Lunedì 11 novembre

LUNEDÌ 11 NOVEMBRE | S. Martino di Tours, vescovo

Dal Vangelo di Luca (17,1-6)

Disse ai suoi discepoli: “È inevitabile che vengano scandali, ma guai a colui a causa del quale vengono. È meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. State attenti a voi stessi!

Se il tuo fratello commetterà una colpa, rimproveralo; ma se si pentirà, perdonagli. E se commetterà una colpa sette volte al giorno contro di te e sette volte ritornerà a te dicendo: “Sono pentito”, tu gli perdonerai”.

Gli apostoli dissero al Signore: “Accresci in noi la fede!”. Il Signore rispose: “Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.

COMMENTO

Lo sguardo di misericordia di Dio su di noi e sempre disposto ad offrirci una possibilità sempre nuova, perché mosso dal dolore di averci distanti. Potremmo anche dire che noi siamo sempre al centro dei pensieri e quindi dalle preoccupazioni di Dio, proprio come ogni figlio, è sempre al centro dei pensieri e delle preoccupazioni dei propri genitori. Finché la misericordia è rivolta nei nostri confronti tutto va bene e ci fa pure comodo, ma quando ci viene chiesto di metterla in pratica nei confronti dei nostri fratelli iniziano tutte le nostre rimostranze.

Ma quanto ci stanno davvero a cuore questi fratelli? Quanto sono disposto a consumarmi pur di aiutare un fratello ad uscire dal tunnel di morte che sta attraversando senza rendersene conto? Accresci, Signore, è la mia fede, affinché possa fare della mia vita uno strumento della tua misericordia. Amen.

Un folle gesto d’Amore

10 novembre 2024 | XXXII Domenica del Tempo Ordinario – anno B |

Che cosa hanno in comune due vedove con Gesù? E, immaginando di vivere nella cultura giudaica del tempo di Gesù, cosa mai potranno insegnarci due vedove?

Potrebbero essere queste le domande che guidano la nostra riflessione in questa 32 domenica del Tempo Ordinario, Pasqua della settimana.

Entrambe le vedove che le letture ci presentano non hanno ormai più nulla da perdere: la prima ha solo un pugno di farina e un po’ di olio poi … per lei e per suo figlio non resta che attendere la morte; la seconda ha solo due monetine e poi non le resta più nulla per potersi sfamare. Nella loro situazione cosa avreste fatto?

Prova a usare la tua fantasia: ti arriva in casa uno straniero ti chiede dell’acqua e un pezzo di pane … tu hai solo un po’ di farina per far giusto un panino, l’ultimo pasto per te e tuo figlio … cosa fai?

Oppure: ti restano due spiccioli e poi non puoi permetterti di comprare neppure un panino per l’ultimo pasto, cosa fai?

Le due vedove non hanno esitato: la prima ha ascoltato la parola dell’ospite straniero e ha offerto a lui da mangiare prima che al proprio figlio; la seconda non ci ha pensato un attimo e ha donato tutto ciò che aveva per vivere nel tesoro del Tempio!

Queste due vedove vanno decisamente contro la cultura contemporanea che mette al centro il proprio io e poi, se avanza qualcosa, forse penso anche agli altri!

Questa domenica ci introduce a quella che sarà la settimana dei poveri e che culminerà nella giornata mondiale dei poveri domenica prossima. Queste due vedove ci chiedono di spalancare gli occhi e di metterci nelle mani di Dio. Non importa quanto hai a disposizione, ciò che conta è come lo investi.

Ogni gesto d’altruismo è un gesto d’amore e non può che arrivare dal cuore di Dio. Investire nell’Amore al prossimo porta sempre alla scoperta di una moltiplicazione: proprio come la farina della giara non venne meno e come l’orcio dell’olio non diminuì.

Ma abbiamo ancora una domanda in sospeso: cosa hanno in comune con Gesù queste due vedove? Anche Gesù non si è tirato indietro nel momento in cui ha dovuto decidere tra la sua vita e quella degli altri uomini. Così come queste due donne hanno donato tutto quello che avevano, tutto quanto avevano per vivere, anche Gesù non ha giocato al risparmio, ha donato tutta la sua vita.

Non è certamente semplice entrare nella logica dell’Amore, significa avere il coraggio di andare contro corrente, contro la società ma anche contro i nostri desideri, non ultimo quello di poter vivere. Signore Gesù,
apri il mio cuore
affinché possa riconoscere
la fame d’Amore
dei fratelli che vivono
accanto a me.
Apri le mie orecchie
affinché possa udire
il grido
di colui che cerca
un pezzo di pane
e un bicchiere d’acqua.
Apri i miei occhi
affinché possa scorgere
nel silenzio di tanti scoraggiati
il grido di coloro
che desiderano vivere.
Amen.

Sabato 9 Novembre

SABATO 9 NOVEMBRE | Dedicazione della Basilica Lateranense

Dal Vangelo di Giovanni (2,13-22)

Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori dal tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: “Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!”. I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divorerà.

Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: “Quale segno ci mostri per fare queste cose?”. Rispose loro Gesù: “Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere”. Gli dissero allora i Giudei: “Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?”. Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.

COMMENTO

C’è un tempio preziosissimo nel quale ciascuno di noi può fare esperienza di Dio. Ma ci sono alcune condizioni da rispettare per poterlo scorgere.

Anzitutto è necessario liberarsi delle tante, a volte troppe cose che possono accalappiare la nostra attenzione. In secondo luogo, bisogna avere la consapevolezza che Dio non si fa corrompere. Terzo è solo nel silenzio della morte di noi stessi che lo possiamo trovare.

Solo nel morire noi stessi, nel silenzio e nell’ascolto, possiamo scorgere la presenza di Dio nel preziosissimo tempio del nostro essere. Regaliamoci quest’oggi un po’ di tempo da vivere nel silenzio. Lasciamoci stupire dal miracolo della Vita che ci abita. Amen.

Venerdì 8 novembre

Dal Vangelo di Luca (16,1-8)

Diceva anche ai discepoli: “Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”. L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua“. Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”. Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.

COMMENTO

Qual è la cosa più importante della vita? Il Vangelo ci presenta un genio dell’economia, un furbetto della finanza. Negli anni di lavoro si è fatto un tesoretto rubando al suo padrone e quando è stato scoperto, e quindi licenziato, si è accorto che tutti quei soldi non gli bastavano per rivivere. Davanti a sé vedeva soltanto un futuro nella solitudine. Senza relazioni vere la nostra vita perde di significato, i soldi non possono comprare amore e affetto. Gesù ci sprona ad investire in affetto, relazioni, amici, ascolto, condivisione… Sono questi i veri tesori per i quali vale la pena vivere, sono questi i veri tesori che rendono la nostra esistenza un mistero d’amore.

Giovedì 7 novembre

GIOVEDÌ 7 NOVEMBRE

Dal Vangelo di Luca (15,1-10)

Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: “Costui accoglie i peccatori e mangia con loro”. Ed egli disse loro questa parabola:

“Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.

Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte”..

COMMENTO

La convinzione del cristiano medio è che la propria vita sia un cammino alla ricerca di Dio. Giorno dopo giorno ne scopro un pezzetto e al termine della vita finalmente scoprirò il volto tanto desiderato. In realtà il Dio di Gesù Cristo non se ne sta seduto comodo nel salotto di casa in attesa che noi bussiamo alla sua porta. Il Dio di Gesù Cristo si scomoda e viene a cercarci perché è preoccupato per noi, perché nel suo amore smisurato per l’uomo non può perdere né stare lontano da nessuno dei suoi figli. Già in Abramo Dio si manifesta all’umanità, e poi nei profeti e in ultimo in Gesù Cristo addirittura decide di condividere l’esperienza terrena dei suoi figli. Questo Dio non è un reclutatore o un mercenario, ma cerca di recuperare relazioni d’amore con i suoi figli più lontani perché possano fare di nuovo l’esperienza del calore materno e paterno che li ha introdotti alla vita.

Lasciamoci trovare da Dio, lasciamo che il suo amore plasmi di nuovo le nostre esistenze. Amen.

Mercoledì 6 novembre

MERCOLEDÌ 6 NOVEMBRE

Dal Vangelo di Luca (14,25-33)

Una folla numerosa andava con lui. Egli si voltò e disse loro: “Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.

Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.

COMMENTO

La fede non è qualcosa di semplice. Per troppo tempo l’abbiamo presentata come una favola a lieto fine, ma non è così. La fede non è roba da bambini, è una questione da adulti.

Nel Vangelo oggi Gesù ci chiede consapevolezza per aderire alla sua proposta. Per essere cristiano devi lasciare al secondo posto nella gerarchia dei tuoi interessi tutto ciò che umanamente sembra costituire la tua persona: gli affetti. Questo non significa diventare anaffettivi, ma significa che quegli affetti diventano veri e profondi solo alla luce della nostra relazione con Dio che, pertanto, deve restare al primo posto, sempre.

La seconda cosa di cui dobbiamo essere consapevoli è la croce quotidiana. Fatiche, sofferenze e incomprensioni non devono mai mancare nel cammino del cristiano. Pertanto, lamentarsi della difficoltà del cammino non serve a nulla. Questo non significa che dobbiamo andare a cercare il martirio; la vita ordinaria è già il nostro martirio che dobbiamo vivere nella luce della Pasqua. Ed è nei suoi riflessi luminosi che possiamo godere dell’accompagnamento di Dio sul cammino della vita ed è da questa presenza costante e discreta che acquistiamo forza e coraggio per affrontare a testa alta e nella speranza le sfide della vita. Amen.

Martedì 5 novembre

MARTEDÌ 5 NOVEMBRE

Dal Vangelo di Luca (14,15-24)

Uno dei commensali, avendo udito questo, gli disse: “Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!”. Gli rispose: “Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, è pronto”. Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: “Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Mi sono appena sposato e perciò non posso venire”. Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone. Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: “Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi”. Il servo disse: “Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c’è ancora posto”. Il padrone allora disse al servo: “Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia. Perché io vi dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena””.

COMMENTO

C’è sempre qualcosa da fare prima di dare tempo a Dio. Tanto lui ha l’eternità qui invece il tempo scarseggia sempre.

Non ti ho visto messa domenica. Ero con la mia famiglia in montagna, al lago, al centro commerciale… avevo i compiti da fare, dovevo studiare … è l’unico giorno che posso riposare… dovevo fare il giardino… quante altre scuse ho sentito in questi anni!

Se è vero che Dio ha l’eternità per aspettarci, noi abbiamo solo questo tempo per incontrarlo. La meraviglia del Regno dei cieli può davvero iniziare qui e ora, in ciascuna delle bellissime situazioni che desideriamo vivere. Mettendo Dio al primo posto avremo la possibilità di sperimentare ogni attività, impegno, situazione della vita come un dono nel quale vivere l’amore di Dio.

Per tutte le volte che non ti abbiamo messo al primo posto, signore, ti chiediamo perdono.

Lunedì 4 novembre

Lunedì 4 novembre | San Carlo Borromeo, vescovo

Dal Vangelo di Luca (14,12-14)

Disse poi a colui che l’aveva invitato: “Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti”.

COMMENTO

Facciamo regali perché ci hanno invitati, non possiamo fare brutte figure! Il nostro regalo deve essere un po’ più bello di quello che l’altro mi ha già fatto. Oppure, lo invito a cena così poi lui mi invita a quell’evento a cui parteciperanno tutti. Questa è la normalità nella nostra società.

Gesù, nel Vangelo di oggi, ci invita a fare esattamente il contrario: “Sarai beato perché i tuoi invitati non hanno da ricambiarti”. Gesù ci sprona così alla gratuità.

Per tutte quelle volte che abbiamo mercificato le nostre relazioni, signore, ti chiediamo perdono.

Amore senza confini

3 novembre 2024 | XXXI Domenica del Tempo Ordinario – anno B |

Se un uomo covasse in cuor suo il desiderio di diventare santo (abbiamo appena parlato della santità nei giorni scorsi), quale comandamento deve osservare?

Pare essere questa la domanda che lo scriba pone a Gesù in questa 31 domenica del Tempo Ordinario, Pasqua della settimana.

Ma se sai gia la risposta perché fai la domanda? Verrebbe da chiedere a quest’uomo. Questo scriba, infatti, conosce bene le scritture, conosce e sa interpretare la Legge ed infatti è lui stesso a confermare e spiegare la risposta di Gesù.

Gesù, infatti, si limita a esporre la Legge: “Ascolta, Israele! … amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza […] Amerai il tuo prossimo come te stesso”; ma è lo scriba a confermare la sua risposta “Hai detto bene, Maestro…”. Ma allora dove è la difficoltà? Perché questo scriba così sapiente non è ancora nel Regno dei cieli ma “non ne è lontano”? Cosa gli manca ancora?

Un conto è la teoria e un conto la pratica. Non basta conoscere la Legge con la propria testa, e neppure amarla con il cuore, è necessario applicarla nelle situazioni di tutti i giorni.

Il prossimo di cui si parla nel Vangelo è certamente il più vicino a te, la persona che hai scelto per la vita, coloro che hai deciso di ospitare a casa tua … ma questo non basta. Il prossimo che abbiamo scelto, è colui a cui doniamo un amore naturale, sono i nostri figli, nostro marito/nostra moglie, i nostri genitori, i nipoti, gli amici con cui ci divertiamo … ma questo non basta, nostro prossimo, cioè colui che sta più vicino a noi, a volte è uno di passaggio o qualcuno con cui facciamo fatica ad andare d’accordo, o qualcuno, addirittura, che ci mette i bastoni tra le gambe… è a questi prossimi che il vangelo ci chiede di dare importanza, di amare accogliendoli così come sono. Solo così possiamo essere trasparenza dell’Amore di Dio, quello stesso Amore che ci accoglie così come siamo, senza chiederci nulla in cambio, gratuitamente appunto.

Se solo avessimo il coraggio di “Ascoltare” i suoi insegnamenti!

È solo nella sua Parola, infatti, che possiamo scoprire la meraviglia di Dio: la sua misericordia, la sua paternità e maternità, la sua sofferenza per l’umanità dispersa …

È solo nella sua Parola che possiamo innamorarci di Lui. Signore Gesù,
Maestro dell’umanità
desiderosa di scoprire la Verità,
alimenta in ciascuno di noi
il desiderio della santità;
fa che ci mettiamo in ascolto della tua Parola
con animo accogliente,
con acuta intelligenza,
con cuore caldo.
Fa che,
sperimentando su di noi il tuo Amore gratuito,
possiamo donarlo ai nostri fratelli,
quelli che abbiamo accolto nella nostra storia,
e quelli che ci ritroviamo sul cammino.
La nostra presenza nel mondo
sia trasparenza della tua presenza,
chi vede noi possa scorgere il tuo volto,
chi ascolta noi possa ascoltare la tua Parola,
chi accoglie il nostro amore
possa sentirsi eternamente amato da te
che sei Amore infinito.
Amen.

Le radici della nostra esistenza

2 novembre 2024 | Commemorazione di tutti i fedeli defunti

Se ieri abbiamo ricordato i santi per comprendere dove stiamo andando, oggi la liturgia nel ricordo dei nostri cari morti in Cristo, ci apre lo sguardo sul passato da dove veniamo.

Ricordare i nostri cari defunti infatti ci lega al passato che ci ha formato e senza il quale noi ora non saremmo qui.

Certo immediatamente noi pensiamo ai nostri cari che da poco sono morti lasciando un vuoto nelle nostre vite, ma il nostro sguardo oggi è invitato ad andare oltre per scoprire come la nostra storia è radicata nell’umanità.

Nella Bibbia troviamo spesso elenchi di lunghe genealogie, dello stesso Gesù gli evangelisti Matteo e Luca ne ricostruiscono la discendenza, il primo fino ad Abramo e il secondo addirittura fino ad Adamo.

Se noi provassimo ad andare in dietro nel tempo ricordando i nostri avi, fino a quando siamo in grado di risalire? Ricordo che un giorno un prete Etiopico mi spiegò bene questa questione facendomi il suo esempio, rimasi colpito e un po’ imbarazzato nel sentire i nomi dei suoi antenati fino a quindicesima generazione!

Coloro che hanno formato l’albero della nostra famiglia e che ora ne sono le radici, non ci potranno mai abbandonare. Ora, risorti in Cristo, collaborano alla sua missione redentrice. Passo dopo passo, alimentano le nostre esistenze affinché un giorno anche noi possiamo godere della pace eterna.

Ieri, dunque, il desiderio della santità in compagnia di fratelli maggiori, oggi un aiuto ed uno sprono da coloro ai quali dobbiamo la nostra esistenza. I nostri cari sono i santi protettori della nostra famiglia, sono coloro che hanno a cuore la nostra santità e che per questo non ci abbandoneranno mai. Loro, come tutti i santi che abbiamo festeggiato ieri, sono già uno in Cristo Gesù, e l’amore che li ha contraddistinti su questa terra diviene per ciascuno di noi testamento di speranza per l’eternità. Che i nostri cari, accolti nelle schiere dei santi per la grazia della risurrezione di Cristo, siano per ciascuno di noi, protettori, guide e testimoni nelle vie della vita che portano alla santità eterna. Amen.