Chi mi ha toccato?

Martedì IV settimana del Tempo Ordinario – I

04 febbraio 2025

Dal Vangelo di Marco (5,21-43)

Essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: “La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva”. Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.

Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: “Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata”. E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.

E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: “Chi ha toccato le mie vesti?”. I suoi discepoli gli dissero: “Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?””. Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: “Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male”.

Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: “Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?”. Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: “Non temere, soltanto abbi fede!”. E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: “Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme”. E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: “Talità kum”, che significa: “Fanciulla, io ti dico: àlzati!”. E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.

COMMENTO

Che cosa tocca il cuore di Gesù? Il desiderio dell’uomo di vivere.

Quando sperimentiamo la morte o ne percepiamo la vicinanza, che sia fisica, sociale o psicologica umanamente gettiamo la spugna, per l’uomo infatti l’avvicinarsi della morte significa la certezza che la fine del dramma “vita” è ormai vicino.

Nel vangelo si parla di morte e Gesù vede in queste morti un’opportunità di vita. La morte sociale della donna emorroissa ha fatto crescere in lei il desiderio di Vita; la morte della figlioletta ha mosso nel padre il desiderio di Vita; la folla invece, estranea ai sentimenti di affetto per queste due figlie, deride questo desiderio e affossa ulteriormente la speranza.

Gesù riconosce in questo amore la fonte della Vita e “risorge” queste donne alla dignità di figlie amate dal Padre.

Quante volte anche noi di fronte a fallimenti educativi, medici, sociali o psicologici gettiamo la spugna lasciando alla morte la possibilità del sopravvento! Gesù oggi ci offre una possibilità sconosciuta alla mente umana, la possibilità della “fenice”, la possibilità di rinascere dalle ceneri, la possibilità di risorgere.

Affamati di relazioni vere

2 febbraio 2025 | Presentazione di Gesù al Tempio |

Affamati di relazioni vere

Andiamo in pace incontro al Signore

È con queste parole che è iniziata la celebrazione di questa Domenica in cui ricordiamo la Presentazione di Gesù al Tempio.

Sono le parole che esprimono i sentimenti e i desideri di Maria e di Giuseppe mentre, secondo la tradizione dei loro padri, portano il loro figlio primogenito al Tempio per offrirlo al Signore; sono le parole che esprimono i sentimenti e i desideri degli anziani Simeone ed Anna che ogni giorno hanno dedicato la loro vita all’incontro con Dio; sono le parole che esprimono i sentimenti e i desideri di ogni credente che nella propria vita cerca di muoversi nella direzione giusta per poter vedere e incontrare il suo Signore e Creatore.

C’è quindi un desiderio insito nel cuore di tutti questi uomini e di tutte queste donne, il desiderio di incontrare quell’unico Dio che può donare loro pace e serenità.

È quindi un desiderio che muove il credente nel cammino di fede. Proviamo a chiederci cosa ha mosso quest’oggi il cammino che ci ha portati qui in chiesa a questa celebrazione. Riportiamo alla mente che aver fede nel Dio di Gesù Cristo è una questione di relazione tra due Io che si desiderano e si cercano.

L’uomo di oggi, l’uomo che sta pianificando di andare a vivere sulla Luna e sogna e sperimenta i viaggi nello spazio profondo, può oggi avere dentro di sé il desiderio di incontrare Dio? Potremmo anche chiederci: il Dio di Gesù Cristo ha ancora qualcosa da offrire all’uomo di oggi?

Io penso di sì; forse non abbiamo bisogno di ciò che offriva nei decenni passati o nelle forme in cui veniva offerto ma certamente di qualcosa anche l’uomo di oggi necessita da Dio.

Penso che la prima fame dell’uomo di oggi sia una fame di relazioni vere.

La fede è una relazione d’amore e come tale si basa su un atto di fiducia. Anna e Simeone hanno avuto fiducia tutta la vita nella certezza di incontrare il Salvatore del loro popolo; Maria e Giuseppe hanno avuto fiducia in quel Dio che ha chiesto a loro una prova di coraggio nell’accoglierlo come figlio. Sulla fiducia si fondano anche le nostre umane relazioni di amore e tutti noi sperimentiamo come questa fiducia è fragile, come basta poco o nulla per perderla; la fiducia è proprio come quella piccola luce che quest’oggi ci viene consegnata e che ci ricorda la fiammella della candela del battesimo, una piccola fiammella che se non viene protetta e alimentata costantemente si spegne e ci abbandona alle tenebre del mondo, se invece curata può guidarci verso la meta della nostra vita, verso la realizzazione del nostro più intimo desiderio che è l’incontro con il Cristo.

In questa festa, dunque, facciamo esperienza di quanto le nostre relazioni possano essere fragili anche se i nostri atteggiamenti ci fanno apparire grandi e forti; l’immagine di Dio in questa candela invece ci offre la grandezza del Creatore nella fragilità di una fiamma che porta calore e offre una via a chi desidera percorrerla. Ti preghiamo quest’oggi Signore perché ogni uomo e ogni donna abbia l’opportunità di alimentare il desiderio di Te. Quelle piccole fiammelle d’Amore che abitano la terra possano incontrare le lampade spente e vuote dell’uomo stanco e sfiduciato o dell’uomo troppo pieno di sé, possano alimentarle ed accenderle nella Carità fraterna. Ogni uomo e ogni donna possa così sentirsi amato, accolto e cercato da te, Padre, Creatore e Redentore di tutto quanto esiste. Amen.

… ed è ancora Epifania

12 gennaio 2025 | Battesimo di Gesù |

… ed è ancora Epifania!

Sono passati 30 anni da quel giorno in cui Maria e Giuseppe sperimentarono la Grazia di Dio entrare nelle loro vite: riconosciuta dai pastori, cantata dagli angeli, adorata dai Magi. In questi 30 anni sono successe tante cose: il battesimo con le prime profezie sulla Sua sofferenza; la fuga in Egitto; il ritorno a Nazareth; la perdita di Gesù a Gerusalemme quando lui aveva 12 anni; ma poi chissà quanti ricordi nella mente di Maria e di Giuseppe: chissà quanti pannolini cambiati, quante notti insonni, quante preoccupazioni per una malattia, per un malore, quante ginocchia sbucciate, tutti i perché a cui avranno dovuto rispondere, quante sgridate per i capricci … e la fatica dell’adolescenza …

Chissà, forse Maria e Giuseppe qualche volta si saranno chiesti quando questo Dio bambino (per loro questo era una certezza) avrebbe iniziato il suo “lavoro divino”, quando questa bella notizia finalmente si sarebbe rivelata platealmente al mondo e in che modo sarebbe successo.

A 30 anni Gesù probabilmente sente parlare di questo Giovanni, che tra l’altro era suo cugino, un tipo un po’ strano che predica un battesimo diverso da quello di tutti gli altri, parla di conversione, di perdono dei peccati, parla dell’imminente arrivo del Messia; Gesù è forse incuriosito o forse qualcosa lo attira in quella valle, lungo il Giordano. È così che Gesù si mischia alla folla, è così che Gesù si mischia a coloro che si riconoscono peccatori, e prega, si immerge in quell’acqua ma è già immerso nella preghiera. Forse è proprio qui che Gesù prende pienamente consapevolezza della sua missione, forse è proprio qui che Gesù sente dentro di sé la sua divina identità.

La bella notizia di cui parla il profeta Isaia è proprio questa ed è la stessa che abbiamo sentito il giorno del Natale: Dio si prende cura dell’uomo a partire dal basso, dalla profondità del peccato, per farlo risalire alla Gloria della santità.

Gesù non detta il suo messaggio dall’alto di qualche pulpito, Gesù mostra il suo messaggio stando in mezzo a coloro che si accorgono di aver bisogno di consolazione e quindi di salvezza.

È duplice, dunque, per noi il messaggio di questa epifania di Dio.

A noi che ci riconosciamo bisognosi di essere risollevati dalla polvere Dio stende il suo braccio e ci fa assaporare la sua presenza; e a noi che siamo in cammino accanto a Lui e che quotidianamente sperimentiamo la dolcezza della sua presenza chiede di divenire noi stessi Epifania di Lui. Già perché nel nostro battesimo siamo stati innestati in Cristo, nella sua morte e nella sua Risurrezione; i frutti di quel primo germoglio che oggi ricordiamo, il battesimo di Gesù nel fiume Giordano, li possiamo raccogliere nelle nostre esistenze.

“Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”; sono le parole con cui si esprime la manifestazione di Dio tra gli uomini, sono le parole che spingono Gesù a donarsi totalmente a quel Padre così lontano ma così vicino nell’Amore; oggi quelle parole sono per ciascuno di noi: Tu sei il figlio mio, l’amato. È questa la bella notizia che siamo chiamati a portare nel mondo, è questa la consolazione che Dio offre a ogni uomo e ad ogni donna della storia.

Nelle vostre vite siate epifania di Dio! Amen.

Caccia al tesoro con sorpresa | 6 gennaio 2025

6 gennaio 2025 | Epifania del Signore |

Caccia al tesoro con sorpresa

Festeggiamo oggi il giorno dell’Epifania del Signore, ovvero il giorno della manifestazione di Dio agli uomini.

Dovrebbe essere una festa da celebrare ogni giorno della storia perché ogni giorno Dio si manifesta a ciascuno di noi, ma non sempre siamo in grado di accorgerci di Lui!

I Magi dell’oriente ci fanno da maestri; questi astronomi, scrutatori degli astri e delle scritture antiche ci insegnano come riconoscere i semi della presenza di Dio nella sua creazione; non solo, hanno saputo anche incontrarsi e collaborare tra di loro, hanno messo in comune i loro saperi e le loro capacità e si sono spalleggiati e sostenuti lungo il cammino, non in una gara a chi arriva prima al tesoro ma in un pellegrinaggio verso l’unica mèta; ancora, questi sapienti hanno saputo ascoltare gli uomini che hanno incontrato per strada e gli angeli che in sogno hanno suggerito loro la via migliore.

Quante cose hanno da insegnarci questi uomini!

Tuttavia, c’è un momento fondamentale in questo loro peregrinare che deve interrogarci più di tutti: perché sono partiti? perché hanno lasciato i loro comodi palazzi? Perché hanno intrapreso un viaggio con così tante incognite e con chissà quali ostacoli?

All’inizio del loro percorso c’è sicuramente un desiderio e una certezza: hanno scrutato i cieli con il desiderio di scorgere il segno di un cambiamento importante nella storia (il desiderio ha sempre a che fare con le stelle, de-sidera); la loro certezza era che, in un mondo senza stelle, stava per nascere la stella guida per tutti i popoli.

Quante volte anche noi ci troviamo dispersi e senza una stella da seguire, quante volte ci troviamo a vivere in questa notte che pare non avere confini; e ci sentiamo soli, abbandonati.

I Magi oggi ci invitano a scrutare senza paura il cielo e le stelle, come già Abramo (guarda il cielo e conta le stelle …– Gen 15); Dio non lo troviamo nella nostra mente, lo possiamo vedere solo nelle sue impronte che troviamo nella creazione: il cielo, le stelle, la natura, l’intelligenza degli uomini, gli uomini e le donne di ogni tempo, le sacre scritture che generazioni e generazioni di credenti si sono tramandate nelle più svariate culture … quante impronte di Dio abbiamo sotto gli occhi e noi siamo ciechi, non le vediamo!

E se come i Magi fossimo capaci di lasciare le nostre comode abitazioni, per avventurarci in questa magnifica caccia al Tesoro, faremo la scoperta delle scoperte: Dio non è proprio come quello che ho nella mia testa, Dio è in grado di stupirmi in una presenza umile, semplice, inutile, banale … come quella di un bambino in una umile dimora.

Una caccia al tesoro, quella della fede, che non può che lasciarci a bocca aperta, una caccia al tesoro nella quale certamente mi stupirò di riconoscere in quel piccolo bambino il Re (l’oro), il Dio (l’incenso), il Salvatore (la mirra); da solo non sarei mai riuscito in questa impresa, solo al termine di questo pellegrinaggio condiviso i miei occhi sono pronti a riconoscerlo.

Signore Gesù,
Re dell’Universo,
ti offro il mio oro,
ciò che di più prezioso ho,
la mia vita,
un giorno tu la diedi a me,
ora te la riconsegno come dono d’Amore.

Signore Gesù,
Dio eterno fatto uomo,
ti offro il mio incenso,
le mie preghiere salgano a te,
accoglile e realizzale nel mistero del tuo Amore.

Signore Gesù,
Salvatore dell’umanità sofferente,
ti offro la mia mirra,
le mie azioni,
questo prezioso profumo
sia sempre gradito a te
e sia nel mondo
segno prezioso della tua Presenza.
Amen.

La nostra vita: mistero d’Amore | 5 gennaio 2025

5 gennaio 2025 | 2^ Domenica dopo Natale |

La nostra vita: Mistero d’Amore

E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi.

Sembrano queste le parole chiave di questa 2 domenica dopo Natale, parole che rafforzano il messaggio natalizio, parole che ci aiutano a riflettere sulla presenza continua di Dio nella storia dell’umanità.

Gesù non è nato una volta per sempre 2025 anni fa ma nasce continuamente nella storia cercando di portare luce in mezzo alle tenebre che noi creiamo.

Nasce nel grembo di Maria e nasce in ciascuna delle storie di chi ha il coraggio di accoglierlo; viene deposto nella mangiatoia all’interno di una grotta e allo stesso modo trova un alloggio di emergenza nelle case di cloro che lo riconoscono e gli aprono la porta; viene testimoniato da Giovanni e viene testimoniato oggi da coloro che hanno accolto il suo Amore e non possono fare altro che dirlo al mondo.

È Natale in ciascuna delle nostre esistenze se abbiamo il coraggio di lasciar spazio nella nostra vita a Colui che è la fonte della Vita.

Nella storia dell’umanità in tanti si sono soffermati sulle splendide parole del prologo di Giovanni e in tanti, ammaliati dai misteri in esse raccontati, si sono lasciati travolgere dall’Amore di Dio e si sono convertiti a Lui.

Quanti sforzi facciamo per dire Dio, per cercare di spiegarlo, per fare in modo che tutti possano comprenderlo. Ma Dio non ha bisogno di tutto questo; Dio non può essere compreso, figuriamoci se possiamo spiegarlo! Dio chiede solo di essere accolto nel suo mistero di Amore, quello stesso mistero che possiamo vivere nella relazione con i nostri fratelli; quello stesso mistero che ci investe ogni volta che ci accorgiamo della sua presenza.

Cosa mai potremmo spiegare della grandezza di Dio? Noi siamo quelle tenebre nelle quali la Luce vuole porre la sua dimora. Sembra una richiesta fuori luogo; eppure, Dio sa che in ciascuno di noi c’è la possibilità di poterlo accogliere, perché da lui siamo stati creati, perché a lui stiamo tornando.

La nostra vita è un mistero d’Amore: dall’amore siamo stati creati e verso l’Amore stiamo andando; ciò che ci troviamo a vivere ogni giorno sono i riflessi di questa eternità d’Amore di cui siamo parte e che con difficoltà riusciamo a comprendere.

Signore Gesù,
Verbo eterno del Padre,
Luce che brilla dall’eterno,
rischiara le nostre grige giornate;
fa che i nostri occhi,
curati dall’unguento del tuo Amore,
possano riconoscere i semi della tua presenza
nella nostra storia
e nella storia di chi ci sta accanto;

possano in nostri cuori,
rianimati dal tuo Amore,

accogliere il tuo desiderio
di dimorare tra noi.
Possano le nostre vite,
plasmate dalla tua presenza,
essere testimonianza concreta
del tuo esserci
nella storia dell’umanità.
Amen.

Come una goccia nell’oceano

1 gennaio 2025 | Maria SS. Madre di Dio |

Come una goccia nell’oceano

Iniziamo questo nuovo anno nel segno della maternità: Maria SS. Madre di Dio.

È lo stesso segno che fu dato ai pastori; è il segno di un futuro possibile; la storia non finisce con noi ma i nostri figli avranno il compito di portare avanti ciò che noi consegniamo nelle loro mani, così come noi abbiamo fatto con ciò che i nostri avi hanno messo nelle nostre mani.

In questo giorno di passaggio al nuovo anno siamo invitati a chiamare per nome ciò che lasciamo in eredità ai nostri figli. Non pensiamo a ciò che non è in nostro potere, non pensiamo alle guerre, non pensiamo all’inquinamento, non pensiamo alla fame nel mondo, pensiamo piuttosto a ciò che nel nostro piccolo abbiamo fatto.

A volte pensiamo sia insignificante ciò che possiamo fare noi e ci deprimiamo. Santa Madre Teresa di Calcutta disse: “Quello che facciamo è solo una goccia nell’oceano, ma l’oceano senza quella goccia sarebbe più piccolo”.

Oggi consegniamo nelle mani dei nostri figli questo oceano che è la vita, la storia nella quale si trovano a navigare, quali gocce abbiamo riversato in questo oceano?

La speranza di un mondo nuovo nasce proprio dalla capacità di vivere ogni istante del nostro presente come il luogo in cui poter dare il nostro contributo al futuro.

Come è possibile questo?

Riscoprendoci “figli” e non più “schiavi”. Se fossimo schiavi saremmo sottomessi alla logica del potere che tende a distruggere il mondo ma siccome siamo figli abbiamo tutta l’autorità per vivere nel mondo agendo secondo la nostra volontà.

Prova a domandarti: cosa desideri per il tuo futuro e per quello dei tuoi figli? Cosa metti in pratica nel tuo ordinario affinché un giorno questo possa realizzarsi?

A volte abbiamo l’impressione di essere impotenti di fronte agli eventi della storia, non lasciamoci ingannare: la tua storia è nelle tue mani, sei tu che decidi come viverla anche se attorno a te le cose vanno per i fatti loro.

A volte non comprendiamo cosa succede, a volte non sappiamo come comportarci, a volte ci sembrerà di brancolare nel buio, facciamo come Maria: “custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore”.

Non dobbiamo comprendere tutto né dobbiamo salvare il mondo (per questo ci ha gia pensato Gesù una volta per tutte), nostro compito è alimentare la speranza che un mondo nuovo è possibile e questo lo possiamo fare tenendo lo sguardo sul qui ed ora in cui Dio si fa presente nella nostra storia.

Che il prossimo anno sia ricco di Speranza e di Misericordia, ciascuno di voi e dei vostri cari possa sperimentare la presenza di Dio in ogni istante presente del tempo che ci sarà donato. Amen

Un popolo salvato dall’Amore

27 ottobre 2024 | XXX Domenica del Tempo Ordinario – anno B |

In questa 30 domenica del tempo ordinario, Pasqua della settimana, la Parola ci offre per la meditazione due folle.

Nella prima lettura troviamo la profezia di una gran folla che ritorna dall’esilio tra le consolazioni donate dal Signore; nel vangelo molta folla segue Gesù assieme ai suoi discepoli.

La folla della profezia sembra vedere bene la meta del suo cammino, è illuminata infatti dalla speranza di ritornare nella propria terra, la terra che Dio aveva donato ai padri; per quanto riguarda la folla al seguito di Gesù … non lo so, ma ci viene raccontata la storia del cieco Bartimeo che può bene rappresentare tutta la folla; quest’uomo ha trascorso buona parte della sua vita senza vedere, brancolando nel buio, muovendosi a tentoni in mezzo alle difficoltà della vita ma una cosa la vedeva chiaramente: in Gesù di Nazareth ha la certezza di poter tornare a vedere. Mi piace pensare che questa sia la speranza di tutti coloro che seguivano Gesù, ma sarà stato davvero così?

Probabilmente allora come oggi tanti seguivano Gesù, allora letteralmente, su e già per le strade della Palestina, oggi chiedendo i sacramenti per i figli, andando a messa la domenica, fruendo delle attività delloratorio e chissà in quali altri modi, ma, allora come oggi, non tutti ci vedevano bene, uno solo ha avuto il coraggio di rivolgersi al maestro “Figlio di Davide abbi pietà di me! – Rabbunì, che io veda di nuovo!”.

Bartimeo aveva coscienza del suo limite e per questo portava in corpo il desiderio di essere guarito.

Noi tutti oggi abbiamo pregato insieme “Grandi cose ha fatto il Signore per noi”, ma lo crediamo veramente? Tra poco diremo Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa, ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato, ma lo crediamo veramente? All’inizio della celebrazione ci siamo battuti il petto chiedendo perdono, ma siamo davvero pentiti?

Queste domande le faccio a me anzitutto perché spesso, quando siamo nella folla, corriamo il rischio di camminare per inerzia, di muoverci perché chi sta attorno a noi si muove, e a volte rischiamo di andare in una direzione senza neppure conoscere la meta. Ricordo che durante la Giornata Mondiale dei Giovani a Parigi, nel lontano 1997 una ragazza si era persa proprio perché, immersa nella folla, si era lasciata trasportare finché si è ritrovata esattamente dalla parte opposta al luogo del nostro ritrovo. La folla non è un popolo che cammina sostenendosi vicendevolmente mentre cammina verso un’unica meta, la folla è un insieme di anonimi che cammina, ciascuno pensando ai propri affari e andando verso la propria meta indipendente dalla meta degli altri.

Quest’oggi siamo arrivati in questa chiesa ciascuno dalle proprie case, percorrendo strade diverse e magari con motivazioni diverse; qui abbiamo incontrato tutti lo stesso messaggio ed abbiamo scoperto tutti di avere qualcosa in comune gli uni con gli altri. Tra poco ciascuno tornerà sulle strade della propria vita ma se l’incontro con il Cristo non ci ha spalancato gli occhi sulla meraviglia di coloro che ci stanno seduti accanto … beh, forse non abbiamo ancora realizzato di essere ciechi e proprio perché ciechi non possiamo scorgere le grandi cose che il Signore sta facendo in questo momento per noi!

Preghiamo anche noi con Bartimeo:

Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!
Fa che io veda di nuovo!
Aiutami a vedere il tuo volto
nel volto di ciascuno dei miei fratelli;
Aiutami a vedere la tua presenza
negli avvenimenti della storia;
Aiutami a riscoprire le meraviglie
che hai posto accanto a me!
Alimenta in me la speranza
di poter camminare presto
immerso nel popolo dei salvati
dal tuo Amore.
Amen.

La speranza è l’ultima a morire

16 giugno 2024 | XI Domenica Tempo Ordinario – B

Mi pare che le letture di questa 11^ domenica del tempo ordinario, Pasqua della settimana siano portatrici di speranza.

Come credenti stiamo infatti vivendo, nel nostro Paese, un tempo di delusione; è facile sentire dagli “addetti ai lavori”, se così possiamo definirli, parole di rimpianto dei tempi passati, quando le chiese erano stracolme, quando le processioni invadevano le strade dei nostri paesi, quando la parola del parroco e del catechista aveva un peso, quando … eppure il Regno di Dio è già qui, in tutto questo, nella nostra quotidianità.

Il Regno di Dio è simile ad un uomo che getta il seme sul terreno … questo seme può dare vita ad una spiga oppure no, al seminatore non è dato di saperlo in anticipo. Noi siamo questo seme ma siamo anche questo terreno. Lui, il Seminatore ha fiducia che il buon seme della Parola possa portare frutto; Lui ha la certezza che i frutti di questo seme possano, con l’aiuto del vento, portare altri frutti in altri terreni. La Parola cerca di germogliare dentro di noi, il soffio dello Spirito desidera trasportare il frutto del fiore che siamo su altri terreni.

Noi, terreno e frutto, abbiamo solo il compito di accogliere le cure amorevoli del divin contadino. Noi, terreno e frutto dobbiamo solo coltivare il coraggio di disperdere un poco di ciò che siamo affinché altri possano godere delle cure del Creatore.

Se abbiamo il coraggio di vivere pienamente coccolati da queste cure possiamo davvero scoprire che dal nulla di un piccolo seme di senape possiamo diventare luogo di riposo per gli uccelli del cielo e per i lavoratori della terra.

Il fatto che è Dio che fa crescere, che è lo Spirito che semina e che non dobbiamo far altro che accogliere le cure del contadino, non vuol dire che possiamo giocare al ribasso o che dobbiamo vivere una fede intimistica; ricevere le cure significa fare lo sforzo di reagire al “così fan tutti” o all’ “abbiamo sempre fatto così” per poter sperimentare la bellezza di quell’originalità che Dio ci ha donato.

Il beato Carlo Acutis diceva ai giovani: nasciamo tutti originali ma poi rischiamo di diventare delle fotocopie!

Fare esperienza di Dio significa scoprire che grazie alla nostra originalità, il deserto può diventare una foresta; fare esperienza di Dio significa sperimentare la tua vitalità proprio là dove nessuno avrebbe puntato su di te.

In mezzo alle erbacce è difficile scorgere la bellezza di una spiga di grano ma lei c’è e il vento la può portare ovunque; nel caos del mondo è difficile mettersi in ascolto della Parola di Dio ma Lei parla al cuore di ogni uomo in ogni momento.

In questa nostra società scristianizzata Dio c’è, ciascuno di noi, nella sua piccolezza, può divenire portatore di speranza per una umanità nuova. Le nostre parole avanzano e i gesti clamorosi non fanno più effetto ma la testimonianza di una vita di fede coerente in ogni momento, nelle fatiche e nelle gioie, diviene seme sparso dallo Spirito.

Signore Gesù, Parola vivente
seme divino che libera l’umanità dalla morte,
aiutaci ad accoglierti.
Che le nostre giornate
siano ripiene di Speranza
che le nostre vite
siano trasparenza
della tua presenza in noi
che le nostre parole
siano frutto della tua saggezza.
Fa che possiamo divenire ogni giorno
sempre più credenti credibili
in mezzo a questa società
assetata di Verità. Amen.