11 febbraio | VI Domenica del Tempo Ordinario – anno B

La lebbra dello spirito

In questa 6 domenica del Tempo Ordinario, Pasqua della settimana, la Parola ci offre una riflessione sulla lebbra, una malattia che ai tempi in cui questi testi sono stati scritti era considerata l’anticamera della morte, una condanna più che una malattia, una conseguenza ad un male fatto dal malato stesso o da qualcuno della sua famiglia. Il lebbroso era quindi considerato un reietto, un escluso dalla società, un pericolo anche sanitario per tutti. Il malato era quindi costretto a vivere fuori dai villaggi e dalle città, doveva portare con sé una campanella così da farsi sentire mentre si avvicinava ai viandanti e dare così il tempo di allontanarsi per non essere contaminati nell’incontrarlo.

La lebbra sappiamo che oggi è stata debellata ed è curabile. Potremmo dire quindi che questi testi non ci riguardano più. Ma scaviamo in profondità. C’è una lebbra dello spirito che ancora oggi intacca il cuore di tanti uomini e donne ignari delle sue conseguenze. È la lebbra dell’ateismo, è la malattia di coloro che si allontanano da Dio pensando di poter bastare a sé stessi. Questa malattia alimenta l’egoismo e porta piano piano ad allontanarsi dagli altri uomini: mariti/mogli; amici; colleghi … li “spremi come un dentifricio” (come abbiamo sentito a Sanremo nelle sere scorse) e poi li getti via. Alla fine, nell’illusione di bastare a te stesso, ti scopri solo e isolato dal resto del mondo.

C’è un’unica cura a questa malattia: mettersi in ginocchio, come il lebbroso del vangelo, e supplicare da Dio di essere purificati.

La prossima settimana, assieme all’inizio della quaresima, vivremo le giornate eucaristiche. È il tempo propizio per mettersi in ginocchio e ascoltare dentro di noi la necessità di una vita comunitaria. L’uomo è un essere di relazione, dobbiamo intessere nella nostra vita relazioni belle e significative che ci offrono consolazione (che dura nel tempo) non semplicemente gioia (che è immediata ma svanisce poco dopo). Nella relazione con Dio ci scopriamo amati ed accolti per ciò che siamo, impariamo così ad amare e ad accogliere i fratelli per ciò che sono. Questo è il grande disegno d’Amore del Padre: che ogni suo figlio possa scorgere la Sua amorosa presenza e scoprendosi amato possa vivere l’Amore con i fratelli.

Utopia qualcuno starà pensando.

Io la chiamo fede.

Signore aumenta la mia, la nostra fede!
Possano i miei occhi incrociare i tuoi.
Possano le mie orecchie essere attente al suono della tua Parola.
Possa il mio cuore commuoversi nel tuo Amore.
Signore fa che possa amarti sempre più.
Amen.