01-01-2024 | Maria SS. Madre di Dio

Uno sguardo diverso

Giovanni nelle sue lettere dice che “Dio è Amore”; la liturgia oggi ci fa celebrare “Maria SS. Madre di Dio”; con una semplice trasposizione possiamo dire che “Maria è Madre dell’Amore”.

Iniziamo l’anno, come ogni anno, nel segno della positività. In Maria siamo chiamati a divenire portatori dell’Amore.

Qualcuno nei giorni scorsi mi ha detto che stiamo vivendo il periodo più bello della storia dell’umanità, quello con meno violenza e quello in cui le persone stanno davvero bene.

Come è possibile? Più della metà del mondo vive guerre e guerriglie, ogni settimana si parla di omicidi, di persone che vivono nella fame, di gente che scappa dalla propria terra per cercare una terra migliore … come può essere il periodo migliore della storia?

Certamente noi non possiamo immaginare come si viveva nel medioevo, già parlare di come si viveva anche solo qualche decennio fa quando non c’erano i cellulari sembra di parlare di preistoria figuriamoci tutto il resto.

Forse è proprio in questo presente che noi siamo invitati a generare l’Amore come Maria. Cioè a guardare questa storia, la nostra storia, con lenti diverse. I media ci costringono ad indossare le lenti oscure di chi vede solo violenza, dolore e crudeltà; la fede ci invita ad indossare le lenti dell’Amore, lenti che non nascondono la cruda realtà del mondo violento ma ci aiutano ad allargare lo sguardo ed a scorgere tutta la luce che c’è attorno.

Penso che questo significhi generare l’Amore oggi nel mondo. Questo sguardo altro sulla storia che stiamo vivendo è uno sguardo che offre speranza e nella speranza possiamo trovare il coraggio di guardare al domani con positività. È questo l’atteggiamento con cui siamo chiamati oggi a guardare il tempo che abbiamo davanti.

Maria Madre di Dio aiuti ciascuno di noi a non rinchiudersi nel proprio guscio grattandosi ferite che possono essere meglio curate allargando gli orizzonti del nostro sguardo per scorgere le meraviglie che Dio continua a compiere attorno a noi ed in noi.

Che questo nuovo anno appena iniziato sia per ciascuno e per tutti un anno per glorificare, lodare e contemplare la presenza di Dio nella storia dell’umanità. Amen.

31-12-23 | S. Famiglia di Nazaret

Famiglia – Comunità – Società

In questa domenica dopo Natale la liturgia ci offre la possibilità di riflettere sulla famiglia mettendoci di fronte la Sacra famiglia di Nazareth.

Gesù, Maria e Giuseppe divengono modello per le famiglie di tutti i tempi. Una famiglia accogliente, fiduciosa e legata alle tradizioni del suo popolo, della sua terra.

Maria e Giuseppe come ogni genitore hanno riconosciuto la preziosità di questo bambino inaspettato; hanno visto in questo bimbo il dono prezioso di un Dio che opera silenziosamente nelle nostre strane storie.

Maria e Giuseppe hanno sentito il bisogno di ringraziare Colui che ha concesso loro il dono più grande della loro esistenza e lo hanno fatto così come nelle loro famiglie hanno imparato. Chissà quante volte avranno accompagnato qualche parente al tempio per la nascita di qualcuno. Questa volta tocca proprio a loro e … succede qualcosa di inaspettato. In realtà di normale nella loro storia finora non c’è stato nulla, però tutto riguardava il loro intimo, ora però il loro segreto è svelato. Le parole di Simeone rompono la loro intimità e la aprono verso un futuro ancora più inaspettato.

È in questo momento che forse hanno la percezione che quel bambino non è solo loro ma fa parte di una famiglia più allargata. Ogni nostro figlio è figlio della comunità in cui viviamo: si inserisce nel nostro ceppo genealogico ma si innesta nella tradizione della terra in cui viviamo. Volenti o nolenti i nostri figli saranno cresciuti da noi e da tutte le persone che direttamente o indirettamente avranno a che fare con loro.

Forse in questo giorno dedicato alla famiglia dobbiamo un po’ riflettere anche su quella famiglia un po’ più allargata che è la comunità cristiana ma anche la società civile italiana nelle quali viviamo.

La famiglia è il luogo in cui cresciamo e veniamo educati, un luogo fatto di persone e relazioni, e quindi di amore e odio. Non possiamo far finta che attorno al nostro piccolo nucleo famigliare non esista nulla, al contrario dobbiamo mettere in campo tutto quanto è a noi possibile affinché la comunità e la società nelle quali ci riconosciamo possano essere sempre più comunità e società educanti.

È facile guardare la comunità cristiana (che altro non è che la Chiesa) e additare il male o il marcio che vi ci si trova, più difficile è chiedersi come figlio cosa poter fare affinché questo male e questo marcio possano migliorare giorno dopo giorno. Lo stesso discorso lo dobbiamo fare come cittadini di questa amata e maltrattata Italia.

Facile guardare la Chiesa e lo stato come istituzioni dalle quali pretendere servizi; difficile è chiedersi come figli di queste famiglie cosa possiamo fare affinché tutti possano godere dell’amore necessario.

Che la S. Famiglia di Nazareth, modello di accoglienza, fiducia e rispetto delle tradizioni, possa aiutare ciascuno di noi a vivere nelle nostre famiglie, nella nostra Comunità e nella nostra società come figli amati e amanti. Amen.

Natale 2023

Non ci sono parole

Cari fratelli e sorelle nella fede,

In questo sacro giorno di Natale, ci riuniamo per celebrare la nascita di Gesù Cristo, la luce divina che ha illuminato il mondo con amore e speranza. In un momento in cui il buio sembra avvolgere la nostra esistenza, riflettiamo su come la nascita del Salvatore possa rischiarare le nostre vite.

Nel mistero della notte silenziosa, nelle semplici mura di una stalla, il Figlio di Dio è venuto tra noi. Questo bambino, avvolto in fasce e posto in una mangiatoia, è la manifestazione suprema dell’amore divino. La sua presenza tra noi è un invito a scoprire la gioia nella semplicità e la ricchezza nella umiltà.

In mezzo alle sfide quotidiane, Gesù ci offre la promessa di un amore eterno che supera ogni difficoltà. Il suo messaggio è chiaro: amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato. Natale è il tempo di condividere questo amore con coloro che ci circondano, di tendere la mano a chi è nel bisogno e di donare speranza a chi è smarrito.

La stella di Betlemme continua a brillare nei nostri cuori, guidandoci verso la via della pace e della fraternità. In questo periodo natalizio, riflettiamo su come possiamo essere portatori di luce in un mondo che spesso si trova nell’oscurità. Che il nostro amore si diffonda come la luce di una candela, illuminando le vite di coloro che attraversano tempi difficili.

Nel celebrare il Natale, siamo chiamati a riscoprire il vero significato della nostra esistenza: amare e servire gli altri come Cristo ci ha amato. Possiamo trovare la gioia autentica nell’umiltà e nell’accettazione del dono più grande che ci è stato fatto. Che il nostro cuore si apra a questo amore divino e che possiamo condividerlo con il mondo intero.

Cari amici, io sono senza parole. Ciò che finora avete sentito è stato scritto dall’Intelligenza Artificiale. Si, avete sentito bene, per curiosità ho chiesto al computer di scrivermi una bella omelia per il Natale e la sua risposta è ciò che avete sentito. Tutto ciò mi ha fatto molto riflettere. Parole belle, profonde, corrette … ma solo parole. Ebbene sono convinto che davanti al mistero del Natale non possiamo che restare a guardare. Di parole ne possiamo dire tante ma se non si incarnano in noi così come hanno fatto a Betlemme più di 2000 anni fa … restano solo belle parole e i fatti di cronaca lo testimoniano crudelmente!

Contempliamo nel silenzio il mistero quasi assurdo di un Dio che nasce bambino in una stalla poco distante da un villaggio di pastori, lasciamo che questo mistero possa prendere forma in noi. Solo così la Luce divina può illuminare le tenebre di questa umanità così ripiegata su se stessa da non accorgersi che Dio stesso sta tentando in tutti i modi di offrirci il suo Amore, l’unica via di uscita all’egoismo che ci abita. Buon Natale.

4 domenica di avvento – anno B

Il SI che cambia la storia

2Sam 7,1-5.8-12.14.16 ; Sal 88 ; Rm 16,25-27 ; Lc 1,26-38

Siamo all’ultima domenica e all’ultimo giorno di questo tempo di avvento brevissimo. Quest’oggi la Parola ci interpella così come ha interpellato la giovane ragazza di Nazareth.

Sei disposto ad aprire la porta della tua esistenza a Dio che ti chiede di farne parte?

Già perché noi pensiamo che Dio chieda sempre agli altri di far parte della loro vita, in realtà lo chiede agli uomini e alle donne di ogni luogo e di ogni tempo. In realtà lo chiede a me così come lo chiede a te.

È facile sentirsi chiedere dove è Dio in questo mondo pieno di violenza e di ingiustizia e spesso restiamo senza parole di fronte a questo interrogativo.

Un sì però può fare la differenza.

Quello di Maria ha fatto in modo che la nostra vita fosse illuminata dalla speciale luce di Gesù, il nostro sì può cambiare la vita a coloro che abiteranno il futuro di questa terra. Il credente vive questa speranza. Come ti immagini il futuro? Quale futuro pensi possano vivere i tuoi figli, i tuoi nipoti? Dipende dalla tua risposta alla chiamata di Dio.

Leggendo i Vangeli non può che trasparire che Dio si presenta nell’Amore degli uomini, questa la sola condizione. Dove gli uomini vivono l’Amore, Dio si fa presente e questa Presenza porta Amore nella storia.

Con i nostri gesti di accoglienza, di solidarietà, di vicinanza; con le nostre parole gentili, pazienti e misericordiose; con il nostro pensiero rivolto fuori da noi stessi, così Dio entra nella storia dell’umanità.

Oggi la Parola ci chiede se siamo disposti a vivere l’Amore così come Maria l’ha vissuto. Lei ha risposto con molta semplicità il suo sì, pur nel dubbio di non saper come muoversi e nella certezza che la strada più semplice poteva essere un’altra. Lei ha saputo mettersi nelle mani di Dio disponibile a compiere l’impossibile. Tu cosa rispondi?

2 domenica di Avvento

Convertiamoci e il sogno si realizzerà

In questa II domenica di avvento le letture ci invitano alla conversione.

Siamo noi il nuovo popolo che nel deserto ha bisogno di riconoscere la fedeltà di Dio.

Viviamo la nostra vita in un deserto di relazioni significative, agiamo nella società senza nessuna attenzione verso il prossimo, prendiamo decisioni come se dopo di noi non dovesse esserci più nessun uomo sulla terra. È in questo deserto che non ci preoccupiamo del futuro dell’umanità, o se lo facciamo pensiamo sempre che sia qualcun altro a doverci pensare prima di noi.

Lo squilibrio della distribuzione delle risorse alimentari; lo sfruttamento improprio delle materie prime; la mancanza di dialogo; l’inquinamento … tutto ciò porta alle guerre; alle malattie; ai disastri naturali. A tutto questo aggiungiamo il disinteresse per la cultura, per il senso civico, per il bene comune; la perdita del valore della vita; l’assenza di una morale; l’indifferenza dilagante. Questo è il deserto nel quale oggi viviamo e ci stiamo affossando.

In realtà vi confesso che non mi spaventa il fatto che questo deserto esiste, c’è sempre stato nella storia dell’uomo e sempre ci sarà. Probabilmente ci sono stati anche periodi peggiori. Ciò che mi spaventa è che i seguaci di Cristo ci vivano dentro indifferenti. Il Cristo nel vangelo ci parla di attenzione al fratello, alla creazione; ci insegna il rispetto dell’altro chiunque esso sia; ci parla di dialogo, di obbedienza, di umiltà e di sacrificio.

Ma noi Cristiani dove siamo in questo mondo?

Questa è la conversione a cui siamo tutti chiamati.

Noi che occupiamo i banchi delle chiese durante le feste comandate dovremmo avere come Giovanni il coraggio di urlare al mondo che le cose così non vanno. Dovremmo cibarci della Parola di Dio come Giovanni ed avere l’umiltà di dire che i primi a doverci convertire siamo noi, e con il nostro esempio offrire al mondo l’Amore di Dio per questa umanità, non un’altra. Non rifugiamoci col pensiero al “quando le cose andavano meglio” (probabilmente qui giorni non ci sono mai stati) ma illuminati dallo Spirito guardiamo al futuro con la certezza che le cose possono davvero andare meglio.

Offriamo ai nostri giovani non una vita semplice ma semplicemente una vita, da vivere con le sue fatiche, perché è proprio affrontando le sfide della storia che possiamo vivere l’Amore reciproco.

Sogno un mondo in cui i cristiani possano davvero essere luce e sale.

Sogno un mondo in cui non si viva come peso l’incontro con la parola nella catechesi, nella liturgia, nella lettura della Parola.

Sogno un mondo in cui i giovani possano davvero restare ammaliati da adulti innamorati di Dio.

Sogno un mondo in cui la Verità di Dio possa davvero essere verità per tutti i popoli.

Convertiamoci, convertiamoci al Vangelo. Solo nella Verità di Gesù, Cristo, Figlio di Dio i nostri sogni possono avverarsi e le nuove generazioni saranno rigenerate nell’Amore. Amen.

3 domenica di Avvento – anno B

Tu chi sei?

Is 61,1-2.10-11 ; Lc 1 ; 1Ts 5,16-24 ; Gv 1,6-8.19-28

Tu chi sei?

È la domanda che rimbalza nelle nostre orecchie in questa 3 domenica di Avvento.

Giovanni Battista è sottoposto ad un duro interrogatorio ma lui pare calmo e sereno. Lui sa bene chi è ma soprattutto sa bene chi non è. Giovanni non è “né il Cristo, né Elia, né il profeta”.

Tutto ciò solleva una riflessione nella mia testa. Quante volte anche noi siamo sotto processo, senza rendercene conto. Il mondo ci guarda, i riflettori dei media sono pronti a registrare, ma soprattutto i nostri ragazzi hanno gli sguardi puntati su di noi. Che cosa testimoniamo di Dio con la nostra vita? Quale fede traspare dai nostri gesti, dalle nostre parole, dalle nostre scelte?

Noi Cristiani siamo chiamati a essere testimoni di qualcuno che è gia in mezzo a noi ma che il mondo fatica a riconoscere.

Il metodo con cui Giovanni offre la sua testimonianza è molto interessante. Non dice io sono … anche perché nel linguaggio biblico l’Io-Sono è soltanto Dio così come si è rivelato a Mosè nel roveto ardente. Giovanni dice anzitutto chi lui non è. Cioè, Giovanni fa tutto ciò che gli è possibile per eliminare dal pensiero dei suoi ascoltatori l’idea che lui possa essere il Messia, il Dio tanto atteso. Soltanto quando ha chiarito questo può definirsi “voce”. Una voce è sempre collegata ad una parola altrimenti resta un suono senza senso. È come se Giovanni dicesse “io non sono nessuno, è solo la Parola, il Cristo, a dare senso ai suoni che escono dalla mia bocca”.

Anche qui mi sorge una riflessione. Noi cristiani spesso ci atteggiamo a salvatori del mondo. Noi siamo i più bravi, quelli che conoscono la verità, quelli che certamente hanno da insegnare al mondo come girare … noi cristiani dovremmo avere il coraggio di offrirci al mondo come Giovanni, non siamo nessuno, e se siamo qualcuno è solo perché il Cristo (la Parola) riempie di senso le nostre azioni, le nostre parole, i nostri pensieri.

La ricerca che in questa domenica ci viene chiesto di fare è la ricerca di noi stessi. Siamo invitati anzitutto a toglierci quelle maschere che oscurano la meraviglia che siamo; ritrovando noi stessi possiamo scoprire che siamo abitati da quel Cristo che ci ha creati e redenti. Colui che sta in mezzo a noi è il Cristo che ci abita e noi non lo conosciamo perché i nostri pensieri sono troppo occupati ad esaltare il nostro io da non accorgersi che senza il Cristo che vive in noi non siamo proprio nulla!

Tu, il Cristo vivente,
che abiti ogni uomo ed ogni donna del mondo;
che illumini ogni istante delle nostre giornate;
che dai senso alle nostre vane parole;
fa che ti scopriamo presente in noi,
fa che l’umanità possa godere della tua Presenza viva,
fa che, nell’umiltà, possiamo testimoniarti al mondo.
Amen.

1 Domenica di Avvento

Nella veglia … l’incontro

Iniziamo quest’oggi il nuovo anno pastorale. E come per ogni inizio, anche questo inizio porta con sé attese e speranze. Se la scorsa settimana siamo stati spronati a fare una revisione della nostra vita, quest’oggi ci viene chiesto di provare a stendere nero su bianco cosa ci attendiamo per il prossimo anno. Abbiamo forse scoperto di essere deboli su qualche fronte? Possiamo fare qualcosa per rafforzare questa debolezza? Ci prendiamo questo tempo di palestra spirituale per rafforzare questi muscoli. “Fate attenzione” ci dice il Vangelo quest’oggi. Ecco, fare attenzione significa proprio porre attenzioni laddove abbiamo bisogno di rinforzarci.

Ma il Vangelo ci dice anche “vegliate”. È in questa veglia che siamo chiamati ad esercitare le nostre capacità affinché quando “il padrone di casa ritornerà” non ci trovi afflosciati nell’ozio ma pronti a riconoscerlo e ad andargli incontro.

Mi piace usare questa immagine.

Immagina di sentire un amico che non vedi da parecchi anni, un amico con cui hai condiviso momenti significativi della tua giovinezza, uno di quegli amici che facilmente si identifica con il termine ‘migliore’. Ebbene vi accordate con questo amico per vedervi, a casa tua, per una cena. Pensate a cosa si muove in voi al solo pensiero. Al termine di quella telefonata iniziano a riaffiorare ricordi ed emozioni del passato. Pensando alla cena non puoi fare a meno di ricordare i piatti preferiti del tuo amico e magari di prepararne qualcuno. Ti viene voglia di sfogliare gli album delle fotografie (che all’epoca ancora si usavano) e magari di lasciarlo in bella vista per poterlo sfogliare con lui. E chissà, magari ti organizzi anche per trovare la canzone che cantavate insieme nelle serate di festa … tutti questi preparativi rendono l’attesa frizzante, operosa, emozionante, bella … quest’attesa è già l’incontro con quest’amico che suonerà il campanello della porta tra qualche giorno, lui è già qua e l’accoglienza è già iniziata.

Vegliate perché non sapete quando è il momento”.

Il problema è che l’incontro con Gesù noi non sappiamo quando sarà eppure la sorpresa è che ogni istante della nostra vita può divenire quel momento!

Iniziare oggi il cammino d’avvento significa iniziare a fare quella palestra dello spirito che ci può portare a vivere ogni istante della nostra vita come l’istante dell’incontro con l’Atteso.

Non fermiamoci alla semplicità delle statuine del presepio, che pur sono importanti segni che ci spronano alla riflessione. Troviamo momenti significativi nelle nostre giornate in cui fermarci e contemplare quel mistero, il mistero di un Dio che si fa come noi per farci come Lui. Amen