La “Regola d’oro” non basta!

23 febbraio 2025 | 7^ Domenica del Tempo Ordinario – anno C |

La “Regola d’oro” non basta!

Quanti consigli nel vangelo di questa VII domenica del Tempo Ordinario, Pasqua della settimana.

Sono proprio necessarie tutte queste indicazioni? E poi, sono difficili, come poterle mettere in pratica?

Tra le tante indicazioni mi è cascato l’occhio su quella che nella tradizione è chiamata Regola d’oro.

Si tratta una legge unica nel suo genere, perché “sembra esprimere un’intuizione fulminante e nello stesso tempo accessibile ad ogni conoscenza e coscienza umana”, in quanto è presente in tutte le principali correnti religiose e sapienziali delle diverse culture del mondo. Per questo si può ben definire anche come la sintesi di codici etici universali.

La presenza della Regola d’oro risale, secondo recenti studi, già al 3000 a.C. nella tradizione vedica indiana, “Non fare agli altri quello che non vuoi sia fatto a te; e desidera per gli altri quello che desideri e aspetti per te stesso.”

Tra le più antiche e note citazioni della Regola d’oro troviamo quelle del filosofo Confucio, vissuto in Cina nel periodo tra il VI e V secolo a.C.: “È il massimo dell’amabile benevolenza non fare agli altri ciò che non vorresti che essi facessero verso di te”

Nel giudaismo troviamo la Regola d’oro dal 200 a.C. nel libro di Tobia, ma sarà l’insegnamento di Gesù Cristo a formularla nella versione positiva: “Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te.”

Gia questa sarebbe una bella indicazione se tutti gli uomini la mettessero in pratica, a noi che lo ascoltiamo, Gesù chiede molto di più: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono …

Gesù ci offre con questo insegnamento l’opportunità di separarci dal mondo, l’opportunità di diventare santi. Non certamente l’opportunità di farci vedere, di metterci in mostra, di farci dire quanto siamo bravi, bensì l’opportunità di dire al mondo che Dio è accanto a noi in ogni gesto d’amore gratuito; già perché di gesti d’amore in risposta a gesti d’amore sono tutti capaci, ma i gesti d’amore gratuiti sono solo per chi sceglie di imitare l’unico Maestro.

Qualcuno potrebbe pensare che sia impossibile, la prima lettura ci racconta la storia di come Davide fu capace di risparmiare il suo persecutore Saul. Storie d’altri tempi magari ma sempre storie dell’umanità. Penso anche all’incontro tra Giovanni Paolo II e il suo attentatore. Penso alla storia del musulmano Zijo Ribic che scampò al massacro nel 1992 quando un commando di serbi trucidò la sua famiglia. Lui, rimasto vivo per miracolo, ha testimoniato contro gli assassini ma ha trovato la forza di non odiarli. Neanche quando sono stati assolti a Belgrado. (Vedi l’articolo QUI)

Ma penso anche alle signore Garsia che hanno saputo perdonare e curare i carnefici, l’una del marito e l’altra del figlio. (Vedi l’articolo QUI)

Signore Gesù, ogni giorno siamo bersagliati da notizie violente che non fanno altro che innestare violenza. Quanti segni belli del tuo amore possiamo trovare nel mondo ma come è difficile intercettarli. Aiutaci Signore ad essere nel mondo testimoni del tuo Amore.

Che cosa è la felicità?

16 febbraio 2025 | 6^ Domenica del Tempo Ordinario – anno C |

Che cosa è la felicità?

Ger 17,5-8 | Sal 1 | 1Cor 15,12.16-20 | Lc 6,17.20-26

Ogni uomo è in cerca della propria felicità.

È questa la convinzione che la liturgia di questa VI Domenica del Tempo Ordinario, Pasqua della settimana, ci consegna per la riflessione.

Ma che cosa è la felicità?

Noi viviamo in una società tutto sommato benestante, anche se ci lamentiamo sempre della situazione in cui siamo. Se guadiamo le nostre giornate ci accorgiamo che abbiamo tutto e anche molto di più di ciò che ci serve: abbiamo un tetto sotto il quale ripararci, abbiamo cibo abbondante con cui saziare i nostri appetiti, abbiamo vestiti con cui coprirci, abbiamo la salute o comunque abbiamo la possibilità di curarla, abbiamo persone che ci vogliono bene … eppure non siamo felici, sentiamo sempre la mancanza di qualcosa che non siamo in grado di definire, abbiamo infatti la percezione di un vuoto da riempire in qualche modo ma non sappiamo come. Ecco che allora corriamo ai ripari con dei tentativi via via sempre più azzardati per sanare questo vuoto che ci abita: ricorriamo a spese sempre più sfrenate, ci abbuffiamo di cibo, cerchiamo di sanare i nostri appetiti più intimi concedendoci a tutto ciò che pare offrirci un po’ di godimento (dall’alcool al fumo, dalla sessualità al gioco d’azzardo). E nonostante tutto questo continuiamo a fare esperienza di vuoto. Non riusciamo ad apprezzare la vita, né la nostra né quella degli altri, non diamo il giusto valore alle cose, non apprezziamo il tempo che abbiamo a disposizione …

L’evangelista Luca è molto drastico: l’uomo può essere beato, e quindi felice, solo quando ha il coraggio di svuotarsi completamente. È così che i poveri sanno apprezzare in ogni istante della loro vita ogni cosa che viene loro offerta; è così che chi ha davvero fame apprezza un piccolo pezzo di pane; è così che colui che vive nel pianto sa apprezzare ogni gesto di vicinanza e di calore. Tutti costoro hanno lo sguardo pulito per poter riconoscere la vicinanza di Dio ai loro patimenti. Al contrario, coloro che si illudono di trovare la felicità in ciò che hanno non saranno mai soddisfatti e continueranno ad accumulare cose o esperienze e a disperarsi per non aver mai saziato il loro desiderio; su costoro si alza il lamento di Dio.

Non si tratta di un grido di vendetta o di condanna bensì del compianto di Colui che desidera il maggior bene per ciascun uomo e vede l’ottusità di questi sguardi offuscati dall’ingordigia e dall’ego.

Sì, cari amici, Dio piange accanto a ciascuno di noi che non riusciamo a riconoscere i segni del suo amore in tutto ciò che ci sostenta, che siano beni primari o relazioni vere di amore. Per ogni singolo pezzo di pane dovremmo ringraziare la Sua misericordia, per ogni singolo bicchiere d’acqua dovremmo ringraziare la Sua misericordia, per ciascun saluto o per ciascuna pacca sulla spalla dovremmo ringraziare la Sua misericordia. Tutto questo, infatti, è già la presenza del Regno dei cieli; se fossimo in grado di riconoscerlo le nostre vite sarebbero già beate perché riuscirebbero a godere della Sua presenza.

Signore Dio, creatore del cielo e della terra e di tutto quanto contiene, ogni giorno doni a ciascuno di noi il necessario per il nostro sostentamento e noi lo riconosciamo con fatica. Ogni giorno noi cerchiamo di sanare il vuoto che ci abita e non ci rendiamo conto che solo tu puoi riempirlo. Aiutaci a svuotarci delle tante cose che occupano inutilmente le nostre esistenze per lasciare spazio a te che, solo, dai senso a tutto ciò che esiste; soltanto allora potremmo dire di aver raggiunto la felicità tanto desiderata. Amen.

Gesù, un invadente che non si fa gli affari propri

9 febbraio 2025 | 5^ Domenica del Tempo Ordinario – anno C |

Is 6,1-2a.3-8 | Sal 137 | 1Cor 15,1-11 | Lc 5,1-11

Gesù, un invadente che non si fa gli affari propri

In questa V domenica del Tempo Ordinario, Pasqua della settimana, la liturgia ci propone un Gesù invadente.

Pietro è lì a farsi gli affari suoi, cercando consolazione dai fallimenti di una notte di pesca quando un tale, un perfetto estraneo sale sulla sua barca e inizia a dettare comandi… fai questo fai quello … ma cosa vuole questo tale?

Pare essere un predicatore, attorno a lui tanta folla, continui a parlare, perché viene a rompere le scatole a me? E poi si permette di darmi indicazioni sul mio lavoro.

Sembra di sentire le tante critiche mosse nei confronti della Chiesa oggi. Di cosa si vogliono impicciare questi preti? Non sono sposati e vogliono darci indicazioni sul matrimonio; non possono aver figli e predicano che la natalità deve aumentare; non hanno rapporti di coppia e si pongono a maestri dell’amore dando anche indicazioni su come vivere la sessualità; si impicciano nella politica, nella scienza, nell’educazione … che stiano al loro posto e parlino delle loro cose tra di loro!

Pietro, forse per disperazione o forse perché preso in contropiede, ha accolto i suggerimenti di Gesù, ha messo a disposizione la sua barca e il suo tempo e ha messo da parte la sua grande esperienza di pescatore lasciandosi convincere a gettare in acqua le reti nell’ora più sbagliata della giornata; così inizia il suo stupore accanto a Gesù. Una pesca così fruttuosa non si era mai vista, la barca stessa non riusciva a tenere tutti i pesci presi e gli uomini a disposizione non avevano la forza per issare le reti; mi sembra di vedere Gesù che se la ride sotto i baffi intanto che Pietro, incredulo e felice come una Pasqua, chiama qualcuno per aiutarlo.

Apparentemente Gesù non ha nulla da dire a ciascuno di noi su come affrontare la vita, cosa ne può sapere lui di ciò che stiamo vivendo noi oggi! Eppure, quando fai l’esperienza di fidarti di lui non puoi che restare a bocca aperta nell’accorgerti delle sorprese che iniziano ad arricchire la tua vita.

È difficile oggi essere portatori del Suo messaggio così come è difficile oggi accettare di diveltarlo. Eppure, viviamo in una società che tutt’oggi si dice cristiana! Ma come è possibile questo?

Isaia ha accettato il suo incarico di essere annunciatore di una parola folle e fuori dal tempo, così come Paolo, e noi quanta fiducia mettiamo in questo Gesù che fa di tutto per cambiare la nostra vita in meglio?

Abbiamo tolto Dio dalla nostra quotidianità rinchiudendolo dentro le quattro mura delle chiese, sempre più vuote e silenziose; papa Francesco continua ad invitarci ad uscire dalle chiese per muoverci in direzione delle periferie. Io penso che la periferia più grande la possiamo trovare oggi in tutti coloro che, pur vivendo nelle nostre città, pur sposandosi in chiesa e chiedendo i sacramenti per i loro figli, vivono la loro fede come estranea alle loro giornate.

Gesù oggi fa l’invadente salendo di forza su quelle piccole barche che sono le nostre chiese domestiche; chiede di essere riportato al centro delle nostre famiglie, delle nostre relazioni più intime, dei nostri pensieri e delle nostre scelte. Ci chiede di diventare annunciatori di quella meraviglia che solo Lui può farci sperimentare.

Ci riferiamo a Te Gesù quando siamo nei guai, nel resto delle nostre vite invece siamo certi di bastare a noi stessi anche se poi scopriamo di annaspare tra le sabbie mobili di un mondo troppo pieno di sé e illuso di poter fare tutto ciò che vuole anche a discapito dei più deboli.

Oggi ci prendiamo l’impegno di lasciarti salire sulla nostra barca, di lasciarti entrare nella nostra vita, forse non lo facciamo perché siamo proprio convinti della tua importanza ma ormai siamo quasi alla frutta e in questo momento ti sei presentato a noi come ancora di salvezza. Siamo stanchi ed affamati ma “sulla tua parola getterò le reti” aiutami a dire ogni giorno il mio “Eccomi, manda, me”. Amen.

Affamati di relazioni vere

2 febbraio 2025 | Presentazione di Gesù al Tempio |

Affamati di relazioni vere

Andiamo in pace incontro al Signore

È con queste parole che è iniziata la celebrazione di questa Domenica in cui ricordiamo la Presentazione di Gesù al Tempio.

Sono le parole che esprimono i sentimenti e i desideri di Maria e di Giuseppe mentre, secondo la tradizione dei loro padri, portano il loro figlio primogenito al Tempio per offrirlo al Signore; sono le parole che esprimono i sentimenti e i desideri degli anziani Simeone ed Anna che ogni giorno hanno dedicato la loro vita all’incontro con Dio; sono le parole che esprimono i sentimenti e i desideri di ogni credente che nella propria vita cerca di muoversi nella direzione giusta per poter vedere e incontrare il suo Signore e Creatore.

C’è quindi un desiderio insito nel cuore di tutti questi uomini e di tutte queste donne, il desiderio di incontrare quell’unico Dio che può donare loro pace e serenità.

È quindi un desiderio che muove il credente nel cammino di fede. Proviamo a chiederci cosa ha mosso quest’oggi il cammino che ci ha portati qui in chiesa a questa celebrazione. Riportiamo alla mente che aver fede nel Dio di Gesù Cristo è una questione di relazione tra due Io che si desiderano e si cercano.

L’uomo di oggi, l’uomo che sta pianificando di andare a vivere sulla Luna e sogna e sperimenta i viaggi nello spazio profondo, può oggi avere dentro di sé il desiderio di incontrare Dio? Potremmo anche chiederci: il Dio di Gesù Cristo ha ancora qualcosa da offrire all’uomo di oggi?

Io penso di sì; forse non abbiamo bisogno di ciò che offriva nei decenni passati o nelle forme in cui veniva offerto ma certamente di qualcosa anche l’uomo di oggi necessita da Dio.

Penso che la prima fame dell’uomo di oggi sia una fame di relazioni vere.

La fede è una relazione d’amore e come tale si basa su un atto di fiducia. Anna e Simeone hanno avuto fiducia tutta la vita nella certezza di incontrare il Salvatore del loro popolo; Maria e Giuseppe hanno avuto fiducia in quel Dio che ha chiesto a loro una prova di coraggio nell’accoglierlo come figlio. Sulla fiducia si fondano anche le nostre umane relazioni di amore e tutti noi sperimentiamo come questa fiducia è fragile, come basta poco o nulla per perderla; la fiducia è proprio come quella piccola luce che quest’oggi ci viene consegnata e che ci ricorda la fiammella della candela del battesimo, una piccola fiammella che se non viene protetta e alimentata costantemente si spegne e ci abbandona alle tenebre del mondo, se invece curata può guidarci verso la meta della nostra vita, verso la realizzazione del nostro più intimo desiderio che è l’incontro con il Cristo.

In questa festa, dunque, facciamo esperienza di quanto le nostre relazioni possano essere fragili anche se i nostri atteggiamenti ci fanno apparire grandi e forti; l’immagine di Dio in questa candela invece ci offre la grandezza del Creatore nella fragilità di una fiamma che porta calore e offre una via a chi desidera percorrerla. Ti preghiamo quest’oggi Signore perché ogni uomo e ogni donna abbia l’opportunità di alimentare il desiderio di Te. Quelle piccole fiammelle d’Amore che abitano la terra possano incontrare le lampade spente e vuote dell’uomo stanco e sfiduciato o dell’uomo troppo pieno di sé, possano alimentarle ed accenderle nella Carità fraterna. Ogni uomo e ogni donna possa così sentirsi amato, accolto e cercato da te, Padre, Creatore e Redentore di tutto quanto esiste. Amen.

Una Parola di speranza

26 gennaio 2025 | 3^ Domenica del Tempo Ordinario – anno C |

Un Parola di speranza

In questa 3 domenica del Tempo Ordinario, Pasqua della settimana, celebriamo la VI Domenica della Parola di Dio.

Penso che il porre al centro della nostra riflessione il tema dell’ascolto della Parola ci deve riportare all’essenziale del nostro rapporto con Dio: l’ascolto.

Quando a Gesù venne chiesto “quale è il più grande comandamento”, egli rispose citando le sacre scritture: “Il primo è Ascolta Israele …”.

L’ascolto è il punto di partenza di una sana relazione che nel tempo può trasformarsi in amicizia e quindi in Amore. Questo è il percorso che Dio sogna per ciascuno di noi, suoi figli.

Quando pensiamo alla fede ci viene facile pensare al che cosa fare; la giornata di oggi invece ci aiuta a ripensare il nostro essere credenti come ad una relazione; Dio, infatti, si pone a me come un Tu desideroso di incontrarmi, di conoscermi e di amarmi.

Si dice che la Bibbia sia il libro più venduto e maggiormente tradotto, il che è vero, ma quanti di questi libri venduti sono stati letti? Non basta avere in casa un libro, ma neppure un’enciclopedia di medicina per essere dei bravi medici, è necessario leggerli, studiarli, innamorarsi della disciplina. Così è per il nostro rapporto con Dio, non basta avere una Bibbia in casa, e neppure aver frequentato qualche incontro di catechismo per dire di avere un rapporto con Dio (tradotto: di essere credenti), è necessario leggere in continuazione il testo, lasciarsi interpellare da esso, innamorarsi di Colui che mi parla attraverso quella Parola.

È ciò che è accaduto a Luca, l’evangelista. Ha ascoltato la predicazione di Paolo, ha cercato e approfondito il “tema” Gesù di cui ha sentito parlare ed ha scoperto un tu desideroso di amarlo.

Che bello sarebbe se ogni volta che leggessimo qualche brano della Sacra scrittura la nostra reazione fosse come quella del popolo di Israele al tempo di Neemia: entusiasmo, commozione, desiderio di saperne di più.

Purtroppo, mi accorgo sempre più che i cristiani, anche quelli che ogni domenica vanno a messa, non si pongono in ascolto della Parola. Potremmo fare un test: mentre uscite da messa provate a chiedervi l’un l’altro anche solo quale vangelo è stato letto! Forse potrete dirmi quanto è stata lunga la predica, forse potrete dirmi se il celebrante ha fatto dei gesti particolari, forse potrete dirmi quale canzone vi è piaciuta di più, ma la cosa più importante è cosa vi ha detto Dio attraverso la sua Parola!

Facciamo anche attenzione alle emozioni che si muovono dentro di noi perché magari restiamo a bocca aperta in attesa di quanto Dio vuole dirci, siamo desiderosi di ascoltarlo, proprio come i nazaretani, ma poi, dopo aver ascoltato le sue parole … non ve lo dico, a casa andate voi a vedere quale è la reazione dei compaesani di Gesù, la potete trovare nel vangelo di Luca, al capitolo 4.

La Parola di Dio infonde speranza nel cuore del credente perché è Parola viva, trasmette il calore di un Tu che si relaziona con l’uomo, non ci troviamo infatti di fronte alla fredda pagina di una saga ma a calde pagine scritte dall’Amato alla sua amata, da Dio alla sua Chiesa, dal Creatore alla sua creatura.

Facciamo l’esercizio di leggere e rileggere la Parola, non come modo per imparare qualcosa ma come opportunità di incontrare qualcuno di importante per nostra vita. Amen.

Con Gesù è sempre FESTA

19 gennaio 2025 | 2^ Domenica del Tempo Ordinario – anno C |

Is 62,1-5 | Sal 95 | 1Cor 12,4-11 | Gv 2,1-11

Con Gesù è sempre FESTA

Il tema su cui riflettere in questa seconda domenica del Tempo Ordinario, Pasqua della settimana, è la  “festa”.

Gesù inizia il suo ministero pubblico partecipando a una festa di nozze.

Il matrimonio rappresenta un cambiamento, una scelta, l’amore e la speranza.

È un cambiamento di vita per i coniugi che lasciano le loro famiglie originarie per formarne una nuova; è una scelta poiché tra le molte persone incontrate, gli sposi si sono scelti reciprocamente; è un segno di amore perché ciò che li unisce è l’Amore che li ha fatti incontrare e che li ha collocati al centro l’uno dell’altro; è un segno di speranza perché i due possono diventare molti, garantendo così un futuro alla loro storia e all’umanità.

Tuttavia, ogni matrimonio comporta un rischio: il vino può finire. Ossia, la magia dei primi tempi, quando l’innamoramento rendeva tutto magico e unico, può svanire, lasciando spazio alla routine quotidiana.

La parabola delle nozze, comprensibile da tutti, riflette la nostra vita di fede. Giovanni invita ogni credente a non fermarsi alla catechesi della prima comunione ma a proseguire nel sorprendersi quotidianamente per ciò che Gesù, lo sposo, può donarci. Il suo buon vino è ciò che rende la nostra esistenza sempre affascinante e il nostro rapporto con Lui festoso.

Purtroppo, spesso associamo erroneamente la gioia della fede a canti per bambini che, da adulti, non ci trasmettono più nulla di significativo. Il rapporto d’Amore tra Dio e l’uomo deve essere rinnovato quotidianamente, come ogni relazione d’amore. Ogni giorno siamo chiamati a riconoscere i nostri carismi per vivere pienamente questa relazione; ogni giorno dobbiamo riconoscere la vicinanza speciale di Dio, che ci accompagna e sostiene nei momenti di bisogno: con parole giuste, sguardi comprensivi, gesti affettuosi, situazioni commoventi o panorami affascinanti. Non importa il modo, ma possiamo sempre sperimentare il miracolo della Sua vicinanza che dona sollievo alla nostra vita.

Come notare questi segni? Semplicemente riponendo la nostra fiducia nelle Sue mani. Maria dice ai servitori delle nozze: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela”. Immaginate la scena: Gesù dice loro di riempire le giare d’acqua e di e attingerla con le brocche per servire i tavoli … Eppure, questi uomini si fidano. Anche nella nostra vita ci imbattiamo in situazioni che apparentemente sembrano estranee a Dio, ma attraverso la fiducia nella Sua presenza, queste situazioni possono rivelarsi manifestazioni della presenza divina, volta a portare festa e gioia a ogni persona. All’inizio di questo cammino di fede ordinario che stiamo vivendo, lasciamoci sorprendere dai modi creativi con cui Dio si pone accanto a noi. Chiediamo al Signore di affinare i nostri occhi per riconoscerlo e i nostri cuori per accoglierlo. Amen.

… ed è ancora Epifania

12 gennaio 2025 | Battesimo di Gesù |

… ed è ancora Epifania!

Sono passati 30 anni da quel giorno in cui Maria e Giuseppe sperimentarono la Grazia di Dio entrare nelle loro vite: riconosciuta dai pastori, cantata dagli angeli, adorata dai Magi. In questi 30 anni sono successe tante cose: il battesimo con le prime profezie sulla Sua sofferenza; la fuga in Egitto; il ritorno a Nazareth; la perdita di Gesù a Gerusalemme quando lui aveva 12 anni; ma poi chissà quanti ricordi nella mente di Maria e di Giuseppe: chissà quanti pannolini cambiati, quante notti insonni, quante preoccupazioni per una malattia, per un malore, quante ginocchia sbucciate, tutti i perché a cui avranno dovuto rispondere, quante sgridate per i capricci … e la fatica dell’adolescenza …

Chissà, forse Maria e Giuseppe qualche volta si saranno chiesti quando questo Dio bambino (per loro questo era una certezza) avrebbe iniziato il suo “lavoro divino”, quando questa bella notizia finalmente si sarebbe rivelata platealmente al mondo e in che modo sarebbe successo.

A 30 anni Gesù probabilmente sente parlare di questo Giovanni, che tra l’altro era suo cugino, un tipo un po’ strano che predica un battesimo diverso da quello di tutti gli altri, parla di conversione, di perdono dei peccati, parla dell’imminente arrivo del Messia; Gesù è forse incuriosito o forse qualcosa lo attira in quella valle, lungo il Giordano. È così che Gesù si mischia alla folla, è così che Gesù si mischia a coloro che si riconoscono peccatori, e prega, si immerge in quell’acqua ma è già immerso nella preghiera. Forse è proprio qui che Gesù prende pienamente consapevolezza della sua missione, forse è proprio qui che Gesù sente dentro di sé la sua divina identità.

La bella notizia di cui parla il profeta Isaia è proprio questa ed è la stessa che abbiamo sentito il giorno del Natale: Dio si prende cura dell’uomo a partire dal basso, dalla profondità del peccato, per farlo risalire alla Gloria della santità.

Gesù non detta il suo messaggio dall’alto di qualche pulpito, Gesù mostra il suo messaggio stando in mezzo a coloro che si accorgono di aver bisogno di consolazione e quindi di salvezza.

È duplice, dunque, per noi il messaggio di questa epifania di Dio.

A noi che ci riconosciamo bisognosi di essere risollevati dalla polvere Dio stende il suo braccio e ci fa assaporare la sua presenza; e a noi che siamo in cammino accanto a Lui e che quotidianamente sperimentiamo la dolcezza della sua presenza chiede di divenire noi stessi Epifania di Lui. Già perché nel nostro battesimo siamo stati innestati in Cristo, nella sua morte e nella sua Risurrezione; i frutti di quel primo germoglio che oggi ricordiamo, il battesimo di Gesù nel fiume Giordano, li possiamo raccogliere nelle nostre esistenze.

“Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”; sono le parole con cui si esprime la manifestazione di Dio tra gli uomini, sono le parole che spingono Gesù a donarsi totalmente a quel Padre così lontano ma così vicino nell’Amore; oggi quelle parole sono per ciascuno di noi: Tu sei il figlio mio, l’amato. È questa la bella notizia che siamo chiamati a portare nel mondo, è questa la consolazione che Dio offre a ogni uomo e ad ogni donna della storia.

Nelle vostre vite siate epifania di Dio! Amen.

Caccia al tesoro con sorpresa | 6 gennaio 2025

6 gennaio 2025 | Epifania del Signore |

Caccia al tesoro con sorpresa

Festeggiamo oggi il giorno dell’Epifania del Signore, ovvero il giorno della manifestazione di Dio agli uomini.

Dovrebbe essere una festa da celebrare ogni giorno della storia perché ogni giorno Dio si manifesta a ciascuno di noi, ma non sempre siamo in grado di accorgerci di Lui!

I Magi dell’oriente ci fanno da maestri; questi astronomi, scrutatori degli astri e delle scritture antiche ci insegnano come riconoscere i semi della presenza di Dio nella sua creazione; non solo, hanno saputo anche incontrarsi e collaborare tra di loro, hanno messo in comune i loro saperi e le loro capacità e si sono spalleggiati e sostenuti lungo il cammino, non in una gara a chi arriva prima al tesoro ma in un pellegrinaggio verso l’unica mèta; ancora, questi sapienti hanno saputo ascoltare gli uomini che hanno incontrato per strada e gli angeli che in sogno hanno suggerito loro la via migliore.

Quante cose hanno da insegnarci questi uomini!

Tuttavia, c’è un momento fondamentale in questo loro peregrinare che deve interrogarci più di tutti: perché sono partiti? perché hanno lasciato i loro comodi palazzi? Perché hanno intrapreso un viaggio con così tante incognite e con chissà quali ostacoli?

All’inizio del loro percorso c’è sicuramente un desiderio e una certezza: hanno scrutato i cieli con il desiderio di scorgere il segno di un cambiamento importante nella storia (il desiderio ha sempre a che fare con le stelle, de-sidera); la loro certezza era che, in un mondo senza stelle, stava per nascere la stella guida per tutti i popoli.

Quante volte anche noi ci troviamo dispersi e senza una stella da seguire, quante volte ci troviamo a vivere in questa notte che pare non avere confini; e ci sentiamo soli, abbandonati.

I Magi oggi ci invitano a scrutare senza paura il cielo e le stelle, come già Abramo (guarda il cielo e conta le stelle …– Gen 15); Dio non lo troviamo nella nostra mente, lo possiamo vedere solo nelle sue impronte che troviamo nella creazione: il cielo, le stelle, la natura, l’intelligenza degli uomini, gli uomini e le donne di ogni tempo, le sacre scritture che generazioni e generazioni di credenti si sono tramandate nelle più svariate culture … quante impronte di Dio abbiamo sotto gli occhi e noi siamo ciechi, non le vediamo!

E se come i Magi fossimo capaci di lasciare le nostre comode abitazioni, per avventurarci in questa magnifica caccia al Tesoro, faremo la scoperta delle scoperte: Dio non è proprio come quello che ho nella mia testa, Dio è in grado di stupirmi in una presenza umile, semplice, inutile, banale … come quella di un bambino in una umile dimora.

Una caccia al tesoro, quella della fede, che non può che lasciarci a bocca aperta, una caccia al tesoro nella quale certamente mi stupirò di riconoscere in quel piccolo bambino il Re (l’oro), il Dio (l’incenso), il Salvatore (la mirra); da solo non sarei mai riuscito in questa impresa, solo al termine di questo pellegrinaggio condiviso i miei occhi sono pronti a riconoscerlo.

Signore Gesù,
Re dell’Universo,
ti offro il mio oro,
ciò che di più prezioso ho,
la mia vita,
un giorno tu la diedi a me,
ora te la riconsegno come dono d’Amore.

Signore Gesù,
Dio eterno fatto uomo,
ti offro il mio incenso,
le mie preghiere salgano a te,
accoglile e realizzale nel mistero del tuo Amore.

Signore Gesù,
Salvatore dell’umanità sofferente,
ti offro la mia mirra,
le mie azioni,
questo prezioso profumo
sia sempre gradito a te
e sia nel mondo
segno prezioso della tua Presenza.
Amen.

La nostra vita: mistero d’Amore | 5 gennaio 2025

5 gennaio 2025 | 2^ Domenica dopo Natale |

La nostra vita: Mistero d’Amore

E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi.

Sembrano queste le parole chiave di questa 2 domenica dopo Natale, parole che rafforzano il messaggio natalizio, parole che ci aiutano a riflettere sulla presenza continua di Dio nella storia dell’umanità.

Gesù non è nato una volta per sempre 2025 anni fa ma nasce continuamente nella storia cercando di portare luce in mezzo alle tenebre che noi creiamo.

Nasce nel grembo di Maria e nasce in ciascuna delle storie di chi ha il coraggio di accoglierlo; viene deposto nella mangiatoia all’interno di una grotta e allo stesso modo trova un alloggio di emergenza nelle case di cloro che lo riconoscono e gli aprono la porta; viene testimoniato da Giovanni e viene testimoniato oggi da coloro che hanno accolto il suo Amore e non possono fare altro che dirlo al mondo.

È Natale in ciascuna delle nostre esistenze se abbiamo il coraggio di lasciar spazio nella nostra vita a Colui che è la fonte della Vita.

Nella storia dell’umanità in tanti si sono soffermati sulle splendide parole del prologo di Giovanni e in tanti, ammaliati dai misteri in esse raccontati, si sono lasciati travolgere dall’Amore di Dio e si sono convertiti a Lui.

Quanti sforzi facciamo per dire Dio, per cercare di spiegarlo, per fare in modo che tutti possano comprenderlo. Ma Dio non ha bisogno di tutto questo; Dio non può essere compreso, figuriamoci se possiamo spiegarlo! Dio chiede solo di essere accolto nel suo mistero di Amore, quello stesso mistero che possiamo vivere nella relazione con i nostri fratelli; quello stesso mistero che ci investe ogni volta che ci accorgiamo della sua presenza.

Cosa mai potremmo spiegare della grandezza di Dio? Noi siamo quelle tenebre nelle quali la Luce vuole porre la sua dimora. Sembra una richiesta fuori luogo; eppure, Dio sa che in ciascuno di noi c’è la possibilità di poterlo accogliere, perché da lui siamo stati creati, perché a lui stiamo tornando.

La nostra vita è un mistero d’Amore: dall’amore siamo stati creati e verso l’Amore stiamo andando; ciò che ci troviamo a vivere ogni giorno sono i riflessi di questa eternità d’Amore di cui siamo parte e che con difficoltà riusciamo a comprendere.

Signore Gesù,
Verbo eterno del Padre,
Luce che brilla dall’eterno,
rischiara le nostre grige giornate;
fa che i nostri occhi,
curati dall’unguento del tuo Amore,
possano riconoscere i semi della tua presenza
nella nostra storia
e nella storia di chi ci sta accanto;

possano in nostri cuori,
rianimati dal tuo Amore,

accogliere il tuo desiderio
di dimorare tra noi.
Possano le nostre vite,
plasmate dalla tua presenza,
essere testimonianza concreta
del tuo esserci
nella storia dell’umanità.
Amen.

Come una goccia nell’oceano

1 gennaio 2025 | Maria SS. Madre di Dio |

Come una goccia nell’oceano

Iniziamo questo nuovo anno nel segno della maternità: Maria SS. Madre di Dio.

È lo stesso segno che fu dato ai pastori; è il segno di un futuro possibile; la storia non finisce con noi ma i nostri figli avranno il compito di portare avanti ciò che noi consegniamo nelle loro mani, così come noi abbiamo fatto con ciò che i nostri avi hanno messo nelle nostre mani.

In questo giorno di passaggio al nuovo anno siamo invitati a chiamare per nome ciò che lasciamo in eredità ai nostri figli. Non pensiamo a ciò che non è in nostro potere, non pensiamo alle guerre, non pensiamo all’inquinamento, non pensiamo alla fame nel mondo, pensiamo piuttosto a ciò che nel nostro piccolo abbiamo fatto.

A volte pensiamo sia insignificante ciò che possiamo fare noi e ci deprimiamo. Santa Madre Teresa di Calcutta disse: “Quello che facciamo è solo una goccia nell’oceano, ma l’oceano senza quella goccia sarebbe più piccolo”.

Oggi consegniamo nelle mani dei nostri figli questo oceano che è la vita, la storia nella quale si trovano a navigare, quali gocce abbiamo riversato in questo oceano?

La speranza di un mondo nuovo nasce proprio dalla capacità di vivere ogni istante del nostro presente come il luogo in cui poter dare il nostro contributo al futuro.

Come è possibile questo?

Riscoprendoci “figli” e non più “schiavi”. Se fossimo schiavi saremmo sottomessi alla logica del potere che tende a distruggere il mondo ma siccome siamo figli abbiamo tutta l’autorità per vivere nel mondo agendo secondo la nostra volontà.

Prova a domandarti: cosa desideri per il tuo futuro e per quello dei tuoi figli? Cosa metti in pratica nel tuo ordinario affinché un giorno questo possa realizzarsi?

A volte abbiamo l’impressione di essere impotenti di fronte agli eventi della storia, non lasciamoci ingannare: la tua storia è nelle tue mani, sei tu che decidi come viverla anche se attorno a te le cose vanno per i fatti loro.

A volte non comprendiamo cosa succede, a volte non sappiamo come comportarci, a volte ci sembrerà di brancolare nel buio, facciamo come Maria: “custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore”.

Non dobbiamo comprendere tutto né dobbiamo salvare il mondo (per questo ci ha gia pensato Gesù una volta per tutte), nostro compito è alimentare la speranza che un mondo nuovo è possibile e questo lo possiamo fare tenendo lo sguardo sul qui ed ora in cui Dio si fa presente nella nostra storia.

Che il prossimo anno sia ricco di Speranza e di Misericordia, ciascuno di voi e dei vostri cari possa sperimentare la presenza di Dio in ogni istante presente del tempo che ci sarà donato. Amen