Domenica 1 dicembre

1 dicembre 2024 | 1^ Domenica di Avvento – anno C |

La Speranza rende liberi

Ger 33,14-16 | Sal 24 | 1Ts 3,12-4,2 | Lc 21,25-28.34-36

Iniziamo questo nuovo anno liturgico, in questa 1 domenica di avvento nel segno della Speranza.

Già, tu dove trovi la Speranza per continuare a camminare nella storia? Tu uomo e donna, ripiegato su te stesso mentre cerchi un modo sempre nuovo per riempire i tuoi bisogni, per soddisfare le tue fantasie, per accontentare i tuoi capricci, cosa ti spinge ad andare avanti giorno dopo giorno?

Tutto sembra andare a rotoli, il mondo sembra impazzito, parlo del pianeta terra che sembra ribellarsi al dominio dell’uomo e parlo di quel mondo che siamo noi, uomini che abitano questo pianeta, sempre in guerra per un pezzo di terra in più da dominare, sempre alla ricerca di uomini da sottomettere, sempre alla ricerca … di qualcosa che non abbiamo ancora trovato. Il pianeta terra non ci basta ormai più, ora stiamo andando anche a conquistare lo spazio e gli altri pianeti … la sete di dominio ha ormai varcato ogni confine.

Ma tutto sembra andare a rotoli anche nelle nostre relazioni: famiglie sempre più sfasciate e vittime di violenza, amici che si sfruttano l’un l’altro senza preoccuparsi del futuro, governanti che fanno fatica a gestire la “cosa pubblica” perché l’ego domina la società. Parole fondamentali per la crescita dell’uomo svuotate del loro significato più profondo: famiglia, amicizia, amore, genitori, autorità, rispetto, diritti, doveri … che significato hanno oggi queste parole?

Tutto sembra andare a rotoli: tu dove trovi la speranza?

In questo mondo, in questo tempo, in questa vita, oggi Dio ci dice di camminare a testa alta.

Il cristiano oggi deve fare la differenza proprio alzando lo sguardo cioè, distogliendo lo sguardo da sé stesso per guardare in faccia la realtà ed i fratelli che si trova attorno.

Io e te, cristiani che oggi iniziamo il cammino di attesa del nostro creatore e salvatore, siamo chiamati a camminare a testa alta per vedere un futuro migliore oltre la coltre oscura che le polveri di questo mondo stanno creando. C’è una luce che vuole illuminare il mondo, il tempo, l’oggi di ciascuno di noi; quella luce ha un nome ben preciso: Gesù Cristo.

Se noi cristiani non troviamo in lui la speranza per un futuro migliore chi altri potrebbe portarla nel mondo?

Iniziamo questo cammino con il passo giusto, alziamo lo sguardo e preghiamo.

Signore Gesù, creatore e redentore
Speranza di una umanità sempre nuova,
aiutaci ad accogliere la tua Luce
per divenire portatori della tua luce;
aiutaci ad accogliere la tua Parola
per divenire portatori della tua Parola;
aiutaci ad accogliere Te nei nostri cuori
per divenire segni di speranza nel mondo.

Amen.

Domenica 24 novembre

24 novembre 2024 | N. S. Gesù Cristo Re dell’universo – anno B |

Una scomoda Verità

Dn 7,13-14 | Sal 92 | Ap 1,5-8 | Gv 18,33b-37

Dio in Gesù è “venuto nel mondo per dare testimonianza alla verità”.

Queste parole guidano la nostra riflessione in questa 34 domenica del Tempo Ordinario, Pasqua della settimana, solennità di Cristo Re dell’Universo.

Quale verità ci testimonia Gesù?

Lui dice di essere Re di un Regno che non è di questo mondo, ma cosa significa? La verità del suo essere Re si manifesta a noi in un modo non certo chiaro e, secondo i nostri canoni, poco credibile.

La sua potenza è manifestata sulla croce, strumento di tortura e di morte; la sua leadership è riconosciuta solo da poveri, malati, e vedove che divengono anche il suo “esercito”; il suo carisma alla fine pare non essere stato compreso neppure dai suoi seguaci.

Questo Re pare tutto il contrario di ciò che ci aspettiamo.

Ma facciamo un passo indietro. Quali caratteristiche dovrebbe avere Dio per essere il più possibile vicino a me?

Dovrebbe essere uno come tanti altri, che non si estranea dalle masse e non impone il suo pensiero con la forza; deve essere uno che sa parlare un linguaggio comprensibile a tutti e che condivide il nostro modo di vivere. Un Re con queste caratteristiche certamente potrà capirci. Questo Re non può che essere quel Dio che “rovescia i potenti dai troni e innalza gli umili, che ricolma di beni gli affamati e soccorre l’orfano e la vedova” …

Festeggiare Gesù Cristo Re dell’universo contemplando la sua potenza sulla croce non può che aiutarci a ribaltare la nostra visione del mondo. La società in cui viviamo ci offre come modello da seguire colui che con la voce grossa opprime il debole, la nostra fede ci chiede di avvicinarci ai più deboli per risollevarli alla dignità propria dell’uomo; la società in cui viviamo ci chiede di impegnare tutte le nostre energie in una scalata sociale per poter avere più soldi, più immagine e più riconoscimenti, la nostra fede ci chiede di vivere nell’umiltà per mettere in gioco l’amore vero, quell’amore che ci porta a gioire con chi è nella gioia e a soffrire con chi è nel pianto.

Tutti noi sentiamo questo bisogno di vicinanza; eppure, facciamo fatica a convertirci, ad invertire il senso di marcia della nostra vita. Sentiamo cosa dovremmo fare per stare bene e per far stare bene eppure continuiamo a ripiegarci su noi stessi nella speranza di non incrociare lo sguardo di Colui che potrebbe chiedermi di mettere a disposizione la mia esistenza per questa verità così affascinante quanto scomoda.

Oggi Cristo dalla croce guarda anche te e ti chiama a far parte dell’esercito del suo Regno. Tutti siamo chiamati ad investire ciò che siamo e ciò che abbiamo affinché il mondo possa essere sempre più libero dal male che lo avvolge. Non pensare che sia un qualcosa che riguarda altri, non puntare il dito su chi ti sta vicino o sul figlio di qualcun altro. Oggi Dio è entrato nella tua casa e chiede la tua disponibilità per rendersi presente agli uomini e alle donne che da ogni angolo del mondo innalzano a Lui un grido di aiuto.

Signore Gesù,
non sono un grande oratore
ma posso portare la tua presenza nel mondo
con la mia vita,
condividendola con tutti coloro
che chiedono il tuo aiuto.
Non so cosa potrò fare
ma sono disponibile
ad accogliere il tuo invito a seguirti
per divenire parte di quell’esercito
che invii nel mondo a portare amore:

con la solidarietà,
con i sacramenti,
con la compassione.
Eccomi Signore
rendimi segno della tua presenza.
Amen.

Domenica 17 novembre

17 novembre 2024 | XXXIII Domenica del Tempo Ordinario – anno B |

VIII Giornata Mondiale del Povero

Bagliori di speranza

Sarà un tempo di angoscia, di tribolazione, di oscurità dice la Parola di Dio di questa 33 Domenica del Tempo Ordinario, Pasqua della settimana.

Ma di che tempo si parla?

In ogni epoca storica, ricercatori, visionari, saggi e studiosi si sono alternati alla ricerca di una data in cui questa fine del mondo potesse accadere ma … noi siamo ancora qua e la fine del mondo può sembrare ancora dietro il prossimo angolo della storia o ancora molto lontana, a seconda dello sguardo con cui la cerchi.

Ma di cosa sta parlando Gesù ai suoi discepoli? di cosa sta parlando il profeta Daniele?

Se siamo sinceri con noi stessi e leggiamo la storia dell’umanità ci accorgiamo che è tutta un tempo di angoscia e di sofferenza. Ma allora verrebbe spontaneo chiedersi se vale la pena vivere o quale è il senso della vita dell’uomo.

È proprio all’uomo senza speranza, all’uomo che fa fatica a scorgere un futuro, che Gesù oggi si rivolge. La chiave di volta per alimentare la speranza sta nel ramo tenero del fico, cioè nei primi segni dell’estate che si avvicina. Quando tutto pare ormai perduto un tenero ramoscello fa rinascere la speranza.

Gesù dice a noi, suoi seguaci, di non chiudere gli occhi davanti al male che pare governare il mondo ma, in questa oscurità, tenendo lo sguardo bello vigile, ci invita a cogliere quei piccoli bagliori della sua presenza che regalano speranza e ci permettono di proseguire il cammino della vita a testa alta.

Siamo chiamati a pregare con il salmista quest’oggi e ogni giorno della nostra vita: “Proteggimi o Dio: in te mi rifugio”. È il grido dell’uomo che sa di non potercela fare da solo. La vicinanza del Signore nel cammino della vita è ciò che ci permette di superare le difficoltà, di scorgere la luce della Pasqua nell’oscurità del tempo e ci permette così di non perdere di vista la meta del cammino, anche se la strada per raggiungerla rimane oscura e sconosciuta.

Con questa preghiera scopriamo di non essere soli nel cammino; attorno a noi ci sono tanti fratelli e tante sorelle che hanno saputo affidarsi nelle mani di Dio. Tra questi fratelli scorgiamo alcune guide preziose, i più poveri, coloro che, non avendo nulla e nessuno su cui poggiare la propria vita, hanno saputo rivolgersi da subito al Signore.

La preghiera del povero sale fino a Dio” ci dice il papa in questa 8 Giornata Mondiale del Povero. Nel ricordarci quanti poveri oggi innalzano il loro grido di aiuto a Dio, il papa ci chiede di imparare da questi uomini e donne ad avere “un cuore umile, che abbia il coraggio di diventare mendicante. Un cuore pronto a riconoscersi povero e bisognoso”. Da soli non potremo mai trovare la forza per affrontare le sfide della vita; lasciandoci accostare da altri fratelli scopriremo degli ottimi compagni di viaggio e il nostro viaggio diventerà più leggero e mettendoci nelle mani di Dio sperimenteremo la gioia dell’Amore che ci attrae dritti alla meta del cammino.

Riprendiamo quest’oggi le parole del salmo 15 e preghiamo:Io pongo sempre davanti a me il Signore,
sta alla mia destra, non potrò vacillare.
Per questo gioisce il mio cuore
ed esulta la mia anima;
anche il mio corpo riposa al sicuro,
perché non abbandonerai la mia vita negli inferi;
né lascerai che il tuo fedele veda la fossa.
Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena alla tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra.
Amen.

Un folle gesto d’Amore

10 novembre 2024 | XXXII Domenica del Tempo Ordinario – anno B |

Che cosa hanno in comune due vedove con Gesù? E, immaginando di vivere nella cultura giudaica del tempo di Gesù, cosa mai potranno insegnarci due vedove?

Potrebbero essere queste le domande che guidano la nostra riflessione in questa 32 domenica del Tempo Ordinario, Pasqua della settimana.

Entrambe le vedove che le letture ci presentano non hanno ormai più nulla da perdere: la prima ha solo un pugno di farina e un po’ di olio poi … per lei e per suo figlio non resta che attendere la morte; la seconda ha solo due monetine e poi non le resta più nulla per potersi sfamare. Nella loro situazione cosa avreste fatto?

Prova a usare la tua fantasia: ti arriva in casa uno straniero ti chiede dell’acqua e un pezzo di pane … tu hai solo un po’ di farina per far giusto un panino, l’ultimo pasto per te e tuo figlio … cosa fai?

Oppure: ti restano due spiccioli e poi non puoi permetterti di comprare neppure un panino per l’ultimo pasto, cosa fai?

Le due vedove non hanno esitato: la prima ha ascoltato la parola dell’ospite straniero e ha offerto a lui da mangiare prima che al proprio figlio; la seconda non ci ha pensato un attimo e ha donato tutto ciò che aveva per vivere nel tesoro del Tempio!

Queste due vedove vanno decisamente contro la cultura contemporanea che mette al centro il proprio io e poi, se avanza qualcosa, forse penso anche agli altri!

Questa domenica ci introduce a quella che sarà la settimana dei poveri e che culminerà nella giornata mondiale dei poveri domenica prossima. Queste due vedove ci chiedono di spalancare gli occhi e di metterci nelle mani di Dio. Non importa quanto hai a disposizione, ciò che conta è come lo investi.

Ogni gesto d’altruismo è un gesto d’amore e non può che arrivare dal cuore di Dio. Investire nell’Amore al prossimo porta sempre alla scoperta di una moltiplicazione: proprio come la farina della giara non venne meno e come l’orcio dell’olio non diminuì.

Ma abbiamo ancora una domanda in sospeso: cosa hanno in comune con Gesù queste due vedove? Anche Gesù non si è tirato indietro nel momento in cui ha dovuto decidere tra la sua vita e quella degli altri uomini. Così come queste due donne hanno donato tutto quello che avevano, tutto quanto avevano per vivere, anche Gesù non ha giocato al risparmio, ha donato tutta la sua vita.

Non è certamente semplice entrare nella logica dell’Amore, significa avere il coraggio di andare contro corrente, contro la società ma anche contro i nostri desideri, non ultimo quello di poter vivere. Signore Gesù,
apri il mio cuore
affinché possa riconoscere
la fame d’Amore
dei fratelli che vivono
accanto a me.
Apri le mie orecchie
affinché possa udire
il grido
di colui che cerca
un pezzo di pane
e un bicchiere d’acqua.
Apri i miei occhi
affinché possa scorgere
nel silenzio di tanti scoraggiati
il grido di coloro
che desiderano vivere.
Amen.

Amore senza confini

3 novembre 2024 | XXXI Domenica del Tempo Ordinario – anno B |

Se un uomo covasse in cuor suo il desiderio di diventare santo (abbiamo appena parlato della santità nei giorni scorsi), quale comandamento deve osservare?

Pare essere questa la domanda che lo scriba pone a Gesù in questa 31 domenica del Tempo Ordinario, Pasqua della settimana.

Ma se sai gia la risposta perché fai la domanda? Verrebbe da chiedere a quest’uomo. Questo scriba, infatti, conosce bene le scritture, conosce e sa interpretare la Legge ed infatti è lui stesso a confermare e spiegare la risposta di Gesù.

Gesù, infatti, si limita a esporre la Legge: “Ascolta, Israele! … amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza […] Amerai il tuo prossimo come te stesso”; ma è lo scriba a confermare la sua risposta “Hai detto bene, Maestro…”. Ma allora dove è la difficoltà? Perché questo scriba così sapiente non è ancora nel Regno dei cieli ma “non ne è lontano”? Cosa gli manca ancora?

Un conto è la teoria e un conto la pratica. Non basta conoscere la Legge con la propria testa, e neppure amarla con il cuore, è necessario applicarla nelle situazioni di tutti i giorni.

Il prossimo di cui si parla nel Vangelo è certamente il più vicino a te, la persona che hai scelto per la vita, coloro che hai deciso di ospitare a casa tua … ma questo non basta. Il prossimo che abbiamo scelto, è colui a cui doniamo un amore naturale, sono i nostri figli, nostro marito/nostra moglie, i nostri genitori, i nipoti, gli amici con cui ci divertiamo … ma questo non basta, nostro prossimo, cioè colui che sta più vicino a noi, a volte è uno di passaggio o qualcuno con cui facciamo fatica ad andare d’accordo, o qualcuno, addirittura, che ci mette i bastoni tra le gambe… è a questi prossimi che il vangelo ci chiede di dare importanza, di amare accogliendoli così come sono. Solo così possiamo essere trasparenza dell’Amore di Dio, quello stesso Amore che ci accoglie così come siamo, senza chiederci nulla in cambio, gratuitamente appunto.

Se solo avessimo il coraggio di “Ascoltare” i suoi insegnamenti!

È solo nella sua Parola, infatti, che possiamo scoprire la meraviglia di Dio: la sua misericordia, la sua paternità e maternità, la sua sofferenza per l’umanità dispersa …

È solo nella sua Parola che possiamo innamorarci di Lui. Signore Gesù,
Maestro dell’umanità
desiderosa di scoprire la Verità,
alimenta in ciascuno di noi
il desiderio della santità;
fa che ci mettiamo in ascolto della tua Parola
con animo accogliente,
con acuta intelligenza,
con cuore caldo.
Fa che,
sperimentando su di noi il tuo Amore gratuito,
possiamo donarlo ai nostri fratelli,
quelli che abbiamo accolto nella nostra storia,
e quelli che ci ritroviamo sul cammino.
La nostra presenza nel mondo
sia trasparenza della tua presenza,
chi vede noi possa scorgere il tuo volto,
chi ascolta noi possa ascoltare la tua Parola,
chi accoglie il nostro amore
possa sentirsi eternamente amato da te
che sei Amore infinito.
Amen.

Le radici della nostra esistenza

2 novembre 2024 | Commemorazione di tutti i fedeli defunti

Se ieri abbiamo ricordato i santi per comprendere dove stiamo andando, oggi la liturgia nel ricordo dei nostri cari morti in Cristo, ci apre lo sguardo sul passato da dove veniamo.

Ricordare i nostri cari defunti infatti ci lega al passato che ci ha formato e senza il quale noi ora non saremmo qui.

Certo immediatamente noi pensiamo ai nostri cari che da poco sono morti lasciando un vuoto nelle nostre vite, ma il nostro sguardo oggi è invitato ad andare oltre per scoprire come la nostra storia è radicata nell’umanità.

Nella Bibbia troviamo spesso elenchi di lunghe genealogie, dello stesso Gesù gli evangelisti Matteo e Luca ne ricostruiscono la discendenza, il primo fino ad Abramo e il secondo addirittura fino ad Adamo.

Se noi provassimo ad andare in dietro nel tempo ricordando i nostri avi, fino a quando siamo in grado di risalire? Ricordo che un giorno un prete Etiopico mi spiegò bene questa questione facendomi il suo esempio, rimasi colpito e un po’ imbarazzato nel sentire i nomi dei suoi antenati fino a quindicesima generazione!

Coloro che hanno formato l’albero della nostra famiglia e che ora ne sono le radici, non ci potranno mai abbandonare. Ora, risorti in Cristo, collaborano alla sua missione redentrice. Passo dopo passo, alimentano le nostre esistenze affinché un giorno anche noi possiamo godere della pace eterna.

Ieri, dunque, il desiderio della santità in compagnia di fratelli maggiori, oggi un aiuto ed uno sprono da coloro ai quali dobbiamo la nostra esistenza. I nostri cari sono i santi protettori della nostra famiglia, sono coloro che hanno a cuore la nostra santità e che per questo non ci abbandoneranno mai. Loro, come tutti i santi che abbiamo festeggiato ieri, sono già uno in Cristo Gesù, e l’amore che li ha contraddistinti su questa terra diviene per ciascuno di noi testamento di speranza per l’eternità. Che i nostri cari, accolti nelle schiere dei santi per la grazia della risurrezione di Cristo, siano per ciascuno di noi, protettori, guide e testimoni nelle vie della vita che portano alla santità eterna. Amen.

I santi: fratelli maggiori nel cammino della vita

1 novembre 2024 | Solennità di tutti i santi

Ogni anno i cristiani si radunano nelle proprie chiese il primo di novembre per ricordare in maniera solenne tutti i santi che ci hanno preceduto.

Chi sono questi santi? Perché li vogliamo ricordare? È proprio così necessario ricordarli?

La pedagogia insegna che ogni uomo per crescere ha bisogno di figure di riferimento. Come la mamma e il papà insegnano al proprio figlio a fare i primi passi nel mondo così i santi ci accompagnano sul cammino della santità.

I santi sono uomini e donne come ciascuno di noi che hanno camminato per le strade del mondo in un determinato periodo storico, proprio come me e come te in questo momento. Certo alcune delle loro storie sono molto particolari e facilmente frutto della fantasia di qualche buon “catechista” che aveva l’intento di trasmettere dei valori molto alti, ma altre storie, soprattutto quelle vicine a noi nel tempo, dipingono uomini, donne, ragazzi e ragazze che portano nel cuore Gesù e che in ogni istante della loro vita si impegnano a testimoniarlo e a comprenderlo sempre di più. Non stiamo parlando di persone con dei superpoteri tali da vivere sopra ogni difficoltà della vita, non stiamo neppure parlando di persone che hanno vissuto ritirate nel loro mondo lontano dalle fatiche dell’ordinario. Se proprio vogliamo parlare di superpoteri … l’unico superpotere che hanno coltivato e vissuto nella loro esistenza è quello dell’Amore ricevuto e donato.

Parlare di santi oggi sembra fuori luogo, eppure le nuove generazioni sono sempre a “caccia” di figure reali da prendere come esempio.

Parlare di santi nel 2024 significa coltivare il desiderio della santità. Purtroppo, su questo argomento trovo spesso adulti sempre più spenti, dubbiosi e sconsolati. Come possiamo dare speranza ai nostri giovani se il mondo adulto ha gia gettato la spugna?

Tutti noi abbiamo bisogno di una meta per poter camminare gioiosi e a testa alta in mezzo alle prove della vita. Questa meta ci attende tutti e si chiama “santità”.

I santi ci sono d’esempio e di sprono per camminare giorno dopo giorno raccogliendo le forze da quella speranza che ci precede e ci illumina: la speranza del Risorto. Leggiamo le vite dei santi, raccogliamo i loro esempi di vita, facciamo di loro dei fratelli maggiori che passo dopo passo ci guidano nel cammino della vita. Amen.

Un popolo salvato dall’Amore

27 ottobre 2024 | XXX Domenica del Tempo Ordinario – anno B |

In questa 30 domenica del tempo ordinario, Pasqua della settimana, la Parola ci offre per la meditazione due folle.

Nella prima lettura troviamo la profezia di una gran folla che ritorna dall’esilio tra le consolazioni donate dal Signore; nel vangelo molta folla segue Gesù assieme ai suoi discepoli.

La folla della profezia sembra vedere bene la meta del suo cammino, è illuminata infatti dalla speranza di ritornare nella propria terra, la terra che Dio aveva donato ai padri; per quanto riguarda la folla al seguito di Gesù … non lo so, ma ci viene raccontata la storia del cieco Bartimeo che può bene rappresentare tutta la folla; quest’uomo ha trascorso buona parte della sua vita senza vedere, brancolando nel buio, muovendosi a tentoni in mezzo alle difficoltà della vita ma una cosa la vedeva chiaramente: in Gesù di Nazareth ha la certezza di poter tornare a vedere. Mi piace pensare che questa sia la speranza di tutti coloro che seguivano Gesù, ma sarà stato davvero così?

Probabilmente allora come oggi tanti seguivano Gesù, allora letteralmente, su e già per le strade della Palestina, oggi chiedendo i sacramenti per i figli, andando a messa la domenica, fruendo delle attività delloratorio e chissà in quali altri modi, ma, allora come oggi, non tutti ci vedevano bene, uno solo ha avuto il coraggio di rivolgersi al maestro “Figlio di Davide abbi pietà di me! – Rabbunì, che io veda di nuovo!”.

Bartimeo aveva coscienza del suo limite e per questo portava in corpo il desiderio di essere guarito.

Noi tutti oggi abbiamo pregato insieme “Grandi cose ha fatto il Signore per noi”, ma lo crediamo veramente? Tra poco diremo Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa, ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato, ma lo crediamo veramente? All’inizio della celebrazione ci siamo battuti il petto chiedendo perdono, ma siamo davvero pentiti?

Queste domande le faccio a me anzitutto perché spesso, quando siamo nella folla, corriamo il rischio di camminare per inerzia, di muoverci perché chi sta attorno a noi si muove, e a volte rischiamo di andare in una direzione senza neppure conoscere la meta. Ricordo che durante la Giornata Mondiale dei Giovani a Parigi, nel lontano 1997 una ragazza si era persa proprio perché, immersa nella folla, si era lasciata trasportare finché si è ritrovata esattamente dalla parte opposta al luogo del nostro ritrovo. La folla non è un popolo che cammina sostenendosi vicendevolmente mentre cammina verso un’unica meta, la folla è un insieme di anonimi che cammina, ciascuno pensando ai propri affari e andando verso la propria meta indipendente dalla meta degli altri.

Quest’oggi siamo arrivati in questa chiesa ciascuno dalle proprie case, percorrendo strade diverse e magari con motivazioni diverse; qui abbiamo incontrato tutti lo stesso messaggio ed abbiamo scoperto tutti di avere qualcosa in comune gli uni con gli altri. Tra poco ciascuno tornerà sulle strade della propria vita ma se l’incontro con il Cristo non ci ha spalancato gli occhi sulla meraviglia di coloro che ci stanno seduti accanto … beh, forse non abbiamo ancora realizzato di essere ciechi e proprio perché ciechi non possiamo scorgere le grandi cose che il Signore sta facendo in questo momento per noi!

Preghiamo anche noi con Bartimeo:

Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!
Fa che io veda di nuovo!
Aiutami a vedere il tuo volto
nel volto di ciascuno dei miei fratelli;
Aiutami a vedere la tua presenza
negli avvenimenti della storia;
Aiutami a riscoprire le meraviglie
che hai posto accanto a me!
Alimenta in me la speranza
di poter camminare presto
immerso nel popolo dei salvati
dal tuo Amore.
Amen.

Testimoni dell’Amore

20 ottobre 2024 | XXIX Domenica T.O. – anno B | 98^ Giornata Missionaria Mondiale |

In questa 29^ Domenica del Tempo Ordinario, Pasqua della settimana, la parola di Dio ci mette di fronte a due modi diversi di vivere la vita.

Da una parte il desiderio degli apostoli, che spesso e volentieri corrisponde anche al nostro desiderio; dall’altra l’invito di Gesù.

Gli apostoli si rivolgono a Gesù e, molto umanamente, avendo bene in mente che il Messia è colui che finalmente toglierà il popolo di Israele dalle mani dell’impero oppressore, chiedono di far parte di coloro che governeranno il popolo, Gesù sarà il nuovo re e loro saranno i suoi consiglieri. È un po’ quello che facciamo noi quando spieghiamo a Dio come governare il mondo: Signore ferma le guerre, fai in modo che i bambini non vengano sfruttati e maltrattati, fammi andare bene la verifica, fai che mi diano un aumento di stipendio, fammi guarire da questa malattia, risolvi il problema della fame nel mondo … e così di seguito.

La risposta di Gesù ci spiazza. Anzitutto ci chiede di essere esattamente al contrario di coloro che sono a capo delle azioni. Potremmo magari essere anche d’accordo con questo invito, dopotutto se le cose non vanno bene nel mondo è colpa di chi è al governo!

Gesù però non intende in questo modo le sue parole: “chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti”. Gesù non ci indica quali ruoli dobbiamo avere nel mondo, non ci dice cosa dobbiamo fare ma come dobbiamo essere, ci indica il modo in cui vive ciascuno dei nostri ruoli nel mondo. Sia che tu sia politico, manager, operaio, attore, imbianchino, ingegnere, avvocato, Papa, medico, infermiere, operatore ecologico, sia che tu sia madre, padre o figlio, devi esserlo nel segno della Carità. È solo stando al servizio degli altri che possiamo scoprirci imitatori del Cristo Crocefisso. È solo agendo dietro le quinte che finiamo per scoprire di essere seduti alla destra e alla sinistra di Gesù, proprio come i due ladroni sulla croce.

In questa 98^ Giornata Missionaria Mondiale il Papa ci in vita a scoprire che “I discepoli-missionari di Cristo hanno sempre nel cuore la preoccupazione per tutte le persone di ogni condizione sociale o anche morale.” Questo mi pare possibile solo se, nel silenzio dell’esercizio quotidiano delle nostre attività ci facciamo testimoni dell’amore che Dio ci ha manifestato nel Cristo crocefisso.

Signore Gesù
rendici testimoni del tuo Amore,
nelle nostre case,
nelle nostre scuole,
nei nostri posti di lavoro,
al bar,
al supermercato,
sul campetto di calcio,
in palestra,
in piscina,
al cinema,
Signore Gesù
rendici testimoni del tuo amore.

Amen

Do ut des, un’offerta per la Vita

13 ottobre 2024 | XXVIII Domenica T. O. – B |

La conosciamo bene la storia del “giovane ricco” che ci viene presentata dal Vangelo di questa 28 Domenica del Tempo Ordinario, Pasqua della settimana, ma qualcosa continua a sfuggirci.

Questo tale di cui Marco non fa il nome (potrebbe essere davvero ciascuno di noi), inizia bene la sua domanda: “Maestro buono”.

Come Gesù puntualizza “solo Dio è buono”; significa che questo tale considera che Gesù sia Dio. A questo punto è fatta, potrebbe pensare ciascuno di noi lettori, se si rivolge a Gesù come ci si rivolge a Dio allora è disposto a fare tutto ciò che lui gli domanderà.

Vediamo dunque come prosegue la domanda: “Cosa devo fare per avere …

Ma come … la fede è questione di dare e avere? Do ut des, dicevano un tempo? Ma la fede è questione di libertà e di amore, Dio è un Padre misericordioso, come è possibile pensare che possa aspettarsi qualcosa da noi per poterci donare il suo amore?

Mi risuonano in mente altre parole di Gesù: “se voi che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono” (Lc 11,13).

Ma non scandalizziamoci per la domanda inopportuna di questo tale, anche noi la pensiamo così: devi andare a messa se vuoi andare in paradiso (o “se vuoi salvarti”, a seconda delle versioni); devi fare le preghiere del mattino e della sera; devi dire il rosario; devi fare l’elemosina … e via dicendo. Quasi che la salvezza fosse il premio di una tessera a punti: la messa 10 punti; le preghiere del mattino e della sera 5; il rosario … quando la tessera è completata possiamo scambiarla con la salvezza!

La salvezza, appunto. Ma noi sentiamo il bisogno di essere salvati? Cioè, sentiamo il bisogno di farci tirare fuori dalla logica di male in cui con troppa facilità continuiamo a ricadere? Provo a dirlo in altre parole: desidero “essere perfetto come è perfetto il Padre nostro celeste” (cfr. Mt 5,18)? Mi spiego ancora meglio: desidero diventare santo?

Perché se non ho ben chiara la mèta non farò nessuno sforzo per ottenerla.

La via che Gesù suggerisce al tale del vangelo non è quella del baratto ma quella dell’amore: “va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri”.

Anche noi a questo punto ci scontriamo con la dura verità delle zavorre che ci portiamo dietro per tutta la vita. Quante cose limitano le nostre azioni, quante cose irrigidiscono le nostre relazioni!

Mi viene in mente l’immagine di una mongolfiera. Noi siamo così, più pesi ci portiamo dietro e più difficile sarà raggiungere le quote più altre. Non resta che invocare il dono del fuoco dello Spirito perché possa scaldare i nostri cuori ed aiutarci a sminuire l’importanza delle cose che ci tengono legati a questa terra. Tutto ciò che siamo e abbiamo è un dono di Dio, un dono talmente prezioso che sarebbe sprecato rinchiuso un caveau di sicurezza; Gesù ci chiede di fare un investimento rischioso: donalo a chi ne hanno bisogno per migliorare la propria vita. Signore Gesù,
tu che hai offerto la tua vita
per la salvezza di tutti gli uomini,
manda il tuo Spirito creatore
su ciascuno di noi
affinché possiamo scoprirci
tuoi doni preziosi
per l’umanità sofferente.
Amen.