MARTEDÌ 12 NOVEMBRE | San Giosafat, vescovo e martire
Dal Vangelo di Luca (17,7-10)
Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stringiti le vesti ai fianchi e servimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”“.
COMMENTO
Viviamo in una società in cui se non produciamo un’utile siamo considerati zero. E questo ci porta a riempire le nostre agende all’inverosimile e con difficoltà riusciamo a ritagliarci dei tempi in cui goderci davvero la vita assaporando semplicemente ciò che siamo.
Gesù nel Vangelo di oggi ci invita a riconoscere che non siamo schiavi di nessuno e che colui che abbiamo sempre immaginato come un padrone cattivo, oggi si rivolge a noi come l’amico che mi ha invitato a casa per trascorrere un po’ di tempo in amicizia.
L’immagine di Dio padre, padrone e giudice spietato, ha come riflesso quella di noi come figli sottomessi in attesa di una condanna. È forse giunto il momento, di rivedere la nostra immagine di Dio e di conseguenza l’immagine di noi stessi. Siamo figli amati, amici, commensali. Ciò che dobbiamo fare facciamolo, non perché obbligati, giudicati e magari castigati, ma perché abbiamo a cuore le cose di casa nostra. E le cose di casa nostra sono l’amore per Dio e per i fratelli, perché il Regno del Padre è l’Amore.