LUNEDÌ 18 NOVEMBRE
Dal Vangelo di Luca (17,1-6)
35Mentre si avvicinava a Gerico, un cieco era seduto lungo la strada a mendicare. 36Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. 37Gli annunciarono: “Passa Gesù, il Nazareno!”. 38Allora gridò dicendo: “Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!”. 39Quelli che camminavano avanti lo rimproveravano perché tacesse; ma egli gridava ancora più forte: “Figlio di Davide, abbi pietà di me!”. 40Gesù allora si fermò e ordinò che lo conducessero da lui. Quando fu vicino, gli domandò: 41“Che cosa vuoi che io faccia per te?”. Egli rispose: “Signore, che io veda di nuovo!”. 42E Gesù gli disse: “Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato”. 43Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo glorificando Dio. E tutto il popolo, vedendo, diede lode a Dio.
COMMENTO
La cecità è il problema dell’uomo. Dell’uomo di ieri come dell’uomo di oggi. La cecità è il nostro problema. È difficile scorgere la presenza di Dio nella storia. Abbiamo bisogno di qualcuno che ce la indichi. Come riconoscerlo questo Gesù che cammina accanto a noi? La Chiesa ha il compito di farsi testimone di questa presenza. E noi che siamo la Chiesa abbiamo questo compito, ma a volte ci capita di non accorgerci della nostra cecità e così diventiamo guide cieche.
L’evangelista Luca oggi ci insegna che il primo passo per essere cristiani, cioè seguaci di Gesù, è quello di accorgerci di avere noi stessi bisogno di testimoni che ci indicano il maestro.
Il secondo passo poi è prendere consapevolezza che noi siamo i primi malati da guarire. Terzo passo è desiderare la guarigione e quindi implorare la Misericordia di Dio.
Quarto passo è accogliere questa Misericordia e quindi fare l’esperienza di essere qui e ora dei salvati.
Solo a questo punto possiamo permetterci di seguirlo in autonomia divenendo così testimoni della sua presenza.