21 aprile – IV Domenica di Pasqua |
In questa 4 domenica di Pasqua, 61^ Giornata Mondiale di preghiera per le vocazioni, la liturgia ci propone l’immagine del buon pastore, o, come sarebbe meglio tradurre, del bel pastore.
Noi guardiamo Gesù e cosa vediamo? Chi vediamo? Scorgiamo in lui dei tratti che riconosciamo belli da imitare? Scorgiamo in lui qualcuno da seguire? Gesù è una bella persona che stimiamo e che vorremmo prendere a modello?
Penso siano queste le domande che come “cristiani”, come seguaci quindi, dobbiamo farci.
Le caratteristiche di questo bel pastore che il vangelo ci propone sono queste:
- dà la vita per le pecore;
- ha un rapporto intimo con le sue pecore: le conosce una ad una e loro conoscono lui;
- guida a sé anche le pecore lontane.
Questo il modello che abbiamo di fronte. Ma veramente vorremmo farlo nostro? La disponibilità a consumarsi pur di portare a tutti il suo messaggio; il desiderio di conoscere tutti gli uomini, anche quelli che chiamiamo i più lontani; accogliere a braccia aperte la scoperta di essere una sola famiglia con un solo Padre, il Creatore.
Si parla da anni di crisi delle vocazioni, alla vita sacerdotale e religiosa ma non solo c’è oggi una forte crisi anche della vocazione matrimoniale. Cosa è venuto meno? Io penso sia venuto meno il senso comunitario. Quel lupo che uno ad uno ci ha rapiti, chi più chi meno è l’egoismo. Guardiamo al nostro bene, alla nostra realizzazione, alla nostra pancia … esattamente il contrario del bel pastore. Siamo tutti diventati un po’ mercenari nella nostra vita di fede. Anche nelle cosiddette pratiche di pietà guardiamo ai nostri bisogni più che a quelli della comunità.
La preghiera di quest’oggi è quindi per ciascuno di noi, ad iniziare da me. Passiamo le giornate a calendarizzare e inventare incontri, impegniamo energia per proporre e inventare vecchie e nuove proposte, ma all’origine di tutto questo c’è il desiderio di incontrare l’altro e soprattutto l’Altro per eccellenza che è Dio?