Martedì 24 dicembre 2024

Benedetto il Signore, Dio di Israele

MARTEDÌ 24 DICEMBRE | 8° giorno della novena

Dal Vangelo di Luca (1,67-79)

Zaccaria, padre di Giovanni, fu colmato di Spirito Santo e profetò dicendo: “Benedetto il Signore, Dio d’Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo, e ha suscitato per noi un Salvatore potente nella casa di Davide, suo servo, come aveva detto per bocca dei suoi santi profeti d’un tempo: salvezza dai nostri nemici, e dalle mani di quanti ci odiano. Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri e si è ricordato della sua santa alleanza, del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre, di concederci, liberati dalle mani dei nemici, di servirlo senza timore, in santità e giustizia al suo cospetto, per tutti i nostri giorni. E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati. Grazie alla tenerezza e misericordia del nostro Dio, ci visiterà un sole che sorge dall’alto, per risplendere su quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra di morte, e dirigere i nostri passi sulla via della pace”.

COMMENTO

Nel silenzio Zaccaria ha potuto lasciarsi avvolgere dal mistero di Dio che, nel concepimento di Giovanni, ha trovato ospitalità nella sua casa. Chissà quanti pensieri in quei mesi, quanti ricordi saranno passati nella sua mente, Zaccaria ha potuto così rileggere tutta la sua storia alla luce del mistero che lo circondava. Chissà che sorpresa per lui, sacerdote di Israele, accorgersi di quanto Dio stava facendo da tempo nella sua vita e i suoi occhi non erano mai riusciti a riconoscerlo!

Appena la sua lingua si scioglie non può fare a meno di innalzare a Dio una lode di benedizione. Ora che ha avuto il coraggio di accogliere l’impossibile il suo cuore esplode di gioia e lui stesso diviene segno della presenza di Dio tra gli uomini.

Ormai il Natale è alle porte, solo nel silenzio dell’attesa possiamo allenare i nostri sensi a riconoscere il Dio della vita che irrompe nella storia dell’umanità. Concediamoci quest’oggi un istante di silenzio, in questo tempo teniamo fisso lo sguardo sul presepio, lasciamo che Dio entri nella nostra storia per poterlo lodare insieme agli angeli del cielo. Amen.

Lunedì 23 dicembre 2024

Lunedì 23 dicembre 2024

LUNEDÌ 23 DICEMBRE

Dal Vangelo di Luca (1,57-66) | 7° giorno della novena

Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.

Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccaria. Ma sua madre intervenne: “No, si chiamerà Giovanni”. Le dissero: “Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome”. Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: “Giovanni è il suo nome”. Tutti furono meravigliati. All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose.

Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: “Che sarà mai questo bambino?”. E davvero la mano del Signore era con lui.

COMMENTO

Il Vangelo parla di un “dono del Signore” ma nessuno vuole aprire gli occhi per vederlo. Il nome Giovanni significa proprio “dono del Signore” ma tutti restano stupiti di fronte a quella proposta perché nella famiglia nessuno si chiama così. Solo Zaccaria ed Elisabetta, che nella loro lunga vita hanno avuto modo di entrare più in intimità con il Signore, hanno il coraggio di rompere le regole, di dare scandalo: “Giovanni è il suo nome”. È grazie a queste parole, che diventano gesto coraggioso, che Zaccaria riacquista la libertà della parola, ora non è più incatenato al clan famigliare che lo chiude al mondo, ora può urlare a tutti la grandezza di quel Dio che ha visitato la sua famiglia, chissà che un giorno la famiglia tutta non si renderà conto di questa visita e inizi a lodare il Signore pienamente. Vivere il Natale, dire agli amici che siamo gioiosi di festeggiare la nascita di Dio, ritagliare tempo per vivere l’incontro con Dio che bussa alla porta di casa mia, non è facile oggi, ma se vogliamo sentirci liberi come Zaccaria di riconoscere e urlare al mondo la gioia di questo incontro, dobbiamo avere il coraggio di andare controcorrente: nella società, a volte anche nella Chiesa, con gli amici, in famiglia … solo così la gioia riempirà il tuo cuore e sarà davvero Natale.

Domenica 22 dicembre 2024

22 dicembre 2024 | 4^ Domenica di Avvento – anno C |

Quando sarà Natale?

Il Signore viene a visitarci, sempre.

È questo il messaggio consolante di questa 4 domenica di avvento.

È Maria che va da Elisabetta ma è Gesù che viene riconosciuto per primo. Maria è portatrice di una verità liberante; quel bimbo che porta in grembo è portatore di pace per tutti i popoli che lo accolgono.

Gesù ancora non è visibile dall’occhio dell’uomo eppure, la sua presenza viene percepita; è l’entusiasmo che ha spinto Maria ad intraprendere il viaggio, è la gioia di Elisabetta che finalmente riesce ad avere un figlio in tarda età, è la danza del battista ancora dentro il grembo della madre. Non può essere che la gioia la testimonianza della presenza di Gesù nella storia.

Potremmo noi chiederci come accogliamo e come testimoniamo il Signore. A volte, come nella prima lettura viene accennato, pensiamo che Dio debba manifestarsi a noi nella forza e nella maestà del potere; altre volte, come ci dice la seconda lettura, pensiamo che Dio si manifesti a noi nei sacrifici e negli atti di culto.

Il Vangelo invece sembra dirci la cosa più semplice del mondo: l’entusiasmo e la gioia di chi lo ha accolto sono la più grande manifestazione della sua presenza.

Penso sempre che quando andiamo a messa e ascoltiamo la Parola di Dio ci troviamo nella stessa situazione di Maria e se poi abbiamo anche la grazia di poterci comunicare con l’eucarestia, la certezza di divenire tabernacoli viventi di Cristo come Maria si rafforza. Ma chi ci incontra dopo essere stati a messa si accorge che portiamo dentro il Cristo vivente? I nostri volti fanno trasparire la gioia di aver incontrato il Dio della vita?

Il Signore Gesù non vuole che andiamo da Lui sotto la minaccia del fuoco che ci attende per l’eternità (così ci dicevano al catechismo o alla dottrina un tempo giusto?) ma vuole che andiamo da Lui per la gioia di incontrarlo nella festa, perché abbiamo sperimentato, direttamente o grazie alla testimonianza di qualcuno, che stare con lui è la cosa più bella che poteva capitarci.

Mancano solo pochi giorni al Natale e attorno a noi tutto ha il sapore della festa: le vetrine, le luci colorate, gli alberi di Natale, i presepi, le canzoni natalizie, i villaggi di natalizi, i mercatini, il termine delle scuole, la partenza per le ferie … ma perché facciamo tutto questo?

Gioia, pace e serenità sono certo parole chiave del giorno di Natale ma quando diventano pura felicita, voglia di evadere, goliardia e frenesia … allora possiamo dire che non è Natale.

Pensiamo a quante ore staremo seduti attorno alla tavola con i nostri cari, è una bella cosa ma perché lo facciamo in questo giorno? Quanto tempo sono stato a lodare il Dio della vita che è venuto ad abitare la mia casa?

Aumentano anche le azioni generose in questo periodo, come se nel resto dell’anno i poveri non ci fossero, ma perché le compiamo in questi giorni? Per metterci a posto la coscienza?

Maria va a trovare la cugina Elisabetta mettendo in pericolo la propria persona per condividere con lei la gioia della maternità. Facciamo in modo che le nostre buone azioni di questi giorni siano mosse dal nostro incontro con il Cristo, accolto in noi e portato nel mondo. Vi auguro che tra tre giorni possa essere davvero Natale in ciascuno di voi. Buon cammino.

Sabato 21 dicembre 2024

SABATO 21 DICEMBRE | 5° giorno della Novena

Dal Vangelo di Luca (1,39-45)

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto”.

COMMENTO

Maria si riprende dall’annuncio irreale che ha appena si riprende non può fare a meno di andare a verificare di persona la prova che l’angelo le ha dato: l’anziana cugina Elisabetta attende un figlio. Questa frenetica corsa ci dice che non è l’incredulità che la sta muovendo ma l’immensa gioia che proprio a lei stia capitando tutto questo.

Maria è la donna che sa talmente affidarsi a Dio da non dubitare neppure di ciò che umanamente è impossibile.

Dio interviene nella storia ma soltanto nella nostra disponibilità ad accoglierlo può rendersi vicino a coloro che desiderano incontrarlo. Il Natale è proprio la capacità di accogliere Gesù in noi, senza farsi troppe domande se non quell’unica domanda che ha reso grande Maria: Cosa posso fare per portare a termine questo mistero? Soltanto in questa obbedienza potremmo portare chi ci incontra a gioire di una presenza altra rispetto a noi, una presenza che apre il cuore e diventa feconda disperanza.

Venerdì 20 dicembre

VENERDÌ 20 DICEMBRE | 4 giorno della Novena

Dal Vangelo di Luca (1,26-38)

Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: “Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te”.

A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine”.

Allora Maria disse all’angelo: “Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?”. Le rispose l’angelo: “Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra.Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio”.Allora Maria disse: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola”. E l’angelo si allontanò da lei.

COMMENTO

L’ingresso di Dio nella nostra storia non può che essere una gioia; eppure, spesso lo consideriamo una invasione di campo, un limite della nostra libertà. Vuoi perché ci pare impossibile da realizzare ciò che ci viene chiesto, vuoi perché non ci sentiamo all’altezza, vuoi perché abbiamo paura di fare brutta figura con gli altri. Forse anche a Maria sono venute in mente alcune di queste perplessità ma lei non ha esitato a chiedere spiegazioni. Se Dio ti chiede qualcosa sicuramente ti da anche le capacità per portarlo a compimento, non resta che chiedere quali mosse fare. è questo che fa Maria, è questo che dovremmo fare noi. Natale è la nostra disponibilità a metterci in gioco anche se non sempre le regole sono ben chiare. è l’entusiasmo che ci spinge a perseverare. Preghiamo quest’oggi per tutti coloro a cui il Signore affida dei ministeri specifici, possano vivere sempre nell’entusiasmo di coloro che hanno incontrato il Signore e superare così le fatiche del ministero. Amen.

Giovedì 19 dicembre 2024

GIOVEDÌ 19 DICEMBRE | 3° giorno della Novena

Dal Vangelo di Luca (1,5-25)

Al tempo di Erode, re della Giudea, vi era un sacerdote di nome Zaccaria, della classe di Abia, che aveva in moglie una discendente di Aronne, di nome Elisabetta. Ambedue erano giusti davanti a Dio e osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. Essi non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni.

Avvenne che, mentre Zaccaria svolgeva le sue funzioni sacerdotali davanti al Signore durante il turno della sua classe, gli toccò in sorte, secondo l’usanza del servizio sacerdotale, di entrare nel tempio del Signore per fare l’offerta dell’incenso. Fuori, tutta l’assemblea del popolo stava pregando nell’ora dell’incenso. Apparve a lui un angelo del Signore, ritto alla destra dell’altare dell’incenso. Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore. Ma l’angelo gli disse: “Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiameraiGiovanni. Avrai gioia ed esultanza, e molti si rallegreranno della sua nascita, perché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà colmato di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio. Egli camminerà innanzi a lui con lo spirito e la potenza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto”. Zaccaria disse all’angelo: “Come potrò maiconoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanti negli anni”. L’angelo gli rispose: “Io sono Gabriele, che sto dinanzi a Dio e sono stato mandato a parlarti e a portarti questo lieto annuncio. Ed ecco, tu sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, che si compiranno a loro tempo”.

Intanto il popolo stava in attesa di Zaccaria e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio. Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto.

Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa. Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva: “Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna fra gli uomini”.

COMMENTO

Nulla è impossibile a Dio” dirà l’angelo parlando a Maria e prendendo la storia di Elisabetta e Zaccaria come esempio della sua potenza.

è proprio questo che noi non riusciamo a capire. Dio può tutto a patto che ci sia una disponibilità dell’uomo di accoglierlo, come Elisabetta e Zaccaria, come Maria e Giuseppe. Noi vorremmo che l’intervento di Dio fosse una magia che cala dall’alto e sistema tutte le cose ma allo stesso tempo vorremmo una totale libertà di scelta della nostra vita. Ecco che Dio, nel rispetto della nostra libertà, bussa alla nostra porta e chiedere permesso per poter entrare. Dio può tutto ma non senza la nostra disponibilità ad accoglierlo. Preghiamo quest’oggi per tutto coloro che fanno fatica a spalancare le porte della loro vita a Dio. Possa questo natale essere davvero un natale di Grazia per tutti.

Mercoledì 18 dicembre 2024

MERCOLEDÌ 18 DICEMBRE | 2° giorno della Novena

Dal Vangelo di Matteo (11,28-30)

Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati”.

Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:

Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio:
a lui sarà dato il nome di Emmanuele,

che significa Dio con noi. Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa; .

COMMENTO

Ieri la Parola ci ha aperto gli occhi sul desiderio di Dio di entrare nella storia dell’umanità così come è, in mezzo ai peccati, ai tradimenti e agli omicidi; oggi ci viene mostrato come in questa umanità, che pare essere sempre più oscura (pensiamo alle cronache anche dei nostri giorni), lo sguardo di Dio può aiutarci a cogliere i semi dell’amore eterno che cercano di fiorire.

L’immagine di Giuseppe che con coraggio accoglie in casa Maria, la ragazza che lui amava, pur non comprendendo ciò che stava succedendo, il suo essere giusto davanti alla Parola di Dio che ha raggiunto; il suo focalizzare l’attenzione non sul “cosa diranno gli altri” ma sul “di cosa ha bisogno Maria ora”. Giuseppe è ancora oggi immagine dell’uomo giusto che mette al primo posto l’amore per Dio e per i fratelli.

Preghiamo quest’oggi per tutti coloro che fanno fatica a poggiare le loro certezze nelle mani di Dio, possano riscoprire la grandezza dell’Amore ricevuto e donato. Amen

Martedì 17 dicembre 2024

MARTEDÌ 17 DICEMBRE | 1° giorno della novena

Dal Vangelo di Matteo (1,1-17)

Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmon, Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide.

Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Uria, Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abia, Abia generò Asaf, Asaf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozia, Ozia generò Ioatàm, Ioatàm generò Acaz, Acaz generò Ezechia, Ezechia generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosia, Giosia generò Ieconia e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia.

Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconia generò Salatièl, Salatièl generò Zorobabele, Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm, Eliachìm generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò Eleazar, Eleazar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.
In tal modo, tutte le generazioni da Abramo a Davide sono quattordici, da Davide fino alla deportazione in Babilonia quattordici, dalla deportazione in Babilonia a Cristo quattordici.

COMMENTO

Ci avviciniamo sempre più al Natale di Gesù. In questo primo giorno della novena la liturgia ci offre la genealogia di Gesù secondo il Vangelo di Matteo. Gesù è uno di noi, entra nella storia dell’umanità non vergognandosi del male che lo ha preceduto. Il Vangelo non ci presenta la dinastia perfetta dell’eroe, ma ci presenta un elenco di nomi che raccontano storie di peccati, tradimenti e omicidi.

La storia di Gesù è questa, uguale alla storia di qualsiasi altro essere umano, e non se ne vergogna, non viene taciuta, addirittura Matteo apre il suo Vangelo con questa storia.

È Natale ogni volta che nella mia vita lascio spazio a Lui, non importa se lo accolgo tra un peccato e l’altro, l’importante è che io sia disponibile ad accoglierlo.

Preghiamo per tutti coloro che fanno fatica a riconoscersi nella genealogia peccatrice dell’umanità; possono aprire il loro cuore alla Misericordia di Dio, solo così sarà Natale.

Lunedì 16 dicembre 2024

LUNEDÌ 16 DICEMBRE

Dal Vangelo di Matteo (21,23-27)

In quel tempo, Gesù entrò nel tempio e, mentre insegnava, gli si avvicinarono i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo e dissero: “Con quale autorità fai queste cose? E chi ti ha dato questa autorità?”. Gesù rispose loro: “Anch’io vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, anch’io vi dirò con quale autorità faccio questo. Il battesimo di Giovanni da dove veniva? Dal cielo o dagli uomini?”. Essi discutevano fra loro dicendo: “Se diciamo: “Dal cielo”, ci risponderà: “Perché allora non gli avete creduto?”. Se diciamo: “Dagli uomini”, abbiamo paura della folla, perché tutti considerano Giovanni un profeta”. Rispondendo a Gesù dissero: “Non lo sappiamo”. Allora anch’egli disse loro: “Neanch’io vi dico con quale autorità faccio queste cose”.

COMMENTO

C’è sempre qualcuno che pensa di poter decidere per gli altri anche in campo di fede: tu puoi fare questo, tu non puoi fare quest’altro; essendo uomini è inevitabile che qualcuno tenga le redini affinché non si vada fuoristrada. E quindi alcuni uomini vengono proprio designati in questo ruolo di responsabilità, ma quanto è difficile il ruolo di colui che deve tenere ordine, di colui che deve discernere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato.

È facile per chi si sente dire che sta sbagliando irrigidirsi, arrabbiarsi, decidere di abbandonare… ma quanto è difficile per chi deve correggere riconoscere l’errore, intervenire senza offendere, aiutare il fratello a ritornare nella via giusta; e quanto è difficile distinguere i suggerimenti dello Spirito dalle fantasie degli uomini.

Preghiamo quest’oggi per tutti coloro che sono stati designati in ruoli di responsabilità; abbiano la capacità di discernere propria di coloro che si nutrono dello spirito di Dio.

Domenica 15 dicembre 2024

15 dicembre 2024 | 3^ Domenica di Avvento – anno C |

Che cosa ci possiamo fare?

Che cosa dobbiamo fare?

È questa la domanda che ritorna in questa 3 domenica di avvento, domenica “gaudete”, domenica della gioia.

La domanda del vangelo non riguarda gli altri ma riguarda noi, riguarda me. Che cosa devo fere per seguirti? Che cosa devo fare per essere un tuo buon discepolo? Che cosa devo fare per potermi dire di essere un buon cristiano?

Gesù non risponde “prega” e neppure “vai a messa”. Gesù risponde ai pubblicani di essere rispettosi della legge e ai soldati di rispettare gli altri e le loro proprietà. È interessante che Gesù non ci chiede di abbandonare ciò che siamo ma ci chiede di esserlo in modo corretto e rispettoso della gente. Gesù è quindi il primo a non farci violenza ma a esaltare il meglio di ciò che siamo.

Io penso che questa sia una notizia più che meravigliosa.

C’è poi un altro aspetto dell’uomo di fede che mi pare possa essere letto dalle prime due letture: è la serenità e la pace.

In altre parole, mi pare che il profeta Sofonia e l’apostolo Paolo ci dicano che chiunque incontra il Signore non può che vivere serenamente, perché sa che non trascorre le sue giornate in solitudine, né quelle che passano via tranquille né quelle in cui viviamo i tormenti dell’esistenza. Il Signore è lì accanto a noi, sempre e condivide ogni nostra gioia e ogni nostra fatica, e non lo fa perché è uno che si immischia negli affari degli altri, ma perché è uno che si prende a cuore le persone a cui vuole bene e si preoccupa per ciascuna di loro.

Penso sia questo il significato del Natale a cui ci stiamo preparando: riconoscere la presenza di Gesù nella nostra vita; scoprire che possiamo “non angustiarci” dei pesi della vita perché non siamo soli a portarli; scoprire che possiamo “non temere più alcuna sventura” perché Lui le affronterà assieme a noi.

Cantiamo ed esultiamo” anche noi assieme a Isaia:

“Dio è la mia salvezza;
io avrò fiducia, non avrò timore,
perché mia forza e mio canto è il Signore;
egli è stato la mia salvezza”.

Il profeta è arrivato a pregare con queste parole certamente dopo un cammino di fede non semplice, ma ha avuto il coraggio di intraprenderlo; quanto è difficile per noi oggi riporre tutta questa fiducia in Dio; facciamo fatica a riconoscerne l’esistenza, figuriamoci metterci nelle sue mani!

Eppure, oggi siamo qui Signore,
ci stiamo preparando al tuo Natale,
ci stiamo tentando, perlomeno.

È faticoso il cammino della vita
ma nonostante questo
cerchiamo di portarlo avanti al meglio,
il più delle volte
confidando solo nelle nostre forze,
anche se in fondo al nostro cuore
sappiamo che tu ci sei.
È per questa flebile fede
che oggi siamo qui e ci rivolgiamo a te:
aiutaci a riconoscere la tua presenza
nelle nostre giornate
affinché possiamo viverle
nella serenità e nella pace.
Amen