Con Gesù è sempre FESTA

19 gennaio 2025 | 2^ Domenica del Tempo Ordinario – anno C |

Is 62,1-5 | Sal 95 | 1Cor 12,4-11 | Gv 2,1-11

Con Gesù è sempre FESTA

Il tema su cui riflettere in questa seconda domenica del Tempo Ordinario, Pasqua della settimana, è la  “festa”.

Gesù inizia il suo ministero pubblico partecipando a una festa di nozze.

Il matrimonio rappresenta un cambiamento, una scelta, l’amore e la speranza.

È un cambiamento di vita per i coniugi che lasciano le loro famiglie originarie per formarne una nuova; è una scelta poiché tra le molte persone incontrate, gli sposi si sono scelti reciprocamente; è un segno di amore perché ciò che li unisce è l’Amore che li ha fatti incontrare e che li ha collocati al centro l’uno dell’altro; è un segno di speranza perché i due possono diventare molti, garantendo così un futuro alla loro storia e all’umanità.

Tuttavia, ogni matrimonio comporta un rischio: il vino può finire. Ossia, la magia dei primi tempi, quando l’innamoramento rendeva tutto magico e unico, può svanire, lasciando spazio alla routine quotidiana.

La parabola delle nozze, comprensibile da tutti, riflette la nostra vita di fede. Giovanni invita ogni credente a non fermarsi alla catechesi della prima comunione ma a proseguire nel sorprendersi quotidianamente per ciò che Gesù, lo sposo, può donarci. Il suo buon vino è ciò che rende la nostra esistenza sempre affascinante e il nostro rapporto con Lui festoso.

Purtroppo, spesso associamo erroneamente la gioia della fede a canti per bambini che, da adulti, non ci trasmettono più nulla di significativo. Il rapporto d’Amore tra Dio e l’uomo deve essere rinnovato quotidianamente, come ogni relazione d’amore. Ogni giorno siamo chiamati a riconoscere i nostri carismi per vivere pienamente questa relazione; ogni giorno dobbiamo riconoscere la vicinanza speciale di Dio, che ci accompagna e sostiene nei momenti di bisogno: con parole giuste, sguardi comprensivi, gesti affettuosi, situazioni commoventi o panorami affascinanti. Non importa il modo, ma possiamo sempre sperimentare il miracolo della Sua vicinanza che dona sollievo alla nostra vita.

Come notare questi segni? Semplicemente riponendo la nostra fiducia nelle Sue mani. Maria dice ai servitori delle nozze: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela”. Immaginate la scena: Gesù dice loro di riempire le giare d’acqua e di e attingerla con le brocche per servire i tavoli … Eppure, questi uomini si fidano. Anche nella nostra vita ci imbattiamo in situazioni che apparentemente sembrano estranee a Dio, ma attraverso la fiducia nella Sua presenza, queste situazioni possono rivelarsi manifestazioni della presenza divina, volta a portare festa e gioia a ogni persona. All’inizio di questo cammino di fede ordinario che stiamo vivendo, lasciamoci sorprendere dai modi creativi con cui Dio si pone accanto a noi. Chiediamo al Signore di affinare i nostri occhi per riconoscerlo e i nostri cuori per accoglierlo. Amen.

Domenica 29 dicembre 2024

29 dicembre 2024 | S. Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe – anno C |

Il “per sempre” che forma la comunità

Sembra quasi fuori moda oggi parlare di famiglia, eppure in questa domenica tra l’ottava di Natale, ovvero all’interno di quegli otto giorni che sono il giorno del Natale, la liturgia ci propone la riflessione sulla santa famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe.

Oggi è più facile parlare di convivenza che non di famiglia, così come è più facile parlare di compagno/compagna piuttosto che di marito o di moglie. Se vogliamo essere sinceri fino in fondo la famiglia di Maria e Giuseppe non era poi così canonica come pensiamo. Sappiamo che erano fidanzati e che, probabilmente, il matrimonio venne festeggiato in fretta e furia al ritorno di Maria dalla casa della cugina Elisabetta ad Ain Karen (“Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa” – Mt 1,24-25), inoltre sappiamo che Gesù è figlio di Maria ma non di Giuseppe e nonostante questo Maria non ha esitato a chiamare Giuseppe “padre di Gesù”. Nonostante questa situazione tutt’altro che chiara, la loro storia è stata pienamente accolta dalla comunità di Nazareth al punto tale che durante il rientro da Gerusalemme, dopo la festa di Pasqua, Maria e Giuseppe non si preoccupano neppure di verificare la presenza di loro figlio, doveva per forza essere assieme agli altri bambini della carovana.

Quando parliamo di “famiglia”, a differenza della convivenza, ci sta il riconoscersi parte di una società, di una comunità, di una famiglia ben più grande della quale potersi fidare, nella quale crescere e camminare insieme.

Penso che la crisi della famiglia oggi sia riconducibile alla crisi della comunità. Sempre più le nostre famiglie sono cellule isolate in mezzo a gente estranea; i nostri bambini crescono con la paura di incontrare il vicino di casa con il quale quotidianamente la mamma e il papà litigano per sciocchezze; i nostri anziani sono sempre più soli e abbandonati anche se abitano in condomini con decine di altre persone: è la crisi della società, e se vogliamo usare un termine più ecclesiale, è la crisi della comunità.

Perché sposarsi se il matrimonio resta un evento privato? Certo, facciamo feste così faraoniche che il solo costo mette i brividi, ma il matrimonio non è il momento in cui ci sediamo a tavola a mangiare, il matrimonio è il momento in cui ci si promette “amore per tutta la vita”. Chi è invitato o chi partecipa alla cerimonia (che sia essa civile o religiosa)? Pochi parenti, a volte giusto il minimo sindacale.

Il matrimonio, quel sì pronunciato davanti alla comunità di cui faccio parte (che sia la società in cui vivo o la comunità ecclesiale a cui appartengo) rende più ricca la comunità stessa e ci impegna tutti a sostenerci nelle gioie e nelle sofferenze. Il matrimonio non può mai essere questione privata, è sempre un evento di popolo. È per questo che Maria e Giuseppe non si preoccupano del giovane Gesù.

Un tempo anche i nostri figli erano cresciuti dai vicini di casa; un tempo un adulto qualsiasi per strada poteva riprendere le marachelle di un qualsiasi bambino; un tempo i bambini giocavano serenamente per le strade dei nostri paesi.

Penso che celebrare oggi la festa della sacra famiglia di Nazareth significhi cercare di riportare il centro della nostra attenzione sulle nostre comunità, sulla nostra società. Oggi siamo invitati a riconoscere i semi dell’amore che Dio sparge nei cuori di tante giovani coppie affinché si sentano accolte e amate così come sono, sarà poi questo nostro amore ad aiutarle a sigillare e a rendere pubblico il “per sempre” del loro amore che già li ha uniti.