
16 febbraio 2025 | 6^ Domenica del Tempo Ordinario – anno C |
Che cosa è la felicità?
Ger 17,5-8 | Sal 1 | 1Cor 15,12.16-20 | Lc 6,17.20-26
Ogni uomo è in cerca della propria felicità.
È questa la convinzione che la liturgia di questa VI Domenica del Tempo Ordinario, Pasqua della settimana, ci consegna per la riflessione.
Ma che cosa è la felicità?
Noi viviamo in una società tutto sommato benestante, anche se ci lamentiamo sempre della situazione in cui siamo. Se guadiamo le nostre giornate ci accorgiamo che abbiamo tutto e anche molto di più di ciò che ci serve: abbiamo un tetto sotto il quale ripararci, abbiamo cibo abbondante con cui saziare i nostri appetiti, abbiamo vestiti con cui coprirci, abbiamo la salute o comunque abbiamo la possibilità di curarla, abbiamo persone che ci vogliono bene … eppure non siamo felici, sentiamo sempre la mancanza di qualcosa che non siamo in grado di definire, abbiamo infatti la percezione di un vuoto da riempire in qualche modo ma non sappiamo come. Ecco che allora corriamo ai ripari con dei tentativi via via sempre più azzardati per sanare questo vuoto che ci abita: ricorriamo a spese sempre più sfrenate, ci abbuffiamo di cibo, cerchiamo di sanare i nostri appetiti più intimi concedendoci a tutto ciò che pare offrirci un po’ di godimento (dall’alcool al fumo, dalla sessualità al gioco d’azzardo). E nonostante tutto questo continuiamo a fare esperienza di vuoto. Non riusciamo ad apprezzare la vita, né la nostra né quella degli altri, non diamo il giusto valore alle cose, non apprezziamo il tempo che abbiamo a disposizione …
L’evangelista Luca è molto drastico: l’uomo può essere beato, e quindi felice, solo quando ha il coraggio di svuotarsi completamente. È così che i poveri sanno apprezzare in ogni istante della loro vita ogni cosa che viene loro offerta; è così che chi ha davvero fame apprezza un piccolo pezzo di pane; è così che colui che vive nel pianto sa apprezzare ogni gesto di vicinanza e di calore. Tutti costoro hanno lo sguardo pulito per poter riconoscere la vicinanza di Dio ai loro patimenti. Al contrario, coloro che si illudono di trovare la felicità in ciò che hanno non saranno mai soddisfatti e continueranno ad accumulare cose o esperienze e a disperarsi per non aver mai saziato il loro desiderio; su costoro si alza il lamento di Dio.
Non si tratta di un grido di vendetta o di condanna bensì del compianto di Colui che desidera il maggior bene per ciascun uomo e vede l’ottusità di questi sguardi offuscati dall’ingordigia e dall’ego.
Sì, cari amici, Dio piange accanto a ciascuno di noi che non riusciamo a riconoscere i segni del suo amore in tutto ciò che ci sostenta, che siano beni primari o relazioni vere di amore. Per ogni singolo pezzo di pane dovremmo ringraziare la Sua misericordia, per ogni singolo bicchiere d’acqua dovremmo ringraziare la Sua misericordia, per ciascun saluto o per ciascuna pacca sulla spalla dovremmo ringraziare la Sua misericordia. Tutto questo, infatti, è già la presenza del Regno dei cieli; se fossimo in grado di riconoscerlo le nostre vite sarebbero già beate perché riuscirebbero a godere della Sua presenza.
Signore Dio, creatore del cielo e della terra e di tutto quanto contiene, ogni giorno doni a ciascuno di noi il necessario per il nostro sostentamento e noi lo riconosciamo con fatica. Ogni giorno noi cerchiamo di sanare il vuoto che ci abita e non ci rendiamo conto che solo tu puoi riempirlo. Aiutaci a svuotarci delle tante cose che occupano inutilmente le nostre esistenze per lasciare spazio a te che, solo, dai senso a tutto ciò che esiste; soltanto allora potremmo dire di aver raggiunto la felicità tanto desiderata. Amen.