I santi: fratelli maggiori nel cammino della vita

1 novembre 2024 | Solennità di tutti i santi

Ogni anno i cristiani si radunano nelle proprie chiese il primo di novembre per ricordare in maniera solenne tutti i santi che ci hanno preceduto.

Chi sono questi santi? Perché li vogliamo ricordare? È proprio così necessario ricordarli?

La pedagogia insegna che ogni uomo per crescere ha bisogno di figure di riferimento. Come la mamma e il papà insegnano al proprio figlio a fare i primi passi nel mondo così i santi ci accompagnano sul cammino della santità.

I santi sono uomini e donne come ciascuno di noi che hanno camminato per le strade del mondo in un determinato periodo storico, proprio come me e come te in questo momento. Certo alcune delle loro storie sono molto particolari e facilmente frutto della fantasia di qualche buon “catechista” che aveva l’intento di trasmettere dei valori molto alti, ma altre storie, soprattutto quelle vicine a noi nel tempo, dipingono uomini, donne, ragazzi e ragazze che portano nel cuore Gesù e che in ogni istante della loro vita si impegnano a testimoniarlo e a comprenderlo sempre di più. Non stiamo parlando di persone con dei superpoteri tali da vivere sopra ogni difficoltà della vita, non stiamo neppure parlando di persone che hanno vissuto ritirate nel loro mondo lontano dalle fatiche dell’ordinario. Se proprio vogliamo parlare di superpoteri … l’unico superpotere che hanno coltivato e vissuto nella loro esistenza è quello dell’Amore ricevuto e donato.

Parlare di santi oggi sembra fuori luogo, eppure le nuove generazioni sono sempre a “caccia” di figure reali da prendere come esempio.

Parlare di santi nel 2024 significa coltivare il desiderio della santità. Purtroppo, su questo argomento trovo spesso adulti sempre più spenti, dubbiosi e sconsolati. Come possiamo dare speranza ai nostri giovani se il mondo adulto ha gia gettato la spugna?

Tutti noi abbiamo bisogno di una meta per poter camminare gioiosi e a testa alta in mezzo alle prove della vita. Questa meta ci attende tutti e si chiama “santità”.

I santi ci sono d’esempio e di sprono per camminare giorno dopo giorno raccogliendo le forze da quella speranza che ci precede e ci illumina: la speranza del Risorto. Leggiamo le vite dei santi, raccogliamo i loro esempi di vita, facciamo di loro dei fratelli maggiori che passo dopo passo ci guidano nel cammino della vita. Amen.

Do ut des, un’offerta per la Vita

13 ottobre 2024 | XXVIII Domenica T. O. – B |

La conosciamo bene la storia del “giovane ricco” che ci viene presentata dal Vangelo di questa 28 Domenica del Tempo Ordinario, Pasqua della settimana, ma qualcosa continua a sfuggirci.

Questo tale di cui Marco non fa il nome (potrebbe essere davvero ciascuno di noi), inizia bene la sua domanda: “Maestro buono”.

Come Gesù puntualizza “solo Dio è buono”; significa che questo tale considera che Gesù sia Dio. A questo punto è fatta, potrebbe pensare ciascuno di noi lettori, se si rivolge a Gesù come ci si rivolge a Dio allora è disposto a fare tutto ciò che lui gli domanderà.

Vediamo dunque come prosegue la domanda: “Cosa devo fare per avere …

Ma come … la fede è questione di dare e avere? Do ut des, dicevano un tempo? Ma la fede è questione di libertà e di amore, Dio è un Padre misericordioso, come è possibile pensare che possa aspettarsi qualcosa da noi per poterci donare il suo amore?

Mi risuonano in mente altre parole di Gesù: “se voi che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono” (Lc 11,13).

Ma non scandalizziamoci per la domanda inopportuna di questo tale, anche noi la pensiamo così: devi andare a messa se vuoi andare in paradiso (o “se vuoi salvarti”, a seconda delle versioni); devi fare le preghiere del mattino e della sera; devi dire il rosario; devi fare l’elemosina … e via dicendo. Quasi che la salvezza fosse il premio di una tessera a punti: la messa 10 punti; le preghiere del mattino e della sera 5; il rosario … quando la tessera è completata possiamo scambiarla con la salvezza!

La salvezza, appunto. Ma noi sentiamo il bisogno di essere salvati? Cioè, sentiamo il bisogno di farci tirare fuori dalla logica di male in cui con troppa facilità continuiamo a ricadere? Provo a dirlo in altre parole: desidero “essere perfetto come è perfetto il Padre nostro celeste” (cfr. Mt 5,18)? Mi spiego ancora meglio: desidero diventare santo?

Perché se non ho ben chiara la mèta non farò nessuno sforzo per ottenerla.

La via che Gesù suggerisce al tale del vangelo non è quella del baratto ma quella dell’amore: “va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri”.

Anche noi a questo punto ci scontriamo con la dura verità delle zavorre che ci portiamo dietro per tutta la vita. Quante cose limitano le nostre azioni, quante cose irrigidiscono le nostre relazioni!

Mi viene in mente l’immagine di una mongolfiera. Noi siamo così, più pesi ci portiamo dietro e più difficile sarà raggiungere le quote più altre. Non resta che invocare il dono del fuoco dello Spirito perché possa scaldare i nostri cuori ed aiutarci a sminuire l’importanza delle cose che ci tengono legati a questa terra. Tutto ciò che siamo e abbiamo è un dono di Dio, un dono talmente prezioso che sarebbe sprecato rinchiuso un caveau di sicurezza; Gesù ci chiede di fare un investimento rischioso: donalo a chi ne hanno bisogno per migliorare la propria vita. Signore Gesù,
tu che hai offerto la tua vita
per la salvezza di tutti gli uomini,
manda il tuo Spirito creatore
su ciascuno di noi
affinché possiamo scoprirci
tuoi doni preziosi
per l’umanità sofferente.
Amen.