Domenica 29 dicembre 2024

29 dicembre 2024 | S. Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe – anno C |

Il “per sempre” che forma la comunità

Sembra quasi fuori moda oggi parlare di famiglia, eppure in questa domenica tra l’ottava di Natale, ovvero all’interno di quegli otto giorni che sono il giorno del Natale, la liturgia ci propone la riflessione sulla santa famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe.

Oggi è più facile parlare di convivenza che non di famiglia, così come è più facile parlare di compagno/compagna piuttosto che di marito o di moglie. Se vogliamo essere sinceri fino in fondo la famiglia di Maria e Giuseppe non era poi così canonica come pensiamo. Sappiamo che erano fidanzati e che, probabilmente, il matrimonio venne festeggiato in fretta e furia al ritorno di Maria dalla casa della cugina Elisabetta ad Ain Karen (“Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa” – Mt 1,24-25), inoltre sappiamo che Gesù è figlio di Maria ma non di Giuseppe e nonostante questo Maria non ha esitato a chiamare Giuseppe “padre di Gesù”. Nonostante questa situazione tutt’altro che chiara, la loro storia è stata pienamente accolta dalla comunità di Nazareth al punto tale che durante il rientro da Gerusalemme, dopo la festa di Pasqua, Maria e Giuseppe non si preoccupano neppure di verificare la presenza di loro figlio, doveva per forza essere assieme agli altri bambini della carovana.

Quando parliamo di “famiglia”, a differenza della convivenza, ci sta il riconoscersi parte di una società, di una comunità, di una famiglia ben più grande della quale potersi fidare, nella quale crescere e camminare insieme.

Penso che la crisi della famiglia oggi sia riconducibile alla crisi della comunità. Sempre più le nostre famiglie sono cellule isolate in mezzo a gente estranea; i nostri bambini crescono con la paura di incontrare il vicino di casa con il quale quotidianamente la mamma e il papà litigano per sciocchezze; i nostri anziani sono sempre più soli e abbandonati anche se abitano in condomini con decine di altre persone: è la crisi della società, e se vogliamo usare un termine più ecclesiale, è la crisi della comunità.

Perché sposarsi se il matrimonio resta un evento privato? Certo, facciamo feste così faraoniche che il solo costo mette i brividi, ma il matrimonio non è il momento in cui ci sediamo a tavola a mangiare, il matrimonio è il momento in cui ci si promette “amore per tutta la vita”. Chi è invitato o chi partecipa alla cerimonia (che sia essa civile o religiosa)? Pochi parenti, a volte giusto il minimo sindacale.

Il matrimonio, quel sì pronunciato davanti alla comunità di cui faccio parte (che sia la società in cui vivo o la comunità ecclesiale a cui appartengo) rende più ricca la comunità stessa e ci impegna tutti a sostenerci nelle gioie e nelle sofferenze. Il matrimonio non può mai essere questione privata, è sempre un evento di popolo. È per questo che Maria e Giuseppe non si preoccupano del giovane Gesù.

Un tempo anche i nostri figli erano cresciuti dai vicini di casa; un tempo un adulto qualsiasi per strada poteva riprendere le marachelle di un qualsiasi bambino; un tempo i bambini giocavano serenamente per le strade dei nostri paesi.

Penso che celebrare oggi la festa della sacra famiglia di Nazareth significhi cercare di riportare il centro della nostra attenzione sulle nostre comunità, sulla nostra società. Oggi siamo invitati a riconoscere i semi dell’amore che Dio sparge nei cuori di tante giovani coppie affinché si sentano accolte e amate così come sono, sarà poi questo nostro amore ad aiutarle a sigillare e a rendere pubblico il “per sempre” del loro amore che già li ha uniti.

NATALE | 25 Dicembre 2024

25 dicembre 2024 | Natale del Signore – anno C |

Questo per voi il segno

Penso che se dovessi trovare uno slogan per dire il cristianesimo direi che è la fede dei segni incomprensibili.

Provate a pensarci: i pastori nella notte vengono raggiunti da una schiera di angeli in festa, potrebbe essere benissimo questo il grande segno, invece no: “questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia”. Ma che segno è quello di un bambino? Un essere che per sopravvivere ha bisogno di tutto e di tutti …

Poi, se ricordate bene, al catechismo dovrebbero avervi insegnato che la nascita di Gesù è prefigurazione della sua morte. Beh, allora possiamo pensare che la grandezza e la potenza di Dio ci verranno mostrate pienamente in quel momento. Giriamo quindi velocemente le pagine del vangelo ed ecco, ci troviamo proprio al momento della sua morte ed ecco a voi il segno del grande Dio: un uomo sulla croce. Ma che segno è questo della potenza di Dio? Mi pare piuttosto il fallimento completo della sua esistenza.

Poi ci hanno anche insegnato che la sua potenza si mostra a noi nei sacramenti, in particolare nella sua divina presenza nell’eucarestia, segno potente di unità e di rigenerazione per ciascuno di noi. Proviamo a guardarla bene: ma è solo un pezzo di pane, tra l’altro così piccolo che non può neppure saziare il bisogno nutrizionale di un uomo solo.

Ma che Dio stiamo adorando noi oggi quì?

Come possiamo stare in questa casa che è la chiesa a cantare e lodare il grande, l’onnipotente, il creatore, se i segni che abbiamo della sua esistenza sono così deboli? Come poter credere?

Queste domande sono sempre più frequenti nella nostra società, non solo tra le nuove generazioni, ma anche tra coloro che per tanti anni hanno partecipato più o meno assiduamente alla liturgia.

Se non riusciamo a comprendere il segno della sua presenza allora è normale che nascano anche i dubbi sulla reale esistenza di Dio. Se non riusciamo a vedere il segno che i vangeli ci propongono allora di fronte agli accadimenti della storia resteremo soli e sperimenteremo l’abbandono di Dio: dov’è Dio quando gli uomini si uccidono l’un l’altro? Dov’è Dio quando i bambini vengono maltrattati? Dov’è Dio quando la gente muore di fame? Dov’è Dio quando intere popolazioni sono costrette ad abbandonare la propria terra? Dov’è Dio quando la natura sembra impazzire? Se lui è davvero così potente da aver creato tutto quanto esiste, perché non è anche in grado di “aggiustare” ciò che si è rotto?

Torniamo ancora un attimo nell’accampamento dei pastori del presepio, ma potrebbe davvero essere uno dei qualsiasi villaggi devastato dalle bombe, o una delle tendopoli dei profughi, o una qualsiasi delle case in cui si vive la violenza domestica, cosa accade un quell’accampamento? Quale è la bella notizia che gli angeli portano?

La bella notizia a questa:

Dio è qui, vicino a te, così vicino che si confonde con te per vivere la tua stessa situazione, per sperimentare le tue stesse fatiche, per prenderti per mano e rialzarti.

Questo è il grande segno:

il grande contrasto tra ciò che dovrebbe essere e ciò che è, il ribaltamento dei valori che rovescia i potenti dai troni e innalza gli umili.

Ecco allora il segno: se Dio decide di incarnarsi in un bambino significa che tutti noi, anche colui che agli occhi degli uomini vale meno di zero, abbiamo la dignità di Dio; se Dio decide di morire in mezzo ai malfattori più incalliti significa che per ogni uomo, anche per quello che ai nostri occhi pare non avere più nessuna speranza, c’è una possibilità di riscatto; se Dio decide di restare presente in mezzo agli uomini in un piccolo pezzo di pane significa che Dio è alla portata di tutti.

Provate a pensare se i segni fossero altri: se fosse nato in un grande palazzo regale … avrebbe ulteriormente gonfiato il potere; se fosse morto nel letto di un ospedale sotto le cure dei più grandi medici del tempo … chi darebbe speranza all’uomo più disperato? Se Dio restasse presente in mezzo a noi in un oggetto prezioso ed unico, come potrebbe essere alla portata di tutti, anche dei più poveri?

In questo Natale Dio vuole ricordarci che la sua presenza non è un evento eclatante così da attirare gli sguardi di tutti ma è visibile nei gesti ordinari dell’amore condiviso.

Cari fratelli e sorelle, oggi festeggiamo la nascita di Gesù nella storia, è l’evento che più di tutti ha cambiato le sorti dell’umanità, la sua nascita ha diviso la storia in due, prima e dopo Cristo; ogni giorno però Dio ti chiede il permesso di nascere nella tua storia affinché i più poveri, i più disperati, i più increduli possano fare esperienza della sua presenza attraverso quell’amore che solo tu puoi offrire loro.

Questo per voi il segno: ciascun uomo e ciascuno donna che hanno il coraggio di rovesciare le abitudini di una società troppo incentrata su sé stessa, divenendo segni certi di un Amore che sa stare vicino a tutti secondo il bisogno di ciascuno.

Che Dio oggi possa nascere in ciascuno di voi, come è nato in Maria, come è nato nella grotta di Betlemme. Auguro a tutti voi di essere nella vostra storia segni visibili dell’Amore di Dio.

Buon Natale.

Domenica 22 dicembre 2024

22 dicembre 2024 | 4^ Domenica di Avvento – anno C |

Quando sarà Natale?

Il Signore viene a visitarci, sempre.

È questo il messaggio consolante di questa 4 domenica di avvento.

È Maria che va da Elisabetta ma è Gesù che viene riconosciuto per primo. Maria è portatrice di una verità liberante; quel bimbo che porta in grembo è portatore di pace per tutti i popoli che lo accolgono.

Gesù ancora non è visibile dall’occhio dell’uomo eppure, la sua presenza viene percepita; è l’entusiasmo che ha spinto Maria ad intraprendere il viaggio, è la gioia di Elisabetta che finalmente riesce ad avere un figlio in tarda età, è la danza del battista ancora dentro il grembo della madre. Non può essere che la gioia la testimonianza della presenza di Gesù nella storia.

Potremmo noi chiederci come accogliamo e come testimoniamo il Signore. A volte, come nella prima lettura viene accennato, pensiamo che Dio debba manifestarsi a noi nella forza e nella maestà del potere; altre volte, come ci dice la seconda lettura, pensiamo che Dio si manifesti a noi nei sacrifici e negli atti di culto.

Il Vangelo invece sembra dirci la cosa più semplice del mondo: l’entusiasmo e la gioia di chi lo ha accolto sono la più grande manifestazione della sua presenza.

Penso sempre che quando andiamo a messa e ascoltiamo la Parola di Dio ci troviamo nella stessa situazione di Maria e se poi abbiamo anche la grazia di poterci comunicare con l’eucarestia, la certezza di divenire tabernacoli viventi di Cristo come Maria si rafforza. Ma chi ci incontra dopo essere stati a messa si accorge che portiamo dentro il Cristo vivente? I nostri volti fanno trasparire la gioia di aver incontrato il Dio della vita?

Il Signore Gesù non vuole che andiamo da Lui sotto la minaccia del fuoco che ci attende per l’eternità (così ci dicevano al catechismo o alla dottrina un tempo giusto?) ma vuole che andiamo da Lui per la gioia di incontrarlo nella festa, perché abbiamo sperimentato, direttamente o grazie alla testimonianza di qualcuno, che stare con lui è la cosa più bella che poteva capitarci.

Mancano solo pochi giorni al Natale e attorno a noi tutto ha il sapore della festa: le vetrine, le luci colorate, gli alberi di Natale, i presepi, le canzoni natalizie, i villaggi di natalizi, i mercatini, il termine delle scuole, la partenza per le ferie … ma perché facciamo tutto questo?

Gioia, pace e serenità sono certo parole chiave del giorno di Natale ma quando diventano pura felicita, voglia di evadere, goliardia e frenesia … allora possiamo dire che non è Natale.

Pensiamo a quante ore staremo seduti attorno alla tavola con i nostri cari, è una bella cosa ma perché lo facciamo in questo giorno? Quanto tempo sono stato a lodare il Dio della vita che è venuto ad abitare la mia casa?

Aumentano anche le azioni generose in questo periodo, come se nel resto dell’anno i poveri non ci fossero, ma perché le compiamo in questi giorni? Per metterci a posto la coscienza?

Maria va a trovare la cugina Elisabetta mettendo in pericolo la propria persona per condividere con lei la gioia della maternità. Facciamo in modo che le nostre buone azioni di questi giorni siano mosse dal nostro incontro con il Cristo, accolto in noi e portato nel mondo. Vi auguro che tra tre giorni possa essere davvero Natale in ciascuno di voi. Buon cammino.

Domenica 15 dicembre 2024

15 dicembre 2024 | 3^ Domenica di Avvento – anno C |

Che cosa ci possiamo fare?

Che cosa dobbiamo fare?

È questa la domanda che ritorna in questa 3 domenica di avvento, domenica “gaudete”, domenica della gioia.

La domanda del vangelo non riguarda gli altri ma riguarda noi, riguarda me. Che cosa devo fere per seguirti? Che cosa devo fare per essere un tuo buon discepolo? Che cosa devo fare per potermi dire di essere un buon cristiano?

Gesù non risponde “prega” e neppure “vai a messa”. Gesù risponde ai pubblicani di essere rispettosi della legge e ai soldati di rispettare gli altri e le loro proprietà. È interessante che Gesù non ci chiede di abbandonare ciò che siamo ma ci chiede di esserlo in modo corretto e rispettoso della gente. Gesù è quindi il primo a non farci violenza ma a esaltare il meglio di ciò che siamo.

Io penso che questa sia una notizia più che meravigliosa.

C’è poi un altro aspetto dell’uomo di fede che mi pare possa essere letto dalle prime due letture: è la serenità e la pace.

In altre parole, mi pare che il profeta Sofonia e l’apostolo Paolo ci dicano che chiunque incontra il Signore non può che vivere serenamente, perché sa che non trascorre le sue giornate in solitudine, né quelle che passano via tranquille né quelle in cui viviamo i tormenti dell’esistenza. Il Signore è lì accanto a noi, sempre e condivide ogni nostra gioia e ogni nostra fatica, e non lo fa perché è uno che si immischia negli affari degli altri, ma perché è uno che si prende a cuore le persone a cui vuole bene e si preoccupa per ciascuna di loro.

Penso sia questo il significato del Natale a cui ci stiamo preparando: riconoscere la presenza di Gesù nella nostra vita; scoprire che possiamo “non angustiarci” dei pesi della vita perché non siamo soli a portarli; scoprire che possiamo “non temere più alcuna sventura” perché Lui le affronterà assieme a noi.

Cantiamo ed esultiamo” anche noi assieme a Isaia:

“Dio è la mia salvezza;
io avrò fiducia, non avrò timore,
perché mia forza e mio canto è il Signore;
egli è stato la mia salvezza”.

Il profeta è arrivato a pregare con queste parole certamente dopo un cammino di fede non semplice, ma ha avuto il coraggio di intraprenderlo; quanto è difficile per noi oggi riporre tutta questa fiducia in Dio; facciamo fatica a riconoscerne l’esistenza, figuriamoci metterci nelle sue mani!

Eppure, oggi siamo qui Signore,
ci stiamo preparando al tuo Natale,
ci stiamo tentando, perlomeno.

È faticoso il cammino della vita
ma nonostante questo
cerchiamo di portarlo avanti al meglio,
il più delle volte
confidando solo nelle nostre forze,
anche se in fondo al nostro cuore
sappiamo che tu ci sei.
È per questa flebile fede
che oggi siamo qui e ci rivolgiamo a te:
aiutaci a riconoscere la tua presenza
nelle nostre giornate
affinché possiamo viverle
nella serenità e nella pace.
Amen

Domenica 8 dicembre 2024

8 dicembre 2024 | Solennità dell’Immacolata concezione della BVM |

La Verità che rende liberi

Questa seconda domenica di avvento si tinge di bianco. È talmente bella e importante la notizia che ci viene data che è necessario sospendere il clima di attesa e penitenza che stiamo vivendo per lasciarci invadere il cuore dalla gioia.

Sospendiamo il clima di attesa perché il Veniente è già qui, sospendiamo il clima di penitenza perché siamo già salvati.

Penso sia questo il messaggio di questa festa dell’Immacolata. Maria è l’immagine dell’umanità nuova, possibile qui ed ora grazie a me e a te che accogliamo il suo messaggio. In Maria, infatti, ciascuno di noi può cogliere l’opportunità della salvezza. Ogni giorno ci troviamo ad un bivio e ogni giorno con le nostre scelte facciamo un passo in più verso il bene o verso il male.

A differenza di Maria noi siamo inclini a scegliere il male, lo addolciamo con il “così fan tutti”, con il “siamo ormai in una società avanzata”, siamo liberi di pensare come vogliamo, il peccato in fondo è una percezione personale ma di fatto non esiste … Di scuse come queste ne sentiamo a bizzeffe e così dicendo continuammo a scegliere il male.

La realtà però è che il male esiste, e non solo nei territori colpiti dalle guerre, non solo dove qualche pazzo si mette a sparare in mezzo alla folla, il male esiste anche nelle nostre case, per le nostre strade, sui posti di lavoro che frequentiamo, in ogni luogo in cui io e te  siamo; ogni giorno il male tenta di attirarci dalla sua parte: pensiamo male degli altri, diamo giudizi inopportuni, agiamo mossi dall’ira, pensiamo al nostro benessere … e, a causa delle nostre azioni, qualcuno sta male.

Oggi Cristo ci chiede di nascere nelle nostre esistenze, ci chiede di far prevalere il bene al male, ci chiede la disponibilità di dargli una possibilità di rendersi visibile nella storia, ancora una volta, questa volta attraverso di te.

Maria ha saputo trascorrere la sua vita non lasciandosi coinvolgere dal peccato, sul suo esempio tanti altri uomini e donne hanno vissuto in lotta con il male scegliendo la via del bene, oggi ciascuno di noi è chiamato a fare una scelta, difficile certamente, ma una scelta di libertà. Chi sceglie per il bene, infatti, è libero dai condizionamenti della società, pensa con la sua testa, è capace di esprimere il suo parere sulle cose, può camminare a testa alta perché è fiero delle scelte che compie e non si vergogna di guardare in faccia gli altri uomini e le altre donne.

È curioso come Dio si mette totalmente nelle mani di noi uomini, della nostra libertà. Maria avrebbe anche potuto anche rispondere negativamente alla vocazione propostale dall’angelo; eppure, Dio era certo che questa donna, nella sua purezza, non poteva che essere disponibile. Già, perché è la Verità che ci rende liberi e la Verità è Dio stesso.

Di fatto quando ci troviamo a scegliere tra bene e male siamo chiamati a scegliere tra verità e menzogna, tra realtà e illusione.

La solennità dell’Immacolata ci aiuta a rimettere i piedi per terra e a chiamare le cose con il proprio nome, ci aiuta a riconoscere le nostre reali capacità e insieme i ostri limiti. È proprio qui, dove poggiano questi piedi, in questa realtà che possiamo fare la differenza, è proprio qui, tra le nostre capacità e i nostri limiti che Dio pone la sua tenda e viene ad abitare in mezzo a noi, come lo fu per Maria, e come lo fu per i tanti santi che ci hanno preceduto.

Proseguiamo quindi il nostro cammino di avvento nella libertà dei figli che possono rispondere liberamente al Padre.

Signore Gesù,
che oggi mi chiedi
di aprire le porte del mio cuore
al tuo Amore incondizionato,
aiutami a vedere la mia libertà
nella tua presenza
e fa che le mie scelte
possano essere portatrici
della tua presenza.
Amen