Sabato 28 dicembre 2024

SABATO 28 DICEMBRE | Ottava di Natale – Ss. Innocenti,

Dal Vangelo di Matteo (2,13-18)

I magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: “Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo”.

Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: “Dall’Egitto ho chiamato mio figlio”.

Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esattezza dai Magi. Allora si compì ciò che era stato detto per mezzo del profeta Geremia: “Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande: Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più”.

COMMENTO

C’è un limite alla follia dell’uomo? Direi proprio di no. Continuiamo a dire che le cose andavano meglio un tempo ma le Scritture pare affermino il contrario. L’uomo di oggi come l’uomo di ieri è ripiegato su sé stesso a discapito dei più deboli che incontra sulla propria strada.

Come può intervenire Dio in questa storia di egoismi e prepotenze?

Dio entra nel silenzio (la notte di Natale) e lavora nelle profondità della terra (il sepolcro Pasquale).

Dio non fa lo stesso gioco dell’uomo imponendo con la violenza la sua presenza, ma prende in mano le righe storte che l’uomo disegna nel quaderno della storia per scrivere meravigliose storie di vita. È così che Dio si fa profugo, è così che Dio decide di crescere in terra straniera, è così che Dio decide di farsi compagno di viaggio di tutti coloro che soffrono a causa dell’egoismo di pochi potenti che tengono in mano le redini dell’umanità. Ricordare in un solo giorno le sorti di tanti innocenti che nella storia hanno subito le conseguenze dirette o indirette dei capricci di qualche potente non può che scuotere la nostra coscienza. Non si tratta di commuoverci, né di aumentare il nostro senso di impotenza, né tantomeno di arrabbiarci con il sistema. Oggi il Vangelo ci insegna l’importanza dei piccoli gesti, l’importanza delle scelte quotidiane, la necessità di tenere uno sguardo bello sulla storia che andiamo a vivere, perché solo nei piccoli gesti di amore possiamo porre fine all’ingordigia dei potenti e dire al mondo che un modo nuovo di vivere la vita esiste.

Venerdì 27 dicembre 2024

VENERDÌ 27 DICEMBRE | Ottava di Natale – S. Giovanni, apostolo ed evangelista

Dal Vangelo di Giovanni (20,2-8)

Il primo giorno della settimana, Maria di Magdala corse e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: “Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!”. Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette.

COMMENTO

Di Giovanni si dice che, entrando nel sepolcro, “vide e credette”; che cosa vide se non ciò che anche Pietro vide? Eppure, di Giovanni si dice che “credette”, di Pietro no. Non è il “cosa” ma il “come vide”. Giovanni, il discepolo amato, riuscì a vedere con gli occhi della fede, Pietro aveva ancora il cuore offuscato dalla delusione. Giovanni, infatti, riuscì a stare accanto a Gesù fin sotto la croce assieme a Maria, Pietro fino al cortile del sommo sacerdote, poi crollò, rinnegò e scappò.

In questo giorno natalizio, la liturgia ci propone la forza dell’Amore dell’apostolo Giovanni. In quell’amore è possibile superare le assurdità della violenza umana, in quell’amore è possibile vedere ciò che all’uomo è difficile vedere. Solo in questo Amore è possibile abbandonarsi alla fedeltà cieca, solo in quest’amore è possibile essere protagonisti di eventi impensabili e incomprensibili. Preghiamo perché ciascuno di noi e ogni credente possa, sull’esempio di Giovanni, restare fedele al Signore, qualsiasi cosa accada nella storia, e, in questa fedeltà, possiamo divenire veri testimoni dell’Amore. Amen.

Giovedì 26 dicembre 2024

GIOVEDÌ 26 DICEMBRE | Ottava di Natale – S. Stefano, primo martire

Dal Vangelo di Matteo (10,17-22)

Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe, e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.

Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato.

COMMENTO

Proprio ieri abbiamo festeggiato la nascita di Gesù ed oggi è ancora il giorno di Natale, almeno così la liturgia ci insegna, perché dunque non continuiamo a fare festa ma immediatamente ci viene offerto il ricordo di un martire, i primo di tutti i martiri?

In realtà è proprio il martirio che rende grande il Natale. Se quel bambino che contempliamo nella grotta di Betlemme non fosse morto in croce per ciascuno di noi, oggi noi non saremmo qui a ricordarlo!

Penso che festeggiare S. Stefano, primo martire di una lunga schiera che prosegue anche oggi di uomini e donne che hanno perso la vita proprio per testimoniare la propria fede, festeggiare questo martirio significa per ciascuno di noi ricordarci che essere seguaci di Cristo non è una favola a lieto fine. Oggi S. Stefano dice a tutti coloro che si lamentano del dovere essere sempre quelli che devono fare un passo indietro nelle discussioni, a coloro che si lamentano che devono sempre subire le ingiustizie da parte di qualcuno, a coloro che si lamentano di non essere riconosciuti in ciò che fanno … e a tanti altri che si lamentano della vita, oggi S Stefano ci dice che mettere in pratica il vangelo di Cristo, che è la misericordia continua, mette inevitabilmente nella situazione di subire cattiverie e anche persecuzioni in certe situazioni. Cosa farebbe Gesù Cristo in questa situazione? Questa è la domanda che dobbiamo porci quando ci troviamo difronte ad una ingiustizia. Il Signore certamente Ama, e tu?

Martedì 24 dicembre 2024

Benedetto il Signore, Dio di Israele

MARTEDÌ 24 DICEMBRE | 8° giorno della novena

Dal Vangelo di Luca (1,67-79)

Zaccaria, padre di Giovanni, fu colmato di Spirito Santo e profetò dicendo: “Benedetto il Signore, Dio d’Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo, e ha suscitato per noi un Salvatore potente nella casa di Davide, suo servo, come aveva detto per bocca dei suoi santi profeti d’un tempo: salvezza dai nostri nemici, e dalle mani di quanti ci odiano. Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri e si è ricordato della sua santa alleanza, del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre, di concederci, liberati dalle mani dei nemici, di servirlo senza timore, in santità e giustizia al suo cospetto, per tutti i nostri giorni. E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati. Grazie alla tenerezza e misericordia del nostro Dio, ci visiterà un sole che sorge dall’alto, per risplendere su quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra di morte, e dirigere i nostri passi sulla via della pace”.

COMMENTO

Nel silenzio Zaccaria ha potuto lasciarsi avvolgere dal mistero di Dio che, nel concepimento di Giovanni, ha trovato ospitalità nella sua casa. Chissà quanti pensieri in quei mesi, quanti ricordi saranno passati nella sua mente, Zaccaria ha potuto così rileggere tutta la sua storia alla luce del mistero che lo circondava. Chissà che sorpresa per lui, sacerdote di Israele, accorgersi di quanto Dio stava facendo da tempo nella sua vita e i suoi occhi non erano mai riusciti a riconoscerlo!

Appena la sua lingua si scioglie non può fare a meno di innalzare a Dio una lode di benedizione. Ora che ha avuto il coraggio di accogliere l’impossibile il suo cuore esplode di gioia e lui stesso diviene segno della presenza di Dio tra gli uomini.

Ormai il Natale è alle porte, solo nel silenzio dell’attesa possiamo allenare i nostri sensi a riconoscere il Dio della vita che irrompe nella storia dell’umanità. Concediamoci quest’oggi un istante di silenzio, in questo tempo teniamo fisso lo sguardo sul presepio, lasciamo che Dio entri nella nostra storia per poterlo lodare insieme agli angeli del cielo. Amen.

Lunedì 23 dicembre 2024

Lunedì 23 dicembre 2024

LUNEDÌ 23 DICEMBRE

Dal Vangelo di Luca (1,57-66) | 7° giorno della novena

Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.

Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccaria. Ma sua madre intervenne: “No, si chiamerà Giovanni”. Le dissero: “Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome”. Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: “Giovanni è il suo nome”. Tutti furono meravigliati. All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose.

Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: “Che sarà mai questo bambino?”. E davvero la mano del Signore era con lui.

COMMENTO

Il Vangelo parla di un “dono del Signore” ma nessuno vuole aprire gli occhi per vederlo. Il nome Giovanni significa proprio “dono del Signore” ma tutti restano stupiti di fronte a quella proposta perché nella famiglia nessuno si chiama così. Solo Zaccaria ed Elisabetta, che nella loro lunga vita hanno avuto modo di entrare più in intimità con il Signore, hanno il coraggio di rompere le regole, di dare scandalo: “Giovanni è il suo nome”. È grazie a queste parole, che diventano gesto coraggioso, che Zaccaria riacquista la libertà della parola, ora non è più incatenato al clan famigliare che lo chiude al mondo, ora può urlare a tutti la grandezza di quel Dio che ha visitato la sua famiglia, chissà che un giorno la famiglia tutta non si renderà conto di questa visita e inizi a lodare il Signore pienamente. Vivere il Natale, dire agli amici che siamo gioiosi di festeggiare la nascita di Dio, ritagliare tempo per vivere l’incontro con Dio che bussa alla porta di casa mia, non è facile oggi, ma se vogliamo sentirci liberi come Zaccaria di riconoscere e urlare al mondo la gioia di questo incontro, dobbiamo avere il coraggio di andare controcorrente: nella società, a volte anche nella Chiesa, con gli amici, in famiglia … solo così la gioia riempirà il tuo cuore e sarà davvero Natale.

Sabato 21 dicembre 2024

SABATO 21 DICEMBRE | 5° giorno della Novena

Dal Vangelo di Luca (1,39-45)

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto”.

COMMENTO

Maria si riprende dall’annuncio irreale che ha appena si riprende non può fare a meno di andare a verificare di persona la prova che l’angelo le ha dato: l’anziana cugina Elisabetta attende un figlio. Questa frenetica corsa ci dice che non è l’incredulità che la sta muovendo ma l’immensa gioia che proprio a lei stia capitando tutto questo.

Maria è la donna che sa talmente affidarsi a Dio da non dubitare neppure di ciò che umanamente è impossibile.

Dio interviene nella storia ma soltanto nella nostra disponibilità ad accoglierlo può rendersi vicino a coloro che desiderano incontrarlo. Il Natale è proprio la capacità di accogliere Gesù in noi, senza farsi troppe domande se non quell’unica domanda che ha reso grande Maria: Cosa posso fare per portare a termine questo mistero? Soltanto in questa obbedienza potremmo portare chi ci incontra a gioire di una presenza altra rispetto a noi, una presenza che apre il cuore e diventa feconda disperanza.

Venerdì 20 dicembre

VENERDÌ 20 DICEMBRE | 4 giorno della Novena

Dal Vangelo di Luca (1,26-38)

Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: “Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te”.

A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine”.

Allora Maria disse all’angelo: “Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?”. Le rispose l’angelo: “Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra.Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio”.Allora Maria disse: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola”. E l’angelo si allontanò da lei.

COMMENTO

L’ingresso di Dio nella nostra storia non può che essere una gioia; eppure, spesso lo consideriamo una invasione di campo, un limite della nostra libertà. Vuoi perché ci pare impossibile da realizzare ciò che ci viene chiesto, vuoi perché non ci sentiamo all’altezza, vuoi perché abbiamo paura di fare brutta figura con gli altri. Forse anche a Maria sono venute in mente alcune di queste perplessità ma lei non ha esitato a chiedere spiegazioni. Se Dio ti chiede qualcosa sicuramente ti da anche le capacità per portarlo a compimento, non resta che chiedere quali mosse fare. è questo che fa Maria, è questo che dovremmo fare noi. Natale è la nostra disponibilità a metterci in gioco anche se non sempre le regole sono ben chiare. è l’entusiasmo che ci spinge a perseverare. Preghiamo quest’oggi per tutti coloro a cui il Signore affida dei ministeri specifici, possano vivere sempre nell’entusiasmo di coloro che hanno incontrato il Signore e superare così le fatiche del ministero. Amen.

Giovedì 19 dicembre 2024

GIOVEDÌ 19 DICEMBRE | 3° giorno della Novena

Dal Vangelo di Luca (1,5-25)

Al tempo di Erode, re della Giudea, vi era un sacerdote di nome Zaccaria, della classe di Abia, che aveva in moglie una discendente di Aronne, di nome Elisabetta. Ambedue erano giusti davanti a Dio e osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. Essi non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni.

Avvenne che, mentre Zaccaria svolgeva le sue funzioni sacerdotali davanti al Signore durante il turno della sua classe, gli toccò in sorte, secondo l’usanza del servizio sacerdotale, di entrare nel tempio del Signore per fare l’offerta dell’incenso. Fuori, tutta l’assemblea del popolo stava pregando nell’ora dell’incenso. Apparve a lui un angelo del Signore, ritto alla destra dell’altare dell’incenso. Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore. Ma l’angelo gli disse: “Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiameraiGiovanni. Avrai gioia ed esultanza, e molti si rallegreranno della sua nascita, perché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà colmato di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio. Egli camminerà innanzi a lui con lo spirito e la potenza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto”. Zaccaria disse all’angelo: “Come potrò maiconoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanti negli anni”. L’angelo gli rispose: “Io sono Gabriele, che sto dinanzi a Dio e sono stato mandato a parlarti e a portarti questo lieto annuncio. Ed ecco, tu sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, che si compiranno a loro tempo”.

Intanto il popolo stava in attesa di Zaccaria e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio. Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto.

Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa. Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva: “Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna fra gli uomini”.

COMMENTO

Nulla è impossibile a Dio” dirà l’angelo parlando a Maria e prendendo la storia di Elisabetta e Zaccaria come esempio della sua potenza.

è proprio questo che noi non riusciamo a capire. Dio può tutto a patto che ci sia una disponibilità dell’uomo di accoglierlo, come Elisabetta e Zaccaria, come Maria e Giuseppe. Noi vorremmo che l’intervento di Dio fosse una magia che cala dall’alto e sistema tutte le cose ma allo stesso tempo vorremmo una totale libertà di scelta della nostra vita. Ecco che Dio, nel rispetto della nostra libertà, bussa alla nostra porta e chiedere permesso per poter entrare. Dio può tutto ma non senza la nostra disponibilità ad accoglierlo. Preghiamo quest’oggi per tutto coloro che fanno fatica a spalancare le porte della loro vita a Dio. Possa questo natale essere davvero un natale di Grazia per tutti.

Mercoledì 18 dicembre 2024

MERCOLEDÌ 18 DICEMBRE | 2° giorno della Novena

Dal Vangelo di Matteo (11,28-30)

Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati”.

Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:

Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio:
a lui sarà dato il nome di Emmanuele,

che significa Dio con noi. Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa; .

COMMENTO

Ieri la Parola ci ha aperto gli occhi sul desiderio di Dio di entrare nella storia dell’umanità così come è, in mezzo ai peccati, ai tradimenti e agli omicidi; oggi ci viene mostrato come in questa umanità, che pare essere sempre più oscura (pensiamo alle cronache anche dei nostri giorni), lo sguardo di Dio può aiutarci a cogliere i semi dell’amore eterno che cercano di fiorire.

L’immagine di Giuseppe che con coraggio accoglie in casa Maria, la ragazza che lui amava, pur non comprendendo ciò che stava succedendo, il suo essere giusto davanti alla Parola di Dio che ha raggiunto; il suo focalizzare l’attenzione non sul “cosa diranno gli altri” ma sul “di cosa ha bisogno Maria ora”. Giuseppe è ancora oggi immagine dell’uomo giusto che mette al primo posto l’amore per Dio e per i fratelli.

Preghiamo quest’oggi per tutti coloro che fanno fatica a poggiare le loro certezze nelle mani di Dio, possano riscoprire la grandezza dell’Amore ricevuto e donato. Amen

Martedì 17 dicembre 2024

MARTEDÌ 17 DICEMBRE | 1° giorno della novena

Dal Vangelo di Matteo (1,1-17)

Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmon, Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide.

Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Uria, Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abia, Abia generò Asaf, Asaf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozia, Ozia generò Ioatàm, Ioatàm generò Acaz, Acaz generò Ezechia, Ezechia generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosia, Giosia generò Ieconia e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia.

Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconia generò Salatièl, Salatièl generò Zorobabele, Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm, Eliachìm generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò Eleazar, Eleazar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.
In tal modo, tutte le generazioni da Abramo a Davide sono quattordici, da Davide fino alla deportazione in Babilonia quattordici, dalla deportazione in Babilonia a Cristo quattordici.

COMMENTO

Ci avviciniamo sempre più al Natale di Gesù. In questo primo giorno della novena la liturgia ci offre la genealogia di Gesù secondo il Vangelo di Matteo. Gesù è uno di noi, entra nella storia dell’umanità non vergognandosi del male che lo ha preceduto. Il Vangelo non ci presenta la dinastia perfetta dell’eroe, ma ci presenta un elenco di nomi che raccontano storie di peccati, tradimenti e omicidi.

La storia di Gesù è questa, uguale alla storia di qualsiasi altro essere umano, e non se ne vergogna, non viene taciuta, addirittura Matteo apre il suo Vangelo con questa storia.

È Natale ogni volta che nella mia vita lascio spazio a Lui, non importa se lo accolgo tra un peccato e l’altro, l’importante è che io sia disponibile ad accoglierlo.

Preghiamo per tutti coloro che fanno fatica a riconoscersi nella genealogia peccatrice dell’umanità; possono aprire il loro cuore alla Misericordia di Dio, solo così sarà Natale.