Non ti importa che siamo perduti?

III settimana del Tempo Ordinario – I

SABATO 01 FEBBRAIO

Dal Vangelo di Marco (4,35-41)

In quel medesimo giorno, venuta la sera, disse loro: “Passiamo all’altra riva”. E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui. Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: “Maestro, non t’importa che siamo perduti?”. Si destò, minacciò il vento e disse al mare: “Taci, calmati!”. Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: “Perché avete paura? Non avete ancora fede?”. E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: “Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?”.

COMMENTO

Gesù ha appena terminato una lunga catechesi alla folla e ai discepoli, possiamo immaginare che sia stanco, possiamo capire perché si è addormentato lungo il viaggio. Le cose però cambiano se diamo un’occhiata a quella che l’archeologia biblica ha riconosciuto come una barca di pescatori del tempo di Gesù. Una piccola barchetta su cui a malapena ci si poteva stare in piedi per raccogliere le reti, figuriamoci se Gesù poteva permettersi di mettersi comodo a dormire in fra le gambe di chi era indaffarato a governare la barca in mezzo ad una tempesta!

Le cose cambiano perché ci allargano il punto di vista; a chi di noi non è capitato di sentirsi completamente abbandonato da Dio in un momento di difficoltà; chi di noi, almeno una volta nella vita, non ha alzato gli occhi al cielo urlando contro Dio la domanda delle domande: Dio dove sei?

L’atteggiamento di Gesù ci spiazza, sembra quasi che aspetti la nostra richiesta per intervenire: se davvero conoscesse i bisogni dell’uomo, così come le scritture dicono, saprebbe che stiamo per affondare, perché non fa qualcosa? Lui è lì, mette a repentaglio la sua vita ponendola nelle nostre mani, lui ha la certezza che noi abbiamo le forze per affrontare le tempeste della vita e si permette di addormentarsi.

Come è possibile questo? Lui che tutto può, lui al quale anche il vento e il mare obbediscono, si mette nelle nostre mani!

La vita di Dio è nelle nostre mani, la sua presenza nel mondo dipende unicamente da ciascuno di noi. Lui può tutto ma senza di noi non può fare nulla. Tutto ciò è imbarazzante e allo stesso tempo stimolante! Siediti quest’oggi assieme a Gesù in questa barca che è la Chiesa, contempla la sua estrema fiducia nei tuoi confronti e prendi consapevolezza dei sentimenti che nascono in te.

Così è il regno di Dio

III settimana del Tempo Ordinario – I

VENEDÌ 31 GENNAIO

San Giovanni Bosco, presbitero

Dal Vangelo di Marco (4,26-34)

In quel tempo, Gesù diceva alla folla: “Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura”.

Diceva: “A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra”.

Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.

COMMENTO

Quando pensiamo a Dio pensiamo sempre in grande: pensiamo all’infinito, all’eterno, all’onnipotente … Gesù ci presenta oggi il regno di Dio e lo fa facendoci pensare ad una delle cose più piccole che possiamo vedere: un seme. Se ci pensiamo bene in un seme è racchiusa tutta l’energia dell’albero maturo, in quel seme possiamo già vedere i suoi frutti, in quel seme possiamo già sentire il profumo dei suoi fiori, eppure è un piccolo seme che ha bisogno di un terreno accogliente per poter esprimere tutta la sua potenzialità. Così è il regno di Dio. Che lo vogliamo o no il regno di Dio è, non c’è bisogno che nessuna creatura si impegni per realizzarlo, ciò che serve invece è accoglierlo, soltanto nell’accoglienza infatti potremo godere dei suoi frutti, del suo profumo, della sua ombra. Facciamo oggi l’esercizio di sederci semplicemente nel silenzio e accogliamo così il Regno di Dio che abita le nostre esistenze. Amen

La lampada … sul candelabro

III settimana del Tempo Ordinario – I

GIOVEDÌ 30 GENNAIO

Dal Vangelo di Marco (4,21-25)

In quel tempo, Gesù diceva alla folla: “Viene forse la lampada per essere messa sotto il moggio o sotto il letto? O non invece per essere messa sul candelabro? Non vi è infatti nulla di segreto che non debba essere manifestato e nulla di nascosto che non debba essere messo in luce. Se uno ha orecchi per ascoltare, ascolti!”.

Diceva loro: “Fate attenzione a quello che ascoltate. Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi; anzi, vi sarà dato di più. Perché a chi ha, sarà dato; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha”.

COMMENTO

Gesù, la luce vera è venuta nel mondo per dare luce al mondo. Noi che lo abbiamo conosciuto, noi che ci chiamiamo suoi seguaci, noi che ascoltiamo i suoi insegnamenti abbiamo il dovere di far risplendere questa luce tra le tenebre del mondo. Ma lo facciamo davvero?

La luce illumina e porta vita, quando noi offriamo Gesù Cristo al mondo siamo generatori di fede, di speranza e di carità?

Dobbiamo fare attenzione a quello che ascoltiamo, quelle parole illuminano la nostra vita, la trasfigurano. Quando abbiamo accolto la Parola e abbiamo il coraggio di dichiararci “cristiani” tutto di noi è pubblico, non c’è nulla che possiamo tenere per noi, ogni nostra azione, ogni nostra scelta, ogni nostra parola e ogni nostro pensiero sarà per chi ci incontra riflesso della Luce creatrice. Essere cristiani è una scelta di vita che ti mette necessariamente in prima linea: non si può essere cristiani part time. Preghiamo quest’oggi perché ogni uomo e ogni donna che hanno accolto nella propria vita la vera Luce che è Cristo siano riflesso autentico: le loro esistenze siano trasfigurazione dell’Amore del Padre per ogni creatura. Amen

Il seminatore uscì a seminare

III settimana del Tempo Ordinario – I

MERCOLEDÌ 29 GENNAIO | Il seminatore usci a seminare

Dal Vangelo di Marco (4,1-20)

Cominciò di nuovo a insegnare lungo il mare. Si riunì attorno a lui una folla enorme, tanto che egli, salito su una barca, si mise a sedere stando in mare, mentre tutta la folla era a terra lungo la riva. Insegnava loro molte cose con parabole e diceva loro nel suo insegnamento: “Ascoltate. Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; e subito germogliò perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde tra i rovi, e i rovi crebbero, la soffocarono e non diede frutto. Altre parti caddero sul terreno buono e diedero frutto: spuntarono, crebbero e resero il trenta, il sessanta, il cento per uno”. E diceva: “Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!”.

Quando poi furono da soli, quelli che erano intorno a lui insieme ai Dodici lo interrogavano sulle parabole. Ed egli diceva loro: “A voi è stato dato il mistero del regno di Dio; per quelli che sono fuori invece tutto avviene in parabole, affinché guardino, sì, ma non vedano, ascoltino, sì, ma non comprendano, perché non si convertano e venga loro perdonato”.

E disse loro: “Non capite questa parabola, e come potrete comprendere tutte le parabole? Il seminatore semina la Parola. Quelli lungo la strada sono coloro nei quali viene seminata la Parola, ma, quando l’ascoltano, subito viene Satana e porta via la Parola seminata in loro. Quelli seminati sul terreno sassoso sono coloro che, quando ascoltano la Parola, subito l’accolgono con gioia, ma non hanno radice in se stessi, sono incostanti e quindi, al sopraggiungere di qualche tribolazione o persecuzione a causa della Parola, subito vengono meno. Altri sono quelli seminati tra i rovi: questi sono coloro che hanno ascoltato la Parola, ma sopraggiungono le preoccupazioni del mondo e la seduzione della ricchezza e tutte le altre passioni, soffocano la Parola e questa rimane senza frutto. Altri ancora sono quelli seminati sul terreno buono: sono coloro che ascoltano la Parola, l’accolgono e portano frutto: il trenta, il sessanta, il cento per uno”.

COMMENTO

Gesù prosegue il suo cammino e con esso il suo insegnamento. La sua Parola diviene immagine con l’aiuto delle parabole, uno stile letterario che attinge dal quotidiano degli uditori affinché questi possano comprendere con facilità gli insegnamenti. L’ambiente in cui Gesù si trova è contadino, si semina nei campi per poter mangiare e chiunque conosce la fatica del raccolto e l’importanza di non sprecare i preziosi semi. Gesù parla di un seminatore sprecone che semina ovunque, anche dove ha la certezza che non crescerà nulla, questo crea scalpore e curiosità nei suoi uditori.

Spiegando poi ai suoi discepoli più stretti la parabola, Gesù dice chiaramente che il seminatore è Dio che semina la Parola nel mondo.

Verrebbe facile cercare di riconoscersi nel terreno buono, cioè tra coloro che ascoltano la parola, la accolgono e portano frutto. Proseguendo nel ragionamento, in questo modo, viene spontaneo puntare il dito contro tutti gli altri che non sono in grado di accogliere pienamente il prezioso seme della Parola.

Dobbiamo però essere sinceri fino in fondo; ciascuno di noi appartiene a tutti e quattro i terreni: ci sono momenti nella nostra vita in cui ci lasciamo rubare la Parola da satana, momenti in cui sembra che stiamo facendo tutto noi ma poi basta un niente per farci crollare di nuovo nelle brame del male, momenti in cui siamo così occupati nelle faccende del mondo che ci dimentichiamo di Dio e finalmente possiamo riconoscere di avere anche momenti in cui siamo disposti ad accogliere pienamente la Parola.

È consolante vedere che Dio non è prevenuto nell’offrirci sempre e comunque la possibilità di lasciarci raggiungere dalla sua Parola. Lui, infatti, parla a noi sempre e in tanti modi, la Scrittura, il creato, gli eventi, gli incontri, ma noi non sempre siamo capaci di ascoltarlo. Preghiamo per ciascuno di noi affinché ogni seme di Parola che ci raggiunge possa trovarci disposti ad accoglierlo pienamente perché solo così il bene potrà manifestarsi nel mondo oltre ogni nostra aspettativa.

Ecco mia madre e i miei fratelli!

III settimana del Tempo Ordinario – I

MAERTEDÌ 28 GENNAIO

Dal Vangelo di Marco (3,31-35)

Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo. Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: “Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano”. Ma egli rispose loro: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?”. Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: “Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre”.

COMMENTO

Alcuni parenti di Gesù, tra cui sua mamma, sentono parlare di lui, vengono a sapere che si è messo a fare il rabbino senza esserlo, addirittura hanno saputo che alcuni maestri di Gerusalemme lo stanno accusando di essere un indemoniato. Decidono così di andare a prenderlo, forse perché non vogliono che il nome della famiglia sia macchiato o forse perché si vergognano. La reazione di Gesù è molto forte, sembra quasi non volerli riconoscere, sembra quasi che li voglia cacciare. Verrebbe quasi da dirgli: ma Gesù, stai parlando di tua mamma, di colei che ti ha spinto a fare il primo grande segno a Cana.

“Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?”Mia madre è colei che mi ha generato; i miei fratelli sono coloro che assieme a me erediteranno il regno del Padre. Gesù si guarda attorno e indica come madre e come fratelli coloro che stanno ascoltando la sua parola ma questo non basta, Gesù aggiunge “chi fa la volontà di Dio, costui è per me fratello, sorella e madre”. Non basta ascoltare la Parola è necessario praticarla ogni giorno, in mezzo alle fatiche, alle incomprensioni, ai rischi. Soltanto nel metter in pratica il Verbo possiamo divenire generatori di Cristo, soltanto vivendo la Parola possiamo ereditare già qui ed ora l’eternità beata del Regno.

Se un regno è diviso in se stesso …

III settimana del Tempo Ordinario – I

LUNEDÌ 27 GENNAIO

Dal Vangelo di Marco (3,22-30)

In quel tempo, gli scribi, che erano scesi da Gerusalemme, dicevano: “Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del capo dei demòni”. Ma egli li chiamò e con parabole diceva loro: “Come può Satana scacciare Satana? Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non potrà restare in piedi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non potrà restare in piedi. Anche Satana, se si ribella contro se stesso ed è diviso, non può restare in piedi, ma è finito. Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima non lo lega. Soltanto allora potrà saccheggiargli la casa. In verità io vi dico: tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna”. Poiché dicevano: “È posseduto da uno spirito impuro”.

COMMENTO

Gesù cerca una vicinanza con tutti, anche con coloro che cercano di accusarlo; questo è il metodo di Dio perché il suo desiderio è quello di entrare nel cuore di ogni uomo, anche di colui che cerca in ogni modo di fargli del male. È per questo che il vangelo di oggi ci mostra un Gesù intento nel far vedere ai grandi maestri il loro palese errore, quella contraddizione che si nasconde dietro i loro contorti pensieri, ma purtroppo non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire. È questo il peccato contro lo Spirito Santo: anche difronte alla luce della sua presenza l’uomo si rifiuta di riconoscerla.

Ahimè questo male sembra essersi radicato e perfezionato nel tempo: anche oggi tanti uomini (sia dentro che fuori la Chiesa) rifiutano il vero volto di Dio per i più svariati motivi: a volte perché troppo buono a volte perché troppo cattivo, a volte perché troppo protagonista a volte perché troppo nascosto; a volte perché troppo invadente a volte perché troppo assente … in qualsiasi modo Dio si rende presente nella nostra storia ci è spesso più facile rinnegarlo. Gesù ci offre il dialogo come strumento di vicinanza, come luogo in cui approfondire la sua conoscenza, come opportunità per incontrare il suo volto misericordioso. Troviamo oggi del tempo per fermarci e disporci all’ascolto della sua Parola.

Una Parola di speranza

26 gennaio 2025 | 3^ Domenica del Tempo Ordinario – anno C |

Un Parola di speranza

In questa 3 domenica del Tempo Ordinario, Pasqua della settimana, celebriamo la VI Domenica della Parola di Dio.

Penso che il porre al centro della nostra riflessione il tema dell’ascolto della Parola ci deve riportare all’essenziale del nostro rapporto con Dio: l’ascolto.

Quando a Gesù venne chiesto “quale è il più grande comandamento”, egli rispose citando le sacre scritture: “Il primo è Ascolta Israele …”.

L’ascolto è il punto di partenza di una sana relazione che nel tempo può trasformarsi in amicizia e quindi in Amore. Questo è il percorso che Dio sogna per ciascuno di noi, suoi figli.

Quando pensiamo alla fede ci viene facile pensare al che cosa fare; la giornata di oggi invece ci aiuta a ripensare il nostro essere credenti come ad una relazione; Dio, infatti, si pone a me come un Tu desideroso di incontrarmi, di conoscermi e di amarmi.

Si dice che la Bibbia sia il libro più venduto e maggiormente tradotto, il che è vero, ma quanti di questi libri venduti sono stati letti? Non basta avere in casa un libro, ma neppure un’enciclopedia di medicina per essere dei bravi medici, è necessario leggerli, studiarli, innamorarsi della disciplina. Così è per il nostro rapporto con Dio, non basta avere una Bibbia in casa, e neppure aver frequentato qualche incontro di catechismo per dire di avere un rapporto con Dio (tradotto: di essere credenti), è necessario leggere in continuazione il testo, lasciarsi interpellare da esso, innamorarsi di Colui che mi parla attraverso quella Parola.

È ciò che è accaduto a Luca, l’evangelista. Ha ascoltato la predicazione di Paolo, ha cercato e approfondito il “tema” Gesù di cui ha sentito parlare ed ha scoperto un tu desideroso di amarlo.

Che bello sarebbe se ogni volta che leggessimo qualche brano della Sacra scrittura la nostra reazione fosse come quella del popolo di Israele al tempo di Neemia: entusiasmo, commozione, desiderio di saperne di più.

Purtroppo, mi accorgo sempre più che i cristiani, anche quelli che ogni domenica vanno a messa, non si pongono in ascolto della Parola. Potremmo fare un test: mentre uscite da messa provate a chiedervi l’un l’altro anche solo quale vangelo è stato letto! Forse potrete dirmi quanto è stata lunga la predica, forse potrete dirmi se il celebrante ha fatto dei gesti particolari, forse potrete dirmi quale canzone vi è piaciuta di più, ma la cosa più importante è cosa vi ha detto Dio attraverso la sua Parola!

Facciamo anche attenzione alle emozioni che si muovono dentro di noi perché magari restiamo a bocca aperta in attesa di quanto Dio vuole dirci, siamo desiderosi di ascoltarlo, proprio come i nazaretani, ma poi, dopo aver ascoltato le sue parole … non ve lo dico, a casa andate voi a vedere quale è la reazione dei compaesani di Gesù, la potete trovare nel vangelo di Luca, al capitolo 4.

La Parola di Dio infonde speranza nel cuore del credente perché è Parola viva, trasmette il calore di un Tu che si relaziona con l’uomo, non ci troviamo infatti di fronte alla fredda pagina di una saga ma a calde pagine scritte dall’Amato alla sua amata, da Dio alla sua Chiesa, dal Creatore alla sua creatura.

Facciamo l’esercizio di leggere e rileggere la Parola, non come modo per imparare qualcosa ma come opportunità di incontrare qualcuno di importante per nostra vita. Amen.

Chi sei o Signore?

II settimana del Tempo Ordinario – I

SABATO 25 GENNAIO

Festa – Conversione di San Paolo, apostolo

Dagli Atti degli Apostoli (9,1-19)

Saulo, spirando ancora minacce e stragi contro i discepoli del Signore, si presentò al sommo sacerdote e gli chiese lettere per le sinagoghe di Damasco, al fine di essere autorizzato a condurre in catene a Gerusalemme tutti quelli che avesse trovato, uomini e donne, appartenenti a questa Via. E avvenne che, mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damasco, all’improvviso lo avvolse una luce dal cielo e, cadendo a terra, udì una voce che gli diceva: “Saulo, Saulo, perché mi perséguiti?”. Rispose: “Chi sei, o Signore?”. Ed egli: “Io sono Gesù, che tu perséguiti! Ma tu àlzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare”. Gli uomini che facevano il cammino con lui si erano fermati ammutoliti, sentendo la voce, ma non vedendo nessuno. Saulo allora si alzò da terra ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla. Così, guidandolo per mano, lo condussero a Damasco. Per tre giorni rimase cieco e non prese né cibo né bevanda.

C’era a Damasco un discepolo di nome Anania. Il Signore in una visione gli disse: “Anania!”. Rispose: “Eccomi, Signore!”. E il Signore a lui: “Su, va’ nella strada chiamata Diritta e cerca nella casa di Giuda un tale che ha nome Saulo, di Tarso; ecco, sta pregando e ha visto in visione un uomo, di nome Anania, venire a imporgli le mani perché recuperasse la vista”. Rispose Anania: “Signore, riguardo a quest’uomo ho udito da molti quanto male ha fatto ai tuoi fedeli a Gerusalemme. Inoltre, qui egli ha l’autorizzazione dei capi dei sacerdoti di arrestare tutti quelli che invocano il tuo nome”. Ma il Signore gli disse: “Va’, perché egli è lo strumento che ho scelto per me, affinché porti il mio nome dinanzi alle nazioni, ai re e ai figli d’Israele; e io gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome”. Allora Anania andò, entrò nella casa, gli impose le mani e disse: “Saulo, fratello, mi ha mandato a te il Signore, quel Gesù che ti è apparso sulla strada che percorrevi, perché tu riacquisti la vista e sia colmato di Spirito Santo”. E subito gli caddero dagli occhi come delle squame e recuperò la vista. Si alzò e venne battezzato, poi prese cibo e le forze gli ritornarono.

COMMENTO

Saulo è determinato, prosegue la sua corsa mantenendo alto il valore della sua missione e con la convinzione che nulla possa più ostacolarlo: possiede i documenti che lo autorizzano nella sua impresa e ha al suo fianco uomini valorosi su cui fare affidamento. Tuttavia, si verifica un imprevisto: Saulo non ha considerato tutte le eventualità. Credeva di dover affrontare un gruppo di pescatori e di donne, ma si trova invece a confrontarsi con una realtà differente, che fino ad allora non aveva mai conosciuto o aveva frainteso.

Dio stesso si mette di traverso sulla strada di Saulo e come un muro frena la sua corsa. La lotta di Saulo inizia così ma prosegue per tre giorni dentro di lui. Dio aiuta Saulo a scoprire sé stesso attraverso un processo di introspezione e in questa scoperta ritrova Dio stesso, sepolto sotto una coltre di documenti ufficiali e convinzioni personali che occupavano il suo cuore e la sua mente. La festa della conversione di San Paolo aiuta ciascuno di noi a riscoprirci ciechi per poter riscoprire il vero volto di Dio che abita i nostri cuori. La Parola oggi ci invita a svuotarci di ogni preconcetto su Dio per lasciarci abitare dalla sua reale presenza amorosa e gentile.

Chiamò a se quelli che voleva

II settimana del Tempo Ordinario – I

VENEDÌ 24 GENNAIO

San Francesco di Sales, vescovo e dottore della Chiesa

Dal Vangelo di Marco (3,13-19)

In quel tempo, Gesù salì poi sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici – che chiamò apostoli -, perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demòni. Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro, poi Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè “figli del tuono”; e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda Iscariota, il quale poi lo tradì.

COMMENTO

Ci sono i discepoli, quelli che sono incuriositi da questo strano personaggio, e poi di sono gli apostoli, coloro che Gesù stesso sceglie perché siano suoi amici.

Gesù chiede a ciascuno di noi di essere suo amico, ciascuno con le proprie caratteristiche e la propria storia, questo poco importa; Gesù ci chiede soprattutto di stare con Lui e, solo dopo essere stati con Lui e proprio perché siamo stati con Lui, ci manda nel mondo a raccontare la nostra esperienza di vita.

Gesù non cerca uomini o donne speciali, Gesù cerca amici disposti a trascorrere del tempo con Lui.

Noi ci chiamiamo cristiani, seguaci di Gesù, ma quando riusciremo a fare il salto di qualità diventando suoi amici, cioè trascorrendo le nostre giornate con Lui?

Quest’oggi facciamo l’esercizio di fermarci ad ascoltare Gesù che ci chiama per nome. Lui esprime la sua volontà di stare con te; e la tua volontà quale è?

Lo seguì molta folla

II settimana del Tempo Ordinario – I

GIOVEDÌ 23 GENNAIO

Dal Vangelo di Marco (3,7-12)

In quel tempo, Gesù, intanto, con i suoi discepoli si ritirò presso il mare e lo seguì molta folla dalla Galilea. Dalla Giudea e da Gerusalemme, dall’Idumea e da oltre il Giordano e dalle parti di Tiro e Sidone, una grande folla, sentendo quanto faceva, andò da lui. Allora egli disse ai suoi discepoli di tenergli pronta una barca, a causa della folla, perché non lo schiacciassero. Infatti aveva guarito molti, cosicché quanti avevano qualche male si gettavano su di lui per toccarlo. Gli spiriti impuri, quando lo vedevano, cadevano ai suoi piedi e gridavano: “Tu sei il Figlio di Dio!”. Ma egli imponeva loro severamente di non svelare chi egli fosse.

COMMENTO

Gesù viene in mezzo a noi e vuole e può guarirci. Tante folle vanno infatti da lui per essere guarite. Cercano di toccarlo, cercano di vederlo, di avvicinarsi il più possibile ma Gesù chiede di potersi allontanare. Chiede infatti una barca affinché possa scostarsi un po’ dalla riva. Certamente la motivazione pratica di non essere schiacciato, sommerso dalla folla è importante ma viene da chiedergli: Gesù come fai a guarire gli infermi, a toccare le loro ferite, a prendere quelle mani desiderose di essere risollevate?

Questo è ciò che cerchiamo noi che teniamo sott’occhio l’esteriorità del nostro corpo fatto di carne ma la guarigione a cui mira Gesù desidera andare molto più in profondità. Gesù desidera entrare nei nostri cuori, plasmarli e irrorarli con il suo Amore; per fare questo è necessario che si scosti da terra perché la sua Parola possa raggiungere ogni uomo e ogni donna della terra. Quest’oggi lasciamoci attrarre dalla forza d’Amore che arriva a noi attraverso la Parola del Vangelo, troviamo il tempo per leggere e rileggere questo testo e facciamo l’esercizio di provare a stare lì, in mezzo a quella folla di bisognosi che desiderano essere guariti da Gesù.