Il seminatore uscì a seminare

III settimana del Tempo Ordinario – I

MERCOLEDÌ 29 GENNAIO | Il seminatore usci a seminare

Dal Vangelo di Marco (4,1-20)

Cominciò di nuovo a insegnare lungo il mare. Si riunì attorno a lui una folla enorme, tanto che egli, salito su una barca, si mise a sedere stando in mare, mentre tutta la folla era a terra lungo la riva. Insegnava loro molte cose con parabole e diceva loro nel suo insegnamento: “Ascoltate. Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; e subito germogliò perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde tra i rovi, e i rovi crebbero, la soffocarono e non diede frutto. Altre parti caddero sul terreno buono e diedero frutto: spuntarono, crebbero e resero il trenta, il sessanta, il cento per uno”. E diceva: “Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!”.

Quando poi furono da soli, quelli che erano intorno a lui insieme ai Dodici lo interrogavano sulle parabole. Ed egli diceva loro: “A voi è stato dato il mistero del regno di Dio; per quelli che sono fuori invece tutto avviene in parabole, affinché guardino, sì, ma non vedano, ascoltino, sì, ma non comprendano, perché non si convertano e venga loro perdonato”.

E disse loro: “Non capite questa parabola, e come potrete comprendere tutte le parabole? Il seminatore semina la Parola. Quelli lungo la strada sono coloro nei quali viene seminata la Parola, ma, quando l’ascoltano, subito viene Satana e porta via la Parola seminata in loro. Quelli seminati sul terreno sassoso sono coloro che, quando ascoltano la Parola, subito l’accolgono con gioia, ma non hanno radice in se stessi, sono incostanti e quindi, al sopraggiungere di qualche tribolazione o persecuzione a causa della Parola, subito vengono meno. Altri sono quelli seminati tra i rovi: questi sono coloro che hanno ascoltato la Parola, ma sopraggiungono le preoccupazioni del mondo e la seduzione della ricchezza e tutte le altre passioni, soffocano la Parola e questa rimane senza frutto. Altri ancora sono quelli seminati sul terreno buono: sono coloro che ascoltano la Parola, l’accolgono e portano frutto: il trenta, il sessanta, il cento per uno”.

COMMENTO

Gesù prosegue il suo cammino e con esso il suo insegnamento. La sua Parola diviene immagine con l’aiuto delle parabole, uno stile letterario che attinge dal quotidiano degli uditori affinché questi possano comprendere con facilità gli insegnamenti. L’ambiente in cui Gesù si trova è contadino, si semina nei campi per poter mangiare e chiunque conosce la fatica del raccolto e l’importanza di non sprecare i preziosi semi. Gesù parla di un seminatore sprecone che semina ovunque, anche dove ha la certezza che non crescerà nulla, questo crea scalpore e curiosità nei suoi uditori.

Spiegando poi ai suoi discepoli più stretti la parabola, Gesù dice chiaramente che il seminatore è Dio che semina la Parola nel mondo.

Verrebbe facile cercare di riconoscersi nel terreno buono, cioè tra coloro che ascoltano la parola, la accolgono e portano frutto. Proseguendo nel ragionamento, in questo modo, viene spontaneo puntare il dito contro tutti gli altri che non sono in grado di accogliere pienamente il prezioso seme della Parola.

Dobbiamo però essere sinceri fino in fondo; ciascuno di noi appartiene a tutti e quattro i terreni: ci sono momenti nella nostra vita in cui ci lasciamo rubare la Parola da satana, momenti in cui sembra che stiamo facendo tutto noi ma poi basta un niente per farci crollare di nuovo nelle brame del male, momenti in cui siamo così occupati nelle faccende del mondo che ci dimentichiamo di Dio e finalmente possiamo riconoscere di avere anche momenti in cui siamo disposti ad accogliere pienamente la Parola.

È consolante vedere che Dio non è prevenuto nell’offrirci sempre e comunque la possibilità di lasciarci raggiungere dalla sua Parola. Lui, infatti, parla a noi sempre e in tanti modi, la Scrittura, il creato, gli eventi, gli incontri, ma noi non sempre siamo capaci di ascoltarlo. Preghiamo per ciascuno di noi affinché ogni seme di Parola che ci raggiunge possa trovarci disposti ad accoglierlo pienamente perché solo così il bene potrà manifestarsi nel mondo oltre ogni nostra aspettativa.

Ecco mia madre e i miei fratelli!

III settimana del Tempo Ordinario – I

MAERTEDÌ 28 GENNAIO

Dal Vangelo di Marco (3,31-35)

Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo. Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: “Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano”. Ma egli rispose loro: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?”. Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: “Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre”.

COMMENTO

Alcuni parenti di Gesù, tra cui sua mamma, sentono parlare di lui, vengono a sapere che si è messo a fare il rabbino senza esserlo, addirittura hanno saputo che alcuni maestri di Gerusalemme lo stanno accusando di essere un indemoniato. Decidono così di andare a prenderlo, forse perché non vogliono che il nome della famiglia sia macchiato o forse perché si vergognano. La reazione di Gesù è molto forte, sembra quasi non volerli riconoscere, sembra quasi che li voglia cacciare. Verrebbe quasi da dirgli: ma Gesù, stai parlando di tua mamma, di colei che ti ha spinto a fare il primo grande segno a Cana.

“Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?”Mia madre è colei che mi ha generato; i miei fratelli sono coloro che assieme a me erediteranno il regno del Padre. Gesù si guarda attorno e indica come madre e come fratelli coloro che stanno ascoltando la sua parola ma questo non basta, Gesù aggiunge “chi fa la volontà di Dio, costui è per me fratello, sorella e madre”. Non basta ascoltare la Parola è necessario praticarla ogni giorno, in mezzo alle fatiche, alle incomprensioni, ai rischi. Soltanto nel metter in pratica il Verbo possiamo divenire generatori di Cristo, soltanto vivendo la Parola possiamo ereditare già qui ed ora l’eternità beata del Regno.

Se un regno è diviso in se stesso …

III settimana del Tempo Ordinario – I

LUNEDÌ 27 GENNAIO

Dal Vangelo di Marco (3,22-30)

In quel tempo, gli scribi, che erano scesi da Gerusalemme, dicevano: “Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del capo dei demòni”. Ma egli li chiamò e con parabole diceva loro: “Come può Satana scacciare Satana? Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non potrà restare in piedi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non potrà restare in piedi. Anche Satana, se si ribella contro se stesso ed è diviso, non può restare in piedi, ma è finito. Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima non lo lega. Soltanto allora potrà saccheggiargli la casa. In verità io vi dico: tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna”. Poiché dicevano: “È posseduto da uno spirito impuro”.

COMMENTO

Gesù cerca una vicinanza con tutti, anche con coloro che cercano di accusarlo; questo è il metodo di Dio perché il suo desiderio è quello di entrare nel cuore di ogni uomo, anche di colui che cerca in ogni modo di fargli del male. È per questo che il vangelo di oggi ci mostra un Gesù intento nel far vedere ai grandi maestri il loro palese errore, quella contraddizione che si nasconde dietro i loro contorti pensieri, ma purtroppo non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire. È questo il peccato contro lo Spirito Santo: anche difronte alla luce della sua presenza l’uomo si rifiuta di riconoscerla.

Ahimè questo male sembra essersi radicato e perfezionato nel tempo: anche oggi tanti uomini (sia dentro che fuori la Chiesa) rifiutano il vero volto di Dio per i più svariati motivi: a volte perché troppo buono a volte perché troppo cattivo, a volte perché troppo protagonista a volte perché troppo nascosto; a volte perché troppo invadente a volte perché troppo assente … in qualsiasi modo Dio si rende presente nella nostra storia ci è spesso più facile rinnegarlo. Gesù ci offre il dialogo come strumento di vicinanza, come luogo in cui approfondire la sua conoscenza, come opportunità per incontrare il suo volto misericordioso. Troviamo oggi del tempo per fermarci e disporci all’ascolto della sua Parola.

Chi sei o Signore?

II settimana del Tempo Ordinario – I

SABATO 25 GENNAIO

Festa – Conversione di San Paolo, apostolo

Dagli Atti degli Apostoli (9,1-19)

Saulo, spirando ancora minacce e stragi contro i discepoli del Signore, si presentò al sommo sacerdote e gli chiese lettere per le sinagoghe di Damasco, al fine di essere autorizzato a condurre in catene a Gerusalemme tutti quelli che avesse trovato, uomini e donne, appartenenti a questa Via. E avvenne che, mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damasco, all’improvviso lo avvolse una luce dal cielo e, cadendo a terra, udì una voce che gli diceva: “Saulo, Saulo, perché mi perséguiti?”. Rispose: “Chi sei, o Signore?”. Ed egli: “Io sono Gesù, che tu perséguiti! Ma tu àlzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare”. Gli uomini che facevano il cammino con lui si erano fermati ammutoliti, sentendo la voce, ma non vedendo nessuno. Saulo allora si alzò da terra ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla. Così, guidandolo per mano, lo condussero a Damasco. Per tre giorni rimase cieco e non prese né cibo né bevanda.

C’era a Damasco un discepolo di nome Anania. Il Signore in una visione gli disse: “Anania!”. Rispose: “Eccomi, Signore!”. E il Signore a lui: “Su, va’ nella strada chiamata Diritta e cerca nella casa di Giuda un tale che ha nome Saulo, di Tarso; ecco, sta pregando e ha visto in visione un uomo, di nome Anania, venire a imporgli le mani perché recuperasse la vista”. Rispose Anania: “Signore, riguardo a quest’uomo ho udito da molti quanto male ha fatto ai tuoi fedeli a Gerusalemme. Inoltre, qui egli ha l’autorizzazione dei capi dei sacerdoti di arrestare tutti quelli che invocano il tuo nome”. Ma il Signore gli disse: “Va’, perché egli è lo strumento che ho scelto per me, affinché porti il mio nome dinanzi alle nazioni, ai re e ai figli d’Israele; e io gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome”. Allora Anania andò, entrò nella casa, gli impose le mani e disse: “Saulo, fratello, mi ha mandato a te il Signore, quel Gesù che ti è apparso sulla strada che percorrevi, perché tu riacquisti la vista e sia colmato di Spirito Santo”. E subito gli caddero dagli occhi come delle squame e recuperò la vista. Si alzò e venne battezzato, poi prese cibo e le forze gli ritornarono.

COMMENTO

Saulo è determinato, prosegue la sua corsa mantenendo alto il valore della sua missione e con la convinzione che nulla possa più ostacolarlo: possiede i documenti che lo autorizzano nella sua impresa e ha al suo fianco uomini valorosi su cui fare affidamento. Tuttavia, si verifica un imprevisto: Saulo non ha considerato tutte le eventualità. Credeva di dover affrontare un gruppo di pescatori e di donne, ma si trova invece a confrontarsi con una realtà differente, che fino ad allora non aveva mai conosciuto o aveva frainteso.

Dio stesso si mette di traverso sulla strada di Saulo e come un muro frena la sua corsa. La lotta di Saulo inizia così ma prosegue per tre giorni dentro di lui. Dio aiuta Saulo a scoprire sé stesso attraverso un processo di introspezione e in questa scoperta ritrova Dio stesso, sepolto sotto una coltre di documenti ufficiali e convinzioni personali che occupavano il suo cuore e la sua mente. La festa della conversione di San Paolo aiuta ciascuno di noi a riscoprirci ciechi per poter riscoprire il vero volto di Dio che abita i nostri cuori. La Parola oggi ci invita a svuotarci di ogni preconcetto su Dio per lasciarci abitare dalla sua reale presenza amorosa e gentile.

Chiamò a se quelli che voleva

II settimana del Tempo Ordinario – I

VENEDÌ 24 GENNAIO

San Francesco di Sales, vescovo e dottore della Chiesa

Dal Vangelo di Marco (3,13-19)

In quel tempo, Gesù salì poi sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici – che chiamò apostoli -, perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demòni. Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro, poi Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè “figli del tuono”; e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda Iscariota, il quale poi lo tradì.

COMMENTO

Ci sono i discepoli, quelli che sono incuriositi da questo strano personaggio, e poi di sono gli apostoli, coloro che Gesù stesso sceglie perché siano suoi amici.

Gesù chiede a ciascuno di noi di essere suo amico, ciascuno con le proprie caratteristiche e la propria storia, questo poco importa; Gesù ci chiede soprattutto di stare con Lui e, solo dopo essere stati con Lui e proprio perché siamo stati con Lui, ci manda nel mondo a raccontare la nostra esperienza di vita.

Gesù non cerca uomini o donne speciali, Gesù cerca amici disposti a trascorrere del tempo con Lui.

Noi ci chiamiamo cristiani, seguaci di Gesù, ma quando riusciremo a fare il salto di qualità diventando suoi amici, cioè trascorrendo le nostre giornate con Lui?

Quest’oggi facciamo l’esercizio di fermarci ad ascoltare Gesù che ci chiama per nome. Lui esprime la sua volontà di stare con te; e la tua volontà quale è?

Lo seguì molta folla

II settimana del Tempo Ordinario – I

GIOVEDÌ 23 GENNAIO

Dal Vangelo di Marco (3,7-12)

In quel tempo, Gesù, intanto, con i suoi discepoli si ritirò presso il mare e lo seguì molta folla dalla Galilea. Dalla Giudea e da Gerusalemme, dall’Idumea e da oltre il Giordano e dalle parti di Tiro e Sidone, una grande folla, sentendo quanto faceva, andò da lui. Allora egli disse ai suoi discepoli di tenergli pronta una barca, a causa della folla, perché non lo schiacciassero. Infatti aveva guarito molti, cosicché quanti avevano qualche male si gettavano su di lui per toccarlo. Gli spiriti impuri, quando lo vedevano, cadevano ai suoi piedi e gridavano: “Tu sei il Figlio di Dio!”. Ma egli imponeva loro severamente di non svelare chi egli fosse.

COMMENTO

Gesù viene in mezzo a noi e vuole e può guarirci. Tante folle vanno infatti da lui per essere guarite. Cercano di toccarlo, cercano di vederlo, di avvicinarsi il più possibile ma Gesù chiede di potersi allontanare. Chiede infatti una barca affinché possa scostarsi un po’ dalla riva. Certamente la motivazione pratica di non essere schiacciato, sommerso dalla folla è importante ma viene da chiedergli: Gesù come fai a guarire gli infermi, a toccare le loro ferite, a prendere quelle mani desiderose di essere risollevate?

Questo è ciò che cerchiamo noi che teniamo sott’occhio l’esteriorità del nostro corpo fatto di carne ma la guarigione a cui mira Gesù desidera andare molto più in profondità. Gesù desidera entrare nei nostri cuori, plasmarli e irrorarli con il suo Amore; per fare questo è necessario che si scosti da terra perché la sua Parola possa raggiungere ogni uomo e ogni donna della terra. Quest’oggi lasciamoci attrarre dalla forza d’Amore che arriva a noi attraverso la Parola del Vangelo, troviamo il tempo per leggere e rileggere questo testo e facciamo l’esercizio di provare a stare lì, in mezzo a quella folla di bisognosi che desiderano essere guariti da Gesù.

Rattristato per la durezza dei loro cuori

II settimana del Tempo Ordinario – I

MERCOLEDÌ 22 GENNAIO

Dal Vangelo di Marco (3,1-6)

In quel tempo, Gesù entrò di nuovo nella sinagoga. Vi era lì un uomo che aveva una mano paralizzata, e stavano a vedere se lo guariva in giorno di sabato, per accusarlo. Egli disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: “Àlzati, vieni qui in mezzo!”. Poi domandò loro: “È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla?”. Ma essi tacevano. E guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse all’uomo: “Tendi la mano!”. Egli la tese e la sua mano fu guarita. E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.

COMMENTO

Gesù osserva con rammarico e disappunto i farisei, notando il loro atteggiamento insensibile. Questi farisei vedono l’uomo che necessita di guarigione ma hanno un’interpretazione rigida della Legge. Hanno davanti a sé un’indicazione ma non riescono a guardare oltre di essa per comprendere ciò che rappresenta. La Legge di Dio è intesa come misericordia e accoglienza per chi è in difficoltà, tuttavia, essi si concentrano solo sull’applicazione rigorosa della Legge, che era destinata a “sostituire il cuore di pietra con un cuore di carne” (cfr. Ez 36,26).

Anche per noi è facile puntare il dito su questi uomini ma abbiamo il compito di vigilare su noi stessi perché per l’uomo di fede questo comportamento farisaico è un rischio molto elevato. Siamo in chiesa tutte le domeniche ma poi non sopportiamo lo straniero; diciamo le preghiere tutti i giorni ma poi non siamo capaci di guardare con compassione il vicino di casa che ha bisogno di noi; siamo degli ottimi volontari in oratorio o in parrocchia ma poi sbraitiamo o trattiamo male coloro che nella vita ordinaria vivono accanto a noi …

Gesù è rattristato e addolorato da questi nostri atteggiamenti che mostrano un cuore duro come la pietra e sono di scandalo per le nuove generazioni. Preghiamo per ciascuno di noi perché i nostri cuori si lascino ammorbidire dalla Parola di Dio che è misericordia e accoglienza. Amen.

Il sabato è stato fatto per l’uomo

II settimana del Tempo Ordinario – I

MAERTEDÌ 21 GENNAIO

Dal Vangelo di Marco (2,23-28)

In quel tempo, di sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli, mentre camminavano, si misero a cogliere le spighe. I farisei gli dicevano: “Guarda! Perché fanno in giorno di sabato quello che non è lecito?”. Ed egli rispose loro: “Non avete mai letto quello che fece Davide quando si trovò nel bisogno e lui e i suoi compagni ebbero fame? Sotto il sommo sacerdote Abiatàr, entrò nella casa di Dio e mangiò i pani dell’offerta, che non è lecito mangiare se non ai sacerdoti, e ne diede anche ai suoi compagni!”. E diceva loro: “Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato! Perciò il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato”.

COMMENTO

Anche oggi, come 2000 anni fa, siamo sottomessi a “divieti divini”, o così almeno ce li hanno presentati, li chiamiamo comandamenti; poi ci sono tutti quegli obblighi che la tradizione ci ha trasmesso: devi dire le preghiere del mattino e della sera, devi andare a messa la domenica, devi fare il fioretto in quaresima, devi essere digiuno prima della messa …

Ascoltate quello che dice Gesù: “Il sabato è fatto per l’uomo non l’uomo per il sabato”.

Penso sia proprio per questo che S. Agostino, dopo la sua lunga ricerca di Dio, abbia saputo riassumere i comandamenti divini e le tradizioni della Chiesa con una semplice ma efficace parola: ama e fa ciò che vuoi.

Ogni educatore, e quindi ogni genitore, se vuole davvero far crescere bene i suoi ragazzi, sa che le regole sono fondamentali; in altre parole, è necessario porre dei paletti oltre i quali è vietato andare se non vogliamo che i ragazzi si facciano male. Questi paletti nel tempo si modificano necessariamente, non perché i limiti precedenti erano falsi ma perché, crescendo, alcuni pericoli il ragazzo li capisce da solo; se noi restiamo fermi ai doveri che ci hanno insegnato al catechismo in 4 elementare … beh forse non abbiamo capito nulla della fede o continuiamo a vivere una fede da bambini. Dio ci vuole rendere adulti santi e capaci di santificare; ogni insegnamento che la Parola ci offre e ogni indicazione che la saggezza della Chiesa ha maturato nei secoli, non possono che andare in questa direzione. Proviamo a chiederci i perché di quei paletti che ci hanno cresciuti e la nostra fede sarà più viva, più vera e più contagiosa. Ama e fa ciò che vuoi!

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Lo sposo è con loro

II settimana del Tempo Ordinario – I

LUNEDÌ 20 GENNAIO | Lo sposo è con loro

Dal Vangelo di Marco (2,18-22)

I discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Vennero da lui e gli dissero: “Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?”. Gesù disse loro: “Possono forse digiunare gli invitati a nozze, quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora, in quel giorno, digiuneranno. Nessuno cuce un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo porta via qualcosa alla stoffa vecchia e lo strappo diventa peggiore. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri, e si perdono vino e otri. Ma vino nuovo in otri nuovi!”.

COMMENTO

Prosegue il tema della festa che ieri ha aperto questa settimana. Come credenti non dobbiamo essere rattristati o addolorati dalla nostra fede, al contrario, chi ci vede dovrebbe incuriosirsi da come, anche in mezzo alle fatiche ed ai dolori dell’esistenza, riusciamo a vivere serenamente.

Gesù è con noi, nulla può permettere alle nostre giornate di incupirsi; la presenza di Gesù è per noi motivo di festa, sempre.

Purtroppo, tanti credenti ancora oggi vivono la propria fede nel mero rispetto di dogmi, doveri e impedimenti; la fede in Gesù Cristo non è questa: la fede è la gioia di aver incontrato il Vivente, è la gioia dei discepoli nel giorno di Pasqua, quando riconoscono Gesù vivo dopo averlo messo nel sepolcro. Proviamo a chiederci oggi quale è la nostra fede? Quale è il sentimento che ci accompagna nel vivere la nostra fede nell’ordinario dell’esistenza?

Non sono i sani che hanno bisogno del medico …

I settimana del Tempo Ordinario – I

SABATO 18 GENNAIO

Dal Vangelo di Marco (2,13-17)

In quel tempo, Gesù uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli insegnava loro. Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: “Seguimi”. Ed egli si alzò e lo seguì.

Mentre stava a tavola in casa di lui, anche molti pubblicani e peccatori erano a tavola con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. Allora gli scribi dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: “Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?”. Udito questo, Gesù disse loro: “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori”.

COMMENTO

Gesù si avvicina a Levi, noto come Matteo, un esattore delle tasse per l’impero romano, spesso disonesto e odiato da molti. Con sorpresa, Gesù gli chiede di seguirlo. Anche noi saremmo stupiti, ammettiamolo! Levi risponde senza esitazione, lasciando tutto per seguire Gesù immediatamente.

Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati”. Ma quando riconosciamo le nostre malattie? Quando abbiamo il coraggio di ammettere di aver bisogno di guarigione per ascoltare il Signore? Riconoscere questo bisogno è il primo passo per accettare l’invito di Gesù a stare con lui.

Oggi Gesù entra nelle nostre vite e ci chiede di seguirlo. Siamo pronti a lasciare tutto per seguirlo?