7 gennaio | Battesimo di Gesù

Immersione nella storia dell’umanità

Ci troviamo quest’oggi difronte ad uno dei misteri della nostra fede, forse quello più nascosto: perché Gesù ha dovuto farsi battezzare?

Perché è questo che celebriamo in questa ultima domenica del tempo di Natale!

Gesù ha vissuto la maggior parte della sua vita nel nascondimento, prima come un bambino e poi come un giovane del suo tempo. Prima ha vissuto come migrante in terra straniera, poi rientrato in patria, nella sua Nazareth, è cresciuto andando a scuola e imparando il mestiere di papà Giuseppe. Intorno ai trent’anni scende dalle colline e va al Giordano dove il cugino Giovanni stava predicando e battezzando per il perdono dei peccati.

Dio entra nella storia degli uomini e confonde la sua storia nella storia dell’umanità di sempre: nella storia dei fuggiaschi, nella storia di coloro che vivono un piccolo borgo insignificante agli occhi del mondo, nella storia di chi cerca di guadagnarsi il pane con un lavoro onesto, nella storia faticosa di ogni bambino che cresce e di ogni genitore alle prese con un bambino che forse a tratti vuole crescere troppo in fretta. Dio mescola la sua storia eterna con la storia quotidiana e ordinaria dell’uomo di ogni tempo.

In questo desiderio di essere il prossimo (cioè il più vicino) di ogni essere vivente, Dio accoglie anche il gesto rituale del battesimo. Gesù si immerge prima nella folla che attende il suo turno sulle sponde del Giordano e poi, uno come tanti prima e dopo di lui, entra nell’acqua e … in quell’acqua succede qualcosa di diverso rispetto a ciò che tutti si potevano aspettare. Lui, il Dio incarnato senza ombra di peccato, si immerge nelle acque rese immonde dai peccati di tutti quegli uomini che in quelle acque si sono lavati via tutte le immondezze di cui erano ricoperti e … uscendo da quell’acqua porta con sé tutto ciò che in quell’acqua era stato lavato. Proprio come se prendessimo un vestito bianco bello pulito e lo immergessimo in una pozzanghera piena di fango.

Ed è in questo riemergere ricoperto dalla sporcizia dell’umanità che viene riconosciuto dal Padre: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”.

È proprio in quello sporcarsi che Gesù viene riconosciuto dal Padre così come proprio sulla croce sarà riconosciuto dal centurione.

Signore Gesù,
Tu che con coraggio
hai accolto su di te ogni mio peccato;
Tu che mi hai mostrato l’umiltà
di scendere nelle profondità
più oscure dell’umanità per cercarmi;
Tu che hai osato affiancarti
alla storia di ogni uomo di ogni tempo,

aiutami a vivere la mia fede
nell’umiltà,
nell’abbandono,
nella fiducia,
nel coraggio.
Fa che sul tuo esempio
possa avvicinarmi ai più assetati di te
per accompagnarli nel cammino
di riconoscimento della tua presenza.
Amen

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