22 settembre 2024 | XXV Domenica del Tempo Ordinario – anno B |
“Chi è Dio?” o “con quale immagine posso rappresentare Dio?”
Mi pare che possano essere queste le domande a cui risponde il Vangelo di questa 25 domenica del Tempo Ordinario, Pasqua della settimana.
Ma facciamo un passo indietro.
Gesù ha appena rivelato ai suoi discepoli la necessità di dover essere consegnato nelle mani degli uomini per essere ucciso per poi risorgere.
I discepoli non capiscono … ma del resto neppure noi lo capiamo, nonostante conosciamo l’intera storia. Come è possibile che il Messia possa finire la sua storia senza un grande segno per la liberazione del suo popolo? Come è possibile che la sua grandezza non sia manifestata platealmente cacciando l’invasore romano?
Ecco perché i discepoli discutevano chi di loro fosse il più grande; di fatto si chiedevano chi di loro poteva essere al fianco del Maestro nel momento della gloria, quando si sarebbe seduto sul seggio di comando. È un po’ quello che facciamo noi quando pensiamo alla Chiesa come ad una azienda fatta di posti di comando. Il Papa è il padrone della multinazionale, i Vescovi sono i capi delle sedi locali, i parroci sono i capi reparto e i fedeli sono la manodopera!
Vi svelo un segreto … le cose non stanno proprio così!
“Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato”.
Che cosa significa accogliere un bambino?
Siete voi mamme e papà ad insegnarmelo!
Quando si attende un bambino iniziano tutta una serie di preparativi: la cameretta, il passeggino, la culla, … se poi è il primo bambino ci si comincia ad informare su come fare, cosa fare, quando fare … e poi i pannolini, le pappe, il pianto … insomma l’accoglienza di un bambino rivoluziona la vita di mamma e papà!
Quando poi il bambino nasce inizia tutta una serie di fatiche per i genitori che viene proprio da chiedersi: ma come si fa a sopravvivere? Le notti insonni, i capricci, i primi malanni … il ritmo della vita completamente cambiato … e tutti gli altri impegni che devono continuare …
Non è questo un sacrificio? Eppure, mamma e papà lo compiono, magari lamentandosi un po’ al momento ma poi vengono gratificati dalla gioia di vedere i figli crescere. Questo non è un sacrificio fatto per Amore? Questo non significa farsi servo, cioè dimenticare le proprie esigenze per accogliere un bambino che ha bisogno del tuo amore e quindi del tuo tempo e della tua persona per vivere?
Questo è Dio che si prende cura in tutto e per tutto di ciascuno di noi come un papà e una mamma si prendono cura dei propri figli.
Quanti capricci e quanto dolore deve sopportare Dio per Amare tutti e ciascuno i propri figli.
Questo è ciò che la Chiesa, ciascuno di noi, è chiamata a testimoniare con la propria vita, con le proprie scelte, con la propria presenza nel mondo. Guardiamo il Crocefisso e chiediamo a Lui il coraggio di abbandonare la logica del potere per abbracciare la logica dell’Amore. Amen.