto ha il sapore della festa: le vetrine, le luci colorate, gli alberi di Natale, i presepi, le canzoni natalizie, i villaggi di natalizi, i mercatini, il termine delle scuole, la partenza per le ferie … ma perché facciamo tutto questo?

Gioia, pace e serenità sono certo parole chiave del giorno di Natale ma quando diventano pura felicita, voglia di evadere, goliardia e frenesia … allora possiamo dire che non è Natale.

Pensiamo a quante ore staremo seduti attorno alla tavola con i nostri cari, è una bella cosa ma perché lo facciamo in questo giorno? Quanto tempo sono stato a lodare il Dio della vita che è venuto ad abitare la mia casa?

Aumentano anche le azioni generose in questo periodo, come se nel resto dell’anno i poveri non ci fossero, ma perché le compiamo in questi giorni? Per metterci a posto la coscienza?

Maria va a trovare la cugina Elisabetta mettendo in pericolo la propria persona per condividere con lei la gioia della maternità. Facciamo in modo che le nostre buone azioni di questi giorni siano mosse dal nostro incontro con il Cristo, accolto in noi e portato nel mondo. Vi auguro che tra tre giorni possa essere davvero Natale in ciascuno di voi. Buon cammino.

Domenica 15 dicembre 2024

15 dicembre 2024 | 3^ Domenica di Avvento – anno C |

Che cosa ci possiamo fare?

Che cosa dobbiamo fare?

È questa la domanda che ritorna in questa 3 domenica di avvento, domenica “gaudete”, domenica della gioia.

La domanda del vangelo non riguarda gli altri ma riguarda noi, riguarda me. Che cosa devo fere per seguirti? Che cosa devo fare per essere un tuo buon discepolo? Che cosa devo fare per potermi dire di essere un buon cristiano?

Gesù non risponde “prega” e neppure “vai a messa”. Gesù risponde ai pubblicani di essere rispettosi della legge e ai soldati di rispettare gli altri e le loro proprietà. È interessante che Gesù non ci chiede di abbandonare ciò che siamo ma ci chiede di esserlo in modo corretto e rispettoso della gente. Gesù è quindi il primo a non farci violenza ma a esaltare il meglio di ciò che siamo.

Io penso che questa sia una notizia più che meravigliosa.

C’è poi un altro aspetto dell’uomo di fede che mi pare possa essere letto dalle prime due letture: è la serenità e la pace.

In altre parole, mi pare che il profeta Sofonia e l’apostolo Paolo ci dicano che chiunque incontra il Signore non può che vivere serenamente, perché sa che non trascorre le sue giornate in solitudine, né quelle che passano via tranquille né quelle in cui viviamo i tormenti dell’esistenza. Il Signore è lì accanto a noi, sempre e condivide ogni nostra gioia e ogni nostra fatica, e non lo fa perché è uno che si immischia negli affari degli altri, ma perché è uno che si prende a cuore le persone a cui vuole bene e si preoccupa per ciascuna di loro.

Penso sia questo il significato del Natale a cui ci stiamo preparando: riconoscere la presenza di Gesù nella nostra vita; scoprire che possiamo “non angustiarci” dei pesi della vita perché non siamo soli a portarli; scoprire che possiamo “non temere più alcuna sventura” perché Lui le affronterà assieme a noi.

Cantiamo ed esultiamo” anche noi assieme a Isaia:

“Dio è la mia salvezza;
io avrò fiducia, non avrò timore,
perché mia forza e mio canto è il Signore;
egli è stato la mia salvezza”.

Il profeta è arrivato a pregare con queste parole certamente dopo un cammino di fede non semplice, ma ha avuto il coraggio di intraprenderlo; quanto è difficile per noi oggi riporre tutta questa fiducia in Dio; facciamo fatica a riconoscerne l’esistenza, figuriamoci metterci nelle sue mani!

Eppure, oggi siamo qui Signore,
ci stiamo preparando al tuo Natale,
ci stiamo tentando, perlomeno.

È faticoso il cammino della vita
ma nonostante questo
cerchiamo di portarlo avanti al meglio,
il più delle volte
confidando solo nelle nostre forze,
anche se in fondo al nostro cuore
sappiamo che tu ci sei.
È per questa flebile fede
che oggi siamo qui e ci rivolgiamo a te:
aiutaci a riconoscere la tua presenza
nelle nostre giornate
affinché possiamo viverle
nella serenità e nella pace.
Amen

Domenica 8 dicembre 2024

8 dicembre 2024 | Solennità dell’Immacolata concezione della BVM |

La Verità che rende liberi

Questa seconda domenica di avvento si tinge di bianco. È talmente bella e importante la notizia che ci viene data che è necessario sospendere il clima di attesa e penitenza che stiamo vivendo per lasciarci invadere il cuore dalla gioia.

Sospendiamo il clima di attesa perché il Veniente è già qui, sospendiamo il clima di penitenza perché siamo già salvati.

Penso sia questo il messaggio di questa festa dell’Immacolata. Maria è l’immagine dell’umanità nuova, possibile qui ed ora grazie a me e a te che accogliamo il suo messaggio. In Maria, infatti, ciascuno di noi può cogliere l’opportunità della salvezza. Ogni giorno ci troviamo ad un bivio e ogni giorno con le nostre scelte facciamo un passo in più verso il bene o verso il male.

A differenza di Maria noi siamo inclini a scegliere il male, lo addolciamo con il “così fan tutti”, con il “siamo ormai in una società avanzata”, siamo liberi di pensare come vogliamo, il peccato in fondo è una percezione personale ma di fatto non esiste … Di scuse come queste ne sentiamo a bizzeffe e così dicendo continuammo a scegliere il male.

La realtà però è che il male esiste, e non solo nei territori colpiti dalle guerre, non solo dove qualche pazzo si mette a sparare in mezzo alla folla, il male esiste anche nelle nostre case, per le nostre strade, sui posti di lavoro che frequentiamo, in ogni luogo in cui io e te  siamo; ogni giorno il male tenta di attirarci dalla sua parte: pensiamo male degli altri, diamo giudizi inopportuni, agiamo mossi dall’ira, pensiamo al nostro benessere … e, a causa delle nostre azioni, qualcuno sta male.

Oggi Cristo ci chiede di nascere nelle nostre esistenze, ci chiede di far prevalere il bene al male, ci chiede la disponibilità di dargli una possibilità di rendersi visibile nella storia, ancora una volta, questa volta attraverso di te.

Maria ha saputo trascorrere la sua vita non lasciandosi coinvolgere dal peccato, sul suo esempio tanti altri uomini e donne hanno vissuto in lotta con il male scegliendo la via del bene, oggi ciascuno di noi è chiamato a fare una scelta, difficile certamente, ma una scelta di libertà. Chi sceglie per il bene, infatti, è libero dai condizionamenti della società, pensa con la sua testa, è capace di esprimere il suo parere sulle cose, può camminare a testa alta perché è fiero delle scelte che compie e non si vergogna di guardare in faccia gli altri uomini e le altre donne.

È curioso come Dio si mette totalmente nelle mani di noi uomini, della nostra libertà. Maria avrebbe anche potuto anche rispondere negativamente alla vocazione propostale dall’angelo; eppure, Dio era certo che questa donna, nella sua purezza, non poteva che essere disponibile. Già, perché è la Verità che ci rende liberi e la Verità è Dio stesso.

Di fatto quando ci troviamo a scegliere tra bene e male siamo chiamati a scegliere tra verità e menzogna, tra realtà e illusione.

La solennità dell’Immacolata ci aiuta a rimettere i piedi per terra e a chiamare le cose con il proprio nome, ci aiuta a riconoscere le nostre reali capacità e insieme i ostri limiti. È proprio qui, dove poggiano questi piedi, in questa realtà che possiamo fare la differenza, è proprio qui, tra le nostre capacità e i nostri limiti che Dio pone la sua tenda e viene ad abitare in mezzo a noi, come lo fu per Maria, e come lo fu per i tanti santi che ci hanno preceduto.

Proseguiamo quindi il nostro cammino di avvento nella libertà dei figli che possono rispondere liberamente al Padre.

Signore Gesù,
che oggi mi chiedi
di aprire le porte del mio cuore
al tuo Amore incondizionato,
aiutami a vedere la mia libertà
nella tua presenza
e fa che le mie scelte
possano essere portatrici
della tua presenza.
Amen

Domenica 1 dicembre

1 dicembre 2024 | 1^ Domenica di Avvento – anno C |

La Speranza rende liberi

Ger 33,14-16 | Sal 24 | 1Ts 3,12-4,2 | Lc 21,25-28.34-36

Iniziamo questo nuovo anno liturgico, in questa 1 domenica di avvento nel segno della Speranza.

Già, tu dove trovi la Speranza per continuare a camminare nella storia? Tu uomo e donna, ripiegato su te stesso mentre cerchi un modo sempre nuovo per riempire i tuoi bisogni, per soddisfare le tue fantasie, per accontentare i tuoi capricci, cosa ti spinge ad andare avanti giorno dopo giorno?

Tutto sembra andare a rotoli, il mondo sembra impazzito, parlo del pianeta terra che sembra ribellarsi al dominio dell’uomo e parlo di quel mondo che siamo noi, uomini che abitano questo pianeta, sempre in guerra per un pezzo di terra in più da dominare, sempre alla ricerca di uomini da sottomettere, sempre alla ricerca … di qualcosa che non abbiamo ancora trovato. Il pianeta terra non ci basta ormai più, ora stiamo andando anche a conquistare lo spazio e gli altri pianeti … la sete di dominio ha ormai varcato ogni confine.

Ma tutto sembra andare a rotoli anche nelle nostre relazioni: famiglie sempre più sfasciate e vittime di violenza, amici che si sfruttano l’un l’altro senza preoccuparsi del futuro, governanti che fanno fatica a gestire la “cosa pubblica” perché l’ego domina la società. Parole fondamentali per la crescita dell’uomo svuotate del loro significato più profondo: famiglia, amicizia, amore, genitori, autorità, rispetto, diritti, doveri … che significato hanno oggi queste parole?

Tutto sembra andare a rotoli: tu dove trovi la speranza?

In questo mondo, in questo tempo, in questa vita, oggi Dio ci dice di camminare a testa alta.

Il cristiano oggi deve fare la differenza proprio alzando lo sguardo cioè, distogliendo lo sguardo da sé stesso per guardare in faccia la realtà ed i fratelli che si trova attorno.

Io e te, cristiani che oggi iniziamo il cammino di attesa del nostro creatore e salvatore, siamo chiamati a camminare a testa alta per vedere un futuro migliore oltre la coltre oscura che le polveri di questo mondo stanno creando. C’è una luce che vuole illuminare il mondo, il tempo, l’oggi di ciascuno di noi; quella luce ha un nome ben preciso: Gesù Cristo.

Se noi cristiani non troviamo in lui la speranza per un futuro migliore chi altri potrebbe portarla nel mondo?

Iniziamo questo cammino con il passo giusto, alziamo lo sguardo e preghiamo.

Signore Gesù, creatore e redentore
Speranza di una umanità sempre nuova,
aiutaci ad accogliere la tua Luce
per divenire portatori della tua luce;
aiutaci ad accogliere la tua Parola
per divenire portatori della tua Parola;
aiutaci ad accogliere Te nei nostri cuori
per divenire segni di speranza nel mondo.

Amen.

Domenica 24 novembre

24 novembre 2024 | N. S. Gesù Cristo Re dell’universo – anno B |

Una scomoda Verità

Dn 7,13-14 | Sal 92 | Ap 1,5-8 | Gv 18,33b-37

Dio in Gesù è “venuto nel mondo per dare testimonianza alla verità”.

Queste parole guidano la nostra riflessione in questa 34 domenica del Tempo Ordinario, Pasqua della settimana, solennità di Cristo Re dell’Universo.

Quale verità ci testimonia Gesù?

Lui dice di essere Re di un Regno che non è di questo mondo, ma cosa significa? La verità del suo essere Re si manifesta a noi in un modo non certo chiaro e, secondo i nostri canoni, poco credibile.

La sua potenza è manifestata sulla croce, strumento di tortura e di morte; la sua leadership è riconosciuta solo da poveri, malati, e vedove che divengono anche il suo “esercito”; il suo carisma alla fine pare non essere stato compreso neppure dai suoi seguaci.

Questo Re pare tutto il contrario di ciò che ci aspettiamo.

Ma facciamo un passo indietro. Quali caratteristiche dovrebbe avere Dio per essere il più possibile vicino a me?

Dovrebbe essere uno come tanti altri, che non si estranea dalle masse e non impone il suo pensiero con la forza; deve essere uno che sa parlare un linguaggio comprensibile a tutti e che condivide il nostro modo di vivere. Un Re con queste caratteristiche certamente potrà capirci. Questo Re non può che essere quel Dio che “rovescia i potenti dai troni e innalza gli umili, che ricolma di beni gli affamati e soccorre l’orfano e la vedova” …

Festeggiare Gesù Cristo Re dell’universo contemplando la sua potenza sulla croce non può che aiutarci a ribaltare la nostra visione del mondo. La società in cui viviamo ci offre come modello da seguire colui che con la voce grossa opprime il debole, la nostra fede ci chiede di avvicinarci ai più deboli per risollevarli alla dignità propria dell’uomo; la società in cui viviamo ci chiede di impegnare tutte le nostre energie in una scalata sociale per poter avere più soldi, più immagine e più riconoscimenti, la nostra fede ci chiede di vivere nell’umiltà per mettere in gioco l’amore vero, quell’amore che ci porta a gioire con chi è nella gioia e a soffrire con chi è nel pianto.

Tutti noi sentiamo questo bisogno di vicinanza; eppure, facciamo fatica a convertirci, ad invertire il senso di marcia della nostra vita. Sentiamo cosa dovremmo fare per stare bene e per far stare bene eppure continuiamo a ripiegarci su noi stessi nella speranza di non incrociare lo sguardo di Colui che potrebbe chiedermi di mettere a disposizione la mia esistenza per questa verità così affascinante quanto scomoda.

Oggi Cristo dalla croce guarda anche te e ti chiama a far parte dell’esercito del suo Regno. Tutti siamo chiamati ad investire ciò che siamo e ciò che abbiamo affinché il mondo possa essere sempre più libero dal male che lo avvolge. Non pensare che sia un qualcosa che riguarda altri, non puntare il dito su chi ti sta vicino o sul figlio di qualcun altro. Oggi Dio è entrato nella tua casa e chiede la tua disponibilità per rendersi presente agli uomini e alle donne che da ogni angolo del mondo innalzano a Lui un grido di aiuto.

Signore Gesù,
non sono un grande oratore
ma posso portare la tua presenza nel mondo
con la mia vita,
condividendola con tutti coloro
che chiedono il tuo aiuto.
Non so cosa potrò fare
ma sono disponibile
ad accogliere il tuo invito a seguirti
per divenire parte di quell’esercito
che invii nel mondo a portare amore:

con la solidarietà,
con i sacramenti,
con la compassione.
Eccomi Signore
rendimi segno della tua presenza.
Amen.

Domenica 17 novembre

17 novembre 2024 | XXXIII Domenica del Tempo Ordinario – anno B |

VIII Giornata Mondiale del Povero

Bagliori di speranza

Sarà un tempo di angoscia, di tribolazione, di oscurità dice la Parola di Dio di questa 33 Domenica del Tempo Ordinario, Pasqua della settimana.

Ma di che tempo si parla?

In ogni epoca storica, ricercatori, visionari, saggi e studiosi si sono alternati alla ricerca di una data in cui questa fine del mondo potesse accadere ma … noi siamo ancora qua e la fine del mondo può sembrare ancora dietro il prossimo angolo della storia o ancora molto lontana, a seconda dello sguardo con cui la cerchi.

Ma di cosa sta parlando Gesù ai suoi discepoli? di cosa sta parlando il profeta Daniele?

Se siamo sinceri con noi stessi e leggiamo la storia dell’umanità ci accorgiamo che è tutta un tempo di angoscia e di sofferenza. Ma allora verrebbe spontaneo chiedersi se vale la pena vivere o quale è il senso della vita dell’uomo.

È proprio all’uomo senza speranza, all’uomo che fa fatica a scorgere un futuro, che Gesù oggi si rivolge. La chiave di volta per alimentare la speranza sta nel ramo tenero del fico, cioè nei primi segni dell’estate che si avvicina. Quando tutto pare ormai perduto un tenero ramoscello fa rinascere la speranza.

Gesù dice a noi, suoi seguaci, di non chiudere gli occhi davanti al male che pare governare il mondo ma, in questa oscurità, tenendo lo sguardo bello vigile, ci invita a cogliere quei piccoli bagliori della sua presenza che regalano speranza e ci permettono di proseguire il cammino della vita a testa alta.

Siamo chiamati a pregare con il salmista quest’oggi e ogni giorno della nostra vita: “Proteggimi o Dio: in te mi rifugio”. È il grido dell’uomo che sa di non potercela fare da solo. La vicinanza del Signore nel cammino della vita è ciò che ci permette di superare le difficoltà, di scorgere la luce della Pasqua nell’oscurità del tempo e ci permette così di non perdere di vista la meta del cammino, anche se la strada per raggiungerla rimane oscura e sconosciuta.

Con questa preghiera scopriamo di non essere soli nel cammino; attorno a noi ci sono tanti fratelli e tante sorelle che hanno saputo affidarsi nelle mani di Dio. Tra questi fratelli scorgiamo alcune guide preziose, i più poveri, coloro che, non avendo nulla e nessuno su cui poggiare la propria vita, hanno saputo rivolgersi da subito al Signore.

La preghiera del povero sale fino a Dio” ci dice il papa in questa 8 Giornata Mondiale del Povero. Nel ricordarci quanti poveri oggi innalzano il loro grido di aiuto a Dio, il papa ci chiede di imparare da questi uomini e donne ad avere “un cuore umile, che abbia il coraggio di diventare mendicante. Un cuore pronto a riconoscersi povero e bisognoso”. Da soli non potremo mai trovare la forza per affrontare le sfide della vita; lasciandoci accostare da altri fratelli scopriremo degli ottimi compagni di viaggio e il nostro viaggio diventerà più leggero e mettendoci nelle mani di Dio sperimenteremo la gioia dell’Amore che ci attrae dritti alla meta del cammino.

Riprendiamo quest’oggi le parole del salmo 15 e preghiamo:Io pongo sempre davanti a me il Signore,
sta alla mia destra, non potrò vacillare.
Per questo gioisce il mio cuore
ed esulta la mia anima;
anche il mio corpo riposa al sicuro,
perché non abbandonerai la mia vita negli inferi;
né lascerai che il tuo fedele veda la fossa.
Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena alla tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra.
Amen.

Un folle gesto d’Amore

10 novembre 2024 | XXXII Domenica del Tempo Ordinario – anno B |

Che cosa hanno in comune due vedove con Gesù? E, immaginando di vivere nella cultura giudaica del tempo di Gesù, cosa mai potranno insegnarci due vedove?

Potrebbero essere queste le domande che guidano la nostra riflessione in questa 32 domenica del Tempo Ordinario, Pasqua della settimana.

Entrambe le vedove che le letture ci presentano non hanno ormai più nulla da perdere: la prima ha solo un pugno di farina e un po’ di olio poi … per lei e per suo figlio non resta che attendere la morte; la seconda ha solo due monetine e poi non le resta più nulla per potersi sfamare. Nella loro situazione cosa avreste fatto?

Prova a usare la tua fantasia: ti arriva in casa uno straniero ti chiede dell’acqua e un pezzo di pane … tu hai solo un po’ di farina per far giusto un panino, l’ultimo pasto per te e tuo figlio … cosa fai?

Oppure: ti restano due spiccioli e poi non puoi permetterti di comprare neppure un panino per l’ultimo pasto, cosa fai?

Le due vedove non hanno esitato: la prima ha ascoltato la parola dell’ospite straniero e ha offerto a lui da mangiare prima che al proprio figlio; la seconda non ci ha pensato un attimo e ha donato tutto ciò che aveva per vivere nel tesoro del Tempio!

Queste due vedove vanno decisamente contro la cultura contemporanea che mette al centro il proprio io e poi, se avanza qualcosa, forse penso anche agli altri!

Questa domenica ci introduce a quella che sarà la settimana dei poveri e che culminerà nella giornata mondiale dei poveri domenica prossima. Queste due vedove ci chiedono di spalancare gli occhi e di metterci nelle mani di Dio. Non importa quanto hai a disposizione, ciò che conta è come lo investi.

Ogni gesto d’altruismo è un gesto d’amore e non può che arrivare dal cuore di Dio. Investire nell’Amore al prossimo porta sempre alla scoperta di una moltiplicazione: proprio come la farina della giara non venne meno e come l’orcio dell’olio non diminuì.

Ma abbiamo ancora una domanda in sospeso: cosa hanno in comune con Gesù queste due vedove? Anche Gesù non si è tirato indietro nel momento in cui ha dovuto decidere tra la sua vita e quella degli altri uomini. Così come queste due donne hanno donato tutto quello che avevano, tutto quanto avevano per vivere, anche Gesù non ha giocato al risparmio, ha donato tutta la sua vita.

Non è certamente semplice entrare nella logica dell’Amore, significa avere il coraggio di andare contro corrente, contro la società ma anche contro i nostri desideri, non ultimo quello di poter vivere. Signore Gesù,
apri il mio cuore
affinché possa riconoscere
la fame d’Amore
dei fratelli che vivono
accanto a me.
Apri le mie orecchie
affinché possa udire
il grido
di colui che cerca
un pezzo di pane
e un bicchiere d’acqua.
Apri i miei occhi
affinché possa scorgere
nel silenzio di tanti scoraggiati
il grido di coloro
che desiderano vivere.
Amen.

Amore senza confini

3 novembre 2024 | XXXI Domenica del Tempo Ordinario – anno B |

Se un uomo covasse in cuor suo il desiderio di diventare santo (abbiamo appena parlato della santità nei giorni scorsi), quale comandamento deve osservare?

Pare essere questa la domanda che lo scriba pone a Gesù in questa 31 domenica del Tempo Ordinario, Pasqua della settimana.

Ma se sai gia la risposta perché fai la domanda? Verrebbe da chiedere a quest’uomo. Questo scriba, infatti, conosce bene le scritture, conosce e sa interpretare la Legge ed infatti è lui stesso a confermare e spiegare la risposta di Gesù.

Gesù, infatti, si limita a esporre la Legge: “Ascolta, Israele! … amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza […] Amerai il tuo prossimo come te stesso”; ma è lo scriba a confermare la sua risposta “Hai detto bene, Maestro…”. Ma allora dove è la difficoltà? Perché questo scriba così sapiente non è ancora nel Regno dei cieli ma “non ne è lontano”? Cosa gli manca ancora?

Un conto è la teoria e un conto la pratica. Non basta conoscere la Legge con la propria testa, e neppure amarla con il cuore, è necessario applicarla nelle situazioni di tutti i giorni.

Il prossimo di cui si parla nel Vangelo è certamente il più vicino a te, la persona che hai scelto per la vita, coloro che hai deciso di ospitare a casa tua … ma questo non basta. Il prossimo che abbiamo scelto, è colui a cui doniamo un amore naturale, sono i nostri figli, nostro marito/nostra moglie, i nostri genitori, i nipoti, gli amici con cui ci divertiamo … ma questo non basta, nostro prossimo, cioè colui che sta più vicino a noi, a volte è uno di passaggio o qualcuno con cui facciamo fatica ad andare d’accordo, o qualcuno, addirittura, che ci mette i bastoni tra le gambe… è a questi prossimi che il vangelo ci chiede di dare importanza, di amare accogliendoli così come sono. Solo così possiamo essere trasparenza dell’Amore di Dio, quello stesso Amore che ci accoglie così come siamo, senza chiederci nulla in cambio, gratuitamente appunto.

Se solo avessimo il coraggio di “Ascoltare” i suoi insegnamenti!

È solo nella sua Parola, infatti, che possiamo scoprire la meraviglia di Dio: la sua misericordia, la sua paternità e maternità, la sua sofferenza per l’umanità dispersa …

È solo nella sua Parola che possiamo innamorarci di Lui. Signore Gesù,
Maestro dell’umanità
desiderosa di scoprire la Verità,
alimenta in ciascuno di noi
il desiderio della santità;
fa che ci mettiamo in ascolto della tua Parola
con animo accogliente,
con acuta intelligenza,
con cuore caldo.
Fa che,
sperimentando su di noi il tuo Amore gratuito,
possiamo donarlo ai nostri fratelli,
quelli che abbiamo accolto nella nostra storia,
e quelli che ci ritroviamo sul cammino.
La nostra presenza nel mondo
sia trasparenza della tua presenza,
chi vede noi possa scorgere il tuo volto,
chi ascolta noi possa ascoltare la tua Parola,
chi accoglie il nostro amore
possa sentirsi eternamente amato da te
che sei Amore infinito.
Amen.